- L'INDIPENDENTE - https://www.lindipendente.online -

Il governo italiano verso l’accordo con Musk e i satelliti Starlink

A inizio 2025, Bloomberg aveva lanciato uno scoop: il governo italiano stava valutando di siglare un contratto da 1,5 miliardi di euro con SpaceX per poter usufruire per cinque anni dei satelliti Starlink. La notizia era diventata un caso politico e l’Amministrazione Meloni si era trovata ad affidare al Comitato Interministeriale per le Politiche relative allo Spazio e alla Ricerca Aerospaziale (COMINT) il compito di vagliare alternative al servizio statunitense. A distanza di mesi, il responso non lascia spazio a dubbi: Starlink rappresenta l’unica via percorribile e va intrapresa il prima possibile.

Il rapporto governativo riservato, anticipato da Giacomo Salvini del Fatto Quotidiano [1], ha dei toni da profezia autoavverante. Il COMINT, gruppo presieduto dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, era stato originariamente chiamato a sviluppare uno studio di fattibilità che vagliasse la possibilità di una costellazione satellitare nazionale, un’opzione impraticabile per molteplici motivi [2]. Con simili premesse, le alternative sul tavolo sono due: attendere il completamento del progetto satellitare europeo Iris2, che nel migliore dei casi entrerà in funzione nel 2030, o usufruire sin da subito dei satelliti a bassa quota messi in campo da Starlink. “In tutta evidenza la Ue non potrà prescindere – a parità di prestazioni ed immediatezza delle stesse – da una stretta partnership con gli Usa in settori strategici quali le Telecomunicazioni satellitari”, recita il documento.

L’avvicinamento del governo a SpaceX risale ormai [3]all’Amministrazione Draghi, una mossa che viene attribuita a uno sgarbo politico ed economico di portata internazionale. Secondo la relazione, nel contesto di Iris2, l’industria italiana è “sottorappresentata rispetto al potenziale, sollevando interrogativi sulla necessità di un maggiore allineamento tra ambizioni nazionali e partecipazione industriale europea”. Urso ritiene che l’infrastruttura controllata da Elon Musk  sia “nettamente superiore” alla futura alternativa europea, se non altro perché questa non è “ancora disponibile” ed è “di respiro meno ambizioso”. La valutazione del governo italiano è chiara: per esigenze immediate di comunicazione, soprattutto in ambito istituzionale e militare, bisogna affidarsi agli Stati Uniti.

“Purtroppo il tutto ha preso una piega molto poco tecnica e molto politica, con dubbi legittimi riguardo a sovranità e sicurezza”, ha fatto notare Andrea Stroppa, personaggio ritenuto il ponte degli interessi di Musk in Italia, ai microfoni di Open [4]. “Molte persone hanno lavorato curandosi di questi temi, per non rimanere dipendenti nei confronti di un’azienda americana. Ma al momento l’opzione dei satelliti di SpaceX è la migliore, non se ne può fare a meno”. Considerando che nessuno contesta il ruolo dominante dell’azienda statunitense, è in effetti evidente che le perplessità siano prettamente di natura politica, soprattutto in un contesto in cui l’Unione Europea ha lungamente fantasticato di poter essere gestire in prima persona le sue infrastrutture digitali essenziali.

Starlink, divenuto ormai essenziale per le comunicazioni dell’esercito ucraino, è incappato più volte in blackout [5]dalle cause vaghe, non opportunamente chiarite, e in episodi di geofencing che hanno limitato le opportunità tattiche del governo di Kiev. I rapporti tra Stati Uniti e Unione Europea non stanno inoltre vivendo un periodo felice, quindi è legittimo temere che un’ulteriore dipendenza dagli strumenti americani possa minare ancor più la resilienza UE. Non a caso, Cina e Russia stanno confidando entrambe in soluzioni satellitari, presenti [6]o future [7], che siano in grado di porsi come alternativa a quanto imbastito dagli USA. Una scelta strategica che evidenzia la necessità dei due governi di mantenere un certo grado di indipendenza tecnica, ma che assume anche la forma di hard power attraverso cui creare legami con quelle nazioni che son fin troppo spesso relegate alla periferia del mondo.

Avatar photo

Walter Ferri

Giornalista milanese, per L’Indipendente si occupa della stesura di articoli di analisi nel campo della tecnologia, dei diritti informatici, della privacy e dei nuovi media, indagando le implicazioni sociali ed etiche delle nuove tecnologie. È coautore e curatore del libro Sopravvivere nell'era dell'Intelligenza Artificiale.