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La lotta di agricoltori e indigeni colombiani contro gli OGM

Gli agricoltori e i popoli indigeni colombiani si stanno battendo per promuovere una proposta di legge per vietare l’utilizzo di colture geneticamente modificate. Di preciso, la proposta intende cambiare l’articolo 81 della Costituzione del Paese, e introdurre il divieto di ingresso, produzione, commercializzazione ed esportazione di semi geneticamente modificati. Lo scopo è quello di tutelare la biodiversità e le coltivazioni di sementi locali, specialmente quella di mais, che in Colombia è presente in centinaia di varietà distinte. La proposta è stata avanzata da diverse organizzazioni locali coordinate dal gruppo Semillas [1], ed è stata accolta positivamente dal governo del presidente Gustavo Petro. In passato, la Corte Costituzionale si era già espressa a favore delle organizzazioni indigene, che avevano intentato una causa contro il governo per proteggere i semi tradizionali dalla contaminazione genetica. Negli anni, infatti, diversi studi hanno provato i rischi di contaminazione e trasferimento di geni da mais geneticamente modificato a colture non modificate in Colombia.

La proposta di legge contro gli OGM avanzata dalle diverse associazioni coordinate da Semillas è in cantiere da luglio del 2022, e recentemente è stata discussa [2] anche dalla commissione costituzionale del Congresso colombiano. A promuovere l’iniziativa sono un totale di 13 realtà tra comitati locali, gruppi di indigeni, organizzazioni di agricoltori e università. Essa intende aggiungere un comma all’articolo 81 della Costituzione, che vieta “la fabbricazione, l’importazione, la detenzione e l’uso di armi chimiche, biologiche e nucleari, nonché l’introduzione di scorie nucleari e rifiuti tossici nel territorio nazionale” e sancisce che “lo Stato regola l’ingresso e l’uscita delle risorse genetiche nel Paese, nonché il loro utilizzo, nel rispetto dell’interesse nazionale”. Proprio in coda a quest’ultimo punto, verrebbe aggiunta la frase: “Sono vietati l’ingresso, l’importazione, la produzione, la commercializzazione e l’esportazione di semi geneticamente modificati”.

La battaglia contro i semi transgenici in Colombia è iniziata ben prima della proposta di legge, e uno dei casi che più la rappresenta è quello del municipio di San Lorenzo – Nariño [3] e della sua battaglia per preservare le sementi di mais autoctone: nel 2017 la popolazione locale, ha siglato una bozza di accordo con il Consiglio comunale; con essa, il comune si impegnava a proteggere il territorio dalle colture geneticamente modificate e nominare San Lorenzo “territorio libero da OGM, per i semi, il territorio e la vita”. Presentato come iniziativa popolare all’esecutivo comunale, con il sostegno di 1.300 firme, l’accordo è stato approvato e sancito nel febbraio del 2018. Da quel momento, il comune si è battuto per promuovere una legge che estendesse tale denominazione all’intero Paese, e nel 2022 è sorta la proposta di legge.

Il tema delle colture OGM in Colombia, insomma, non nasce oggi. Già nel 2023, la Corte Costituzionale [4] aveva ordinato al governo di varare misure volte a proteggere le colture di mais locali, sostenendo che la mancanza di norme adeguate impedisse “la creazione di un ambiente favorevole per affrontare le preoccupazioni [degli indigeni] o rischi specifici e differenziati”. Secondo i ricorrenti, tale buco legislativo minacciava i diritti all’autodeterminazione, all’identità etnica e culturale, a un ambiente sano, alla salute, all’accesso alle informazioni pubbliche e alla partecipazione effettiva, e comportava rischi per la biodiversità comprovati da diversi studi scientifici. Effettivamente, la Colombia è da tempo al centro di studi riguardanti l’impatto degli OGM sugli organismi non geneticamente modificati: alcuni di essi hanno riscontrato [5] evidenze di contaminazione genetica, incrementato dal fatto che il polline di mais transgenico raggiunge [6] distanze particolarmente elevate, ben superiori ai limiti di sicurezza richiesti dall’Istituto Agricolo Colombiano, finendo per investire un maggior numero di coltivazioni.

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Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.