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Ucraina: dopo la telefonata con Putin, Trump frena sul sostegno militare a Kiev

Nel corso dell’incontro bilaterale svoltosi venerdì 17 ottobre alla Casa Bianca con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il presidente statunitense Donald Trump ha fatto un ulteriore passo indietro rispetto alla possibilità di inviare a Kiev i missili a lungo raggio Tomahawk, al centro delle trattative delle ultime settimane. Sulla posizione di Trump potrebbe aver influito l’inaspettata telefonata [1] che ha avuto luogo lo scorso giovedì con il presidente russo Putin, nel corso della quale i due leader hanno parlato di un possibile incontro bilaterale che potrebbe aver luogo a Budapest nelle prossime due settimane. «I Tomahawk sono armi molto pericolose, molto potenti. Potrebbero implicare una escalation. I Tomahawk sono una questione importante, non vogliamo dare via cose di cui abbiamo bisogno per proteggere il nostro Paese», ha dichiarato Trump.

«Abbiamo bisogno dei Tomahawk e abbiamo bisogno di molte delle altre cose che negli ultimi quattro anni abbiamo mandato in Ucraina» ha detto [2] il presidente statunitense, nel corso dell’incontro con i giornalisti a margine del vertice con Zelensky. «Ora abbiamo una situazione diversa, li mandiamo all’Unione Europea e loro pagano (loro hanno un sacco di soldi), ma noi abbiamo bisogno dei Tomahawk e delle altre armi che stiamo mandando in Ucraina. Questa è esattamente un’altra delle ragioni per le quali vogliamo finire questa guerra, parliamo di un gran numero di armi molto potenti» ha sottolineato, augurandosi che la guerra possa finire «senza che abbiamo bisogno di pensare ai Tomahawk».

Rispondendo alle domande dei giornalisti, il presidente Zelensky ha suggerito un possibile scambio tra i droni militari prodotti in Ucraina, che Kiev produce in gran quantità, e i missili a lungo raggio, ma questo non sembra aver smosso le posizioni di Trump, nonostante abbia ammesso che gli USA «ne comprino molti dall’estero». L’incontro, definito [3] dal presidente statunitense «interessante» e «cordiale», non ha quindi raggiunto la conclusione sperata per Zelensky. In un post pubblicato successivamente sul proprio social Truth, Trump ha scritto che «è il momento di fermare le uccisioni e trovare un ACCORDO!», sottolineando come sia stato versato «abbastanza sangue» e come i confini delle due parti siano stati definiti «con guerre e viscere». «Dovrebbero fermarsi dove sono ora» ha detto Trump, «lasciare che entrambe dichiarino vittoria, che la Storia decida! Basta sparatorie, basta morti, basta con le immense e insostenibili somme di denaro spese. Questa è una guerra che non sarebbe mai cominciata se io fossi stato presidente. Migliaia di persone massacrate ogni settimana – BASTA, ANDATE A CASA IN PACE DALLE VOSTRE FAMIGLIE!» [maiuscole originali, ndr]. Nel corso del vertice, Trump ha inoltre riferito che l’incontro con Putin non prevedrà la presenza di Zelensky, perchè tra i due leader «non corre buon sangue». «Questi due leader non si piacciono e vogliamo rendere le cose più confortevoli per tutti».

Nelle scorse settimane, Trump aveva riferito di aver «più o meno» preso una decisione in merito all’invio dei missili a lunga gittata (sulla quale Kiev sta manifestando forte insistenza), ma di voler prima capire come sarebbero stati usati. A tal proposito, Mosca sottolinea che, se l’Europa continuerà a fornire sistemi missilistici, intelligence e assistenza militare all’Ucraina, finirà per essere considerata parte del conflitto stesso – una linea che richiama discorsi già emersi nei mesi precedenti.