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Curare con gli psichedelici: al via in italia il primo corso per medici e terapeuti

Un corso formativo sugli psichedelici, per dare anche a medici, psichiatri e psicoterapeuti italiani gli strumenti necessari per conoscere queste sostanze e, quando sarà permesso, utilizzarle con i pazienti. È la nuova iniziativa di Illuminismo Psichedelico, podcast condotto dallo scrittore Federico Di Vita e co-prodotto dall’Associazione Luca Coscioni che da anni, insieme a molte altre, porta avanti anche questa battaglia di civiltà.
L‘Academy di Illuminismo Psichedelico, che come podcast è nato 5 anni fa e nel frattempo si è trasformato in un’associazione, ha creato per la prima volta in Italia un corso [1] di questo tipo, con un totale di 300 ore suddivise in 18 mesi di lezioni, mettendo a disposizione 50 crediti formativi per i professionisti della salute che decideranno di partecipare. Tra i docenti ci sono personalità note a livello internazionale, come l’etnobotanico Giorgio Samorini o il ricercatore Tommaso Barba – neuroscienziato dell’Imperial College di Londra che è una vera e propria istituzione in materia – medici e psichiatri come Piero Cipriano e Fabio Villa, e professori come Nicola De Pisapia e Bruno Neri.

Il momento non è casuale perché in tutto il mondo stiamo assistendo alla riscoperta di queste sostanze, a lungo studiate nel ‘900 fino alla loro proibizione, che promettono di cambiare la psicoterapia per come noi occidentali l’avevamo conosciuta fino ad oggi. Parliamo di molecole diverse tra loro, come LSD, psilocibina, MDMA e ketamina, che, secondo un’enorme mole di studi scientifici in continuo aumento, sarebbero efficaci nel trattare patologie che vanno dalla depressione resistente ai farmaci tradizionali, passando per il disturbo da stress post traumatico o il disturbo ossessivo-compulsivo, fino ad arrivare alle dipendenze da sostanze, alcol compreso. È dai primi anni duemila che queste sostanze sono tornate prepotentemente alla ribalta della ricerca scientifica, portando alla definizione di “Rinascimento psichedelico”. Un cambio di paradigma che, di recente, sta incidendo anche sulle politiche sanitarie di diversi Paesi.

La Nuova Zelanda è l’ultimo Paese ad aver autorizzato l’uso terapeutico degli psichedelici in medicina: il professor Cameron Lacey potrà trattare con psilocibina i pazienti affetti da depressione resistente, mentre gli altri medici dovranno richiedere l’approvazione a Medsafe, l’ente regolatorio nazionale. A fare da apripista era stata l’Australia, che dal 1° luglio 2023 consente agli psichiatri di prescrivere MDMA e psilocibina come farmaci a tutti gli effetti, prima al mondo a introdurre una simile regolamentazione. In Europa, la Repubblica Ceca sarà la prima a muoversi in questa direzione: dal 2026 la psilocibina potrà essere impiegata contro depressione, PTSD e dipendenze. Nel frattempo la Germania è diventato il primo Paese europeo a permettere, a certe condizioni, di curare i pazienti con la psilocibina, il principio attivo dei funghi magici; l’autorità regolatoria per i farmaci in Germania (BfArM), ha autorizzato due strutture, l’Istituto Centrale di Salute Mentale e la Clinica OVID di Berlino, a un programma di uso compassionevole, coma già accade negli Stati Uniti, in Canada, in Svizzera e Israele.

Ed è una possibilità che, secondo l’Associazione Luca Coscioni, dovrebbe essere disponibile anche in Italia, perché, anche in assenza di una legge esplicita, l’uso compassionevole di farmaci sperimentali – comprese le sostanze psichedeliche – è già previsto dalla normativa vigente (Regolamento UE 726/2004, DM 2017). Sul tema l’associazione ha di recente pubblicato un documento [2] dell’avvocata e attivista civile Claudia Moretti, in cui viene spiegato che secondo le norme che regolano le cure palliative e l’uso del farmaco sperimentale è possibile già oggi utilizzare composti che si sono dimostrati efficaci in letteratura, in assenza di un’alternativa a livello terapeutico.

Mentre a livello europeo è attiva una ICE [3] (Iniziativa dei Cittadini Europei) che mira a promuovere l’accesso equo, sicuro e legale alle terapie assistite da psichedelici per migliorare la salute mentale nell’Unione Europea, anche in Italia qualcosa sta cambiando. È stato infatti dato il via libera al primo studio clinico italiano per analizzare gli effetti della psilocibina nel trattamento della depressione resistente ai farmaci tradizionali e sarà coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità. Lo studio, che durerà 2 anni e prevede la partecipazione di 68 pazienti con depressione resistente, valuterà gli effetti della psilocibina sui pazienti tramite l’utilizzo di tecniche innovative di neuroimaging e neurofisiologia, che permettono di ottenere immagini dettagliate del cervello, con l’obiettivo di identificare biomarcatori cerebrali e definire nuove strategie di psichiatria di precisione.

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Mario Catania

Giornalista professionista freelance, specializzato in cannabis, ambiente e sostenibilità, alterna la scrittura a lunghe camminate nella natura.