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Tajani si appropria del bambino di Gaza che sventola il tricolore e rimedia una figuraccia

Dopo lo sciopero generale del 22 settembre e le manifestazioni per la Palestina che lo hanno seguito, la solidarietà italiana al popolo palestinese è arrivata nella stessa Gaza, dove nei giorni sono stati girati diversi video di ringraziamento ai cittadini italiani. Un’occasione ghiotta per il governo che si è rapidamente appropriato del riconoscimento del popolo palestinese: Tajani ha infatti condiviso su Instagram un video del Gaza Skate Team [1], progetto umanitario e sportivo attivo nella Striscia, che mostrava un bambino sventolare il tricolore come segno di gratitudine al popolo italiano. «Il Tricolore sventola anche a Gaza», ha scritto Tajani. Segno di riconoscenza e gratitudine nei confronti di quello che ha fatto e farà l’Italia». Il post del vicepremier è arrivato anche all’autore del video, che ha chiesto al ministro di rimuoverlo e sottolineato che «il mio grazie è al popolo italiano, non al governo complice dell’occupazione». Nonostante le molteplici richieste di rimozione, il post rimane ancora online.

Il Gaza Skate Team è un progetto umanitario e sportivo della Striscia gestito da un gruppo di ragazzi palestinesi che insegnano ai bambini ad andare sullo skateboard e sui pattini; il gruppo promuove una raccolta fondi per i bambini gazawi e per la riparazione di uno skate park, e sembra avere contatti con analoghi gruppi di supporto alla popolazione palestinese attivi in Italia. Dopo le manifestazioni di fine settembre e inizio ottobre, i coordinatori dell’associazione hanno diffuso diversi video di ringraziamento al popolo italiano per il suo supporto contro il genocidio palestinese. Quello condiviso da Antonio Tajani mostrava uno dei ragazzi andare sui pattini mentre teneva in braccio un bambino che sventolava le bandiere della Palestina e dell’Italia una accanto all’altra; il video originale aveva in sottofondo una canzone della Banda Bassotti, noto gruppo musicale punk di sinistra: la canzone cita i partigiani, fa i nomi di noti rivoluzionari e rivendica la lotta dal basso “contro l’oppressore”, sostenendo che siamo tutti Figli della Stessa Rabbia; “Forte il braccio che alzerà la bandiera rossa della libertà/come chi combatte sui monti con le scarpe rotte quando fischia il vento”, recitano i versi che fanno da sottofondo musicale al video. Insomma, risulta difficile cadere in equivoco sul contenuto del messaggio.

Eppure Tajani sembra avercela fatta; oppure, come ben più probabile, avere deliberatamente manipolato il contenuto del video con fini propagandistici. Il ministro ha condiviso le immagini del Gaza Skate Team sostituendo il sottofondo musicale con una musica dai toni trionfali e rivendicato la solidarietà del popolo palestinese. Il giorno dopo sono arrivati i commenti dell’autore, uno in inglese e uno in italiano: «Ciao, questo video è mio e l’avete pubblicato senza il mio permesso. Per favore rimuovetelo oppure taggatemi chiaramente come autore originale. Se non viene fatto, sarò costretto a segnalarlo per violazione del copyright. Grazie per la comprensione». Le sue parole sono finite rapidamente in alto nella sezione dei commenti di Instagram, ma la squadra social di Tajani sembra non averle viste, se non ignorate. Gaza Skate Team ha quindi pubblicato un altro video [2] di ringraziamento in cui questa volta specifica in maniera esplicita che la solidarietà del popolo palestinese va unicamente alle mobilitazioni dal basso, e non al governo; ha poi diffuso un altro video [3] di chiarimento in cui ribadisce tale concetto.

La sezione dei commenti del post di Tajani, intanto, è impazzata di utenti che hanno chiesto al ministro di rimuovere il contenuto dalla propria bacheca, accusandolo di «sciacallaggio». Il video, tuttavia, resta ancora visibile, ed è addirittura uno dei post del ministro con il maggior numero di interazioni. Il caso del video del Gaza Skate Team è solo l’ultimo strafalcione dell’autodefinitosi «ministro degli Esteri più sfigato della storia», specialmente quando si tratta di Palestina. Negli ultimi mesi, il ministro ha collezionato una figuraccia dopo l’altra [4], sostenendo che «la Palestina non esiste», che le coste gazawi sono «territorio israeliano», e che «il diritto internazionale conta fino a un certo punto».

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Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.