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Sfruttamento e “para-schiavitù”: bufera sul marchio della moda italiana Tod’s

La Procura di Milano ha chiesto l’amministrazione giudiziaria per il marchio italiano di calzature e abbigliamento Tod’s – di proprietà della famiglia Della Valle – perché non avrebbe controllato le condizioni lavorative in cui versano gli operai dei propri subappaltatori, favorendo lo «sfruttamento del lavoro» nella catena di produzione dei propri indumenti. Il noto marchio di lusso commissiona infatti la produzione ad aziende che subappaltano a opifici cinesi. Secondo la Procura, gli operai dei laboratori che forniscono i prodotti a Tod’s lavorerebbero in condizioni «ottocentesche», con ritmi produttivi da «para-schiavitù». Le indagini avrebbero rivelato che i lavoratori verrebbero pagati 2,75 euro l’ora, lavorando a tutte le ore, anche durante i giorni festivi, senza contratto e dormendo in dormitori abusivi. Tod’s è solo l’ultimo marchio di lusso a finire sotto il mirino della Procura meneghina. Il pm aveva già chiesto l’amministrazione giudiziaria per Alviero Martini spa, Armani Operations, Dior, Loro Piana e Valentino per analoghe questioni.

Tod’s è un marchio di lusso attivo nel settore dell’abbigliamento, delle calzature e degli accessori; l’azienda è parte di Tod’s S.p.A che controlla anche il noto marchio di calzatura Hogan, e il suo azionista maggioritario è Diego Della Valle, ex proprietario della squadra calcistica Fiorentina. La Procura accusa Tod’s di non avere effettuato i dovuti controlli sugli opifici dei propri subappaltatori, agevolando lo sfruttamento dei lavoratori. L’azienda non è attualmente sotto indagine per sfruttamento, ma solo accusata di non avere adempiuto ai propri obblighi. Tod’s ha rigettato le accuse, affermando di svolgere controlli «costanti», rispettando «la normativa vigente».

I laboratori dei subappaltatori finiti sotto indagine sono quattro: uno a Baranzate (Milano), uno a Vigevano (Pavia) e due nelle Marche, regione dove ha sede l’azienda. Essi svilupperebbero i vestiti da mettere in vendita e le divise dei commessi dei negozi. Nella richiesta di commissariamento, il pm parla di «paghe da fame, lavoro notturno e festivo, luoghi di lavoro fatiscenti, dove si lavora, si mangia e si dorme, macchinari privi di sistemi di sicurezza per aumentare la produttività». Gli operai di nazionalità cinese sarebbero costretti a «condizioni alloggiative degradanti», in un contesto esplicitamente definito di «caporalato», condizioni di lavoro «ottocentesche», e ritmi da «para-schiavitù».

La Cassazione si esprimerà sulla richiesta di commissariamento il prossimo 19 novembre. Tod’s era già finita sotto la lente della procura lo scorso luglio, ma il tribunale aveva rigettato la richiesta di amministrazione giudiziaria per questioni di incompetenza territoriale: la scorsa estate, infatti, erano finiti sotto indagine solo gli stabilimenti nelle Marche. Nello stesso periodo, era stata svolta una inchiesta anche su Loro Piana [1], altro marchio di lusso attivo nel settore tessile, specializzato in indumenti in cashmere. Anche nel caso di Loro Piana, il pm aveva chiesto il commissariamento ricostruendo un sistema di caporalato e sfruttamento a danno degli operai. In generale, quello di Tod’s è il sesto caso di amministrazione giudiziaria che ha investito il settore tra il 2024 e il 2025. Gli altri brand di lusso coinvolti [2] sono Alviero Martini, Armani Operations, Manufactures Dior e Valentino Bags Lab.

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Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.