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ISTAT: in Italia una famiglia su tre costretta a tagliare le spese alimentari

Secondo gli ultimi dati ISTAT, nel 2024 il 31,1% delle famiglie italiane è stato costretto a tagliare per le spese alimentari, diminuendo quantità o qualità del cibo acquistato. Il dato, in continuità con quello dell’anno precedente, disegna un quadro analogo anche per quanto riguarda le bevande. In generale, la spesa media mensile per i consumi è rimasta la stessa del 2023, ma in parallelo è diminuito il potere d’acquisto. Forte il divario tra Nord e Sud: secondo i dati, nel Nordest si spendono in media 834 euro in più rispetto al Meridione, con Puglia e Calabria che registrano i tassi medi di spesa mensile più bassi del Paese.

Se, infatti, nelle regioni nordorientali del Paese la spesa media si attesta sui 3.032 euro, in quelle meridionali la media è di 2.199 euro, con uno scarto pari al 37,9% – passando per i 2.999 del Centro, i 2.973 del Nordovest e i 2.321 delle Isole. Il divario [1] tra le due zone del Paese supera dunque i livelli raggiunti durante il Covid, quando era sceso di qualche punto, per avvicinarsi nuovamente ai livelli del 2019 (37,7%). In Calabria e in Puglia, la media è la più bassa a livello nazionale, attestandosi rispettivamente a 2.075 e 2.000 euro mensili. Una significativa differenza è segnata anche dalla tipologia di spesa effettuata: in Meridione, dove le disponibilità economiche delle famiglie sono in linea generale minori, la spesa delle famiglie residenti si concentra su beni e servizi destinati ai bisogni primari (es. alimentari), mentre nel Centro-Nord è più elevata quella per servizi di ristorazione e alloggio, trasporti, ricreazione, sport e cultura.

In generale, se dal 2019 al 2024 la spesa per consumi delle famiglie è cresciuta del 7,6%, tale aumento è stato accompagnato da un aumento dell’inflazione del 18,5%. A questi dati va aggiunto quello secondo il quale le famiglie composte unicamente da italiani spendono in media un terzo in più (31,8%) di quelle composte solo da stranieri.

Federconsumatori commenta [2] che il dato «non fa che confermare le preoccupazioni che manifestiamo da tempo sulle condizioni economiche delle famiglie, sempre più precarie, e su un andamento dei prezzi poco trasparente che, a seguito dell’impennata dei prezzi (motivata in parte dal caro energia), son rimasti su livelli troppo elevati, senza mai riposizionarsi in maniera adeguata al ribasso». Di fronte a questa situazione, prosegue Federconsumatori, sono dunque necessari provvedimenti urgenti, quali la rimodulazione dell’IVA sui generi di largo consumo (che potrebbe consentire un risparmio superiore ai 516 euro a famiglia all’anno), la creazione di un Fondo di contrasto alla povertà energetica e azioni più decise contro la povertà alimenare, stanziamento di fondi adeguati per il diritto alla sanità e allo studio, una riforma fiscale equa e il contrasto alla speculazione sui prezzi lungo le filiere.

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Valeria Casolaro

Ha studiato giornalismo a Torino e Madrid. Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione, frequenta la magistrale in Antropologia. Prima di iniziare l’attività di giornalista ha lavorato nel campo delle migrazioni e della violenza di genere. Si occupa di diritti, migrazioni e movimenti sociali.