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L’assedio finale a Gaza City: tank israeliani la circondano, 300mila palestinesi in fuga

L’esercito israeliano sta intensificando il proprio assalto a Gaza City, bombardando a tappeto edifici residenziali, oltre che le tende nei campi di sfollati, costringendo alla fuga centinaia di migliaia di persone. Solamente questa mattina, circa venti persone persone, inclusi diversi bambini, sono state uccise in attacchi contro il campo di al-Mawasi, a ovest di Gaza City, e contro due abitazioni in Al-Jalaa Street, mentre numerosi sono i feriti (incluso un bambino) dei bombardamenti sul quartiere di Remal. Pesanti bombardamenti sono stati registrati anche a Shujayea, a ovest della città. Fonti militari avrebbero riferito ai media che tank israeliani stanno circondando la città, pronti a lanciare l’assalto finale. Nel frattempo, la carestia causata da Israele sta continuando a uccidere, con oltre 420 persone morte di fame ad oggi.

Secondo quanto riferito dall’ufficio stampa del governo di Gaza, l’IDF sta lanciando attacchi senza sosta contro edifici residenziali, prendendo di mira la popolazione civile. Solamente nella giornata di ieri, domenica 14 settembre, almeno 16 edifici sono stati distrutti dai bombardamenti. Secondo Al Jazeera, a Gaza City sono presenti ancora circa 900 mila persone, ma il numero diminuisce rapidamente: diversi media riportanto che oltre 300 mila persone hanno abbandonato la città per via dell’intensificarsi degli attacchi condotti nel finesettimana, dirigendosi verso il Sud della Striscia. Lo stesso ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha definito [1] Gaza City una «torre di carte» e postato alcuni video dell’IDF che distrugge edifici nella città, commentando che «lo skyline di Gaza sta cambiando». Commentando le immagini del crollo di un palazzo, Katz ha riferito [2]: «L’uragano continua a colpire Gaza. La torre del terrore Burj al-Nour crolla e gli abitanti di Gaza sono costretti a evacuare e spostarsi verso sud».

L’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi, ha riferito [3] in una lettera che «nessuno» e «nessun luogo» è sicuro a Gaza. Gli attacchi aerei nel nord della Striscia si stanno intensificando, riporta l’agenzia, creando un numero sempre maggiore di sfollati, costretti a muoversi «verso l’ignoto». Solamente negli ultimi giorni, 10 strutture dell’UNRWA sono state colpite dai bombardamenti a Gaza City, tra le quali «sette scuole e due cliniche attualmente utilizzate come rifugi per migliaia di sfollati». Nel frattempo, «siamo stati costretti a interrompere l’assistenza sanitaria nel campo di Beach, l’unica struttura sanitaria disponibile a nord di Wadi Gaza», mentre «i nostri servizi essenziali di approvvigionamento idrico e igienico-sanitari funzionano ora solo a metà della loro capacità».

Nel frattempo, il segretario di Stato Marco Rubio si è recato in visita in Israele, dove ha incontrato il primo ministro Benjamin Netanyahu per discutere dei prossimi passi dopo l’attacco israeliano contro l’ufficio politico di Hamas a Doha di venerdì 12 settembre. Prima di recarsi a Tel Aviv, Rubio ha riferito che l’obiettivo del suo viaggio sarebbe stato «garantire il ritorno degli ostaggi, trovare il modo di garantire che gli aiuti umanitari raggiungano i civili e affrontare la minaccia rappresentata da Hamas», il quale «non può continuare a esistere se l’obiettivo è la pace nella regione». Dal canto suo, Netanyahu ha riferito [4] che le relazioni tra USA e Israele «non sono mai state così solide». Nel frattempo, diversi leader del mondo arabo-islamico, incluso il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas, stanno arrivando a Doha per discutere una risposta ufficiale dopo l’attacco israeliano.

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Valeria Casolaro

Ha studiato giornalismo a Torino e Madrid. Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione, frequenta la magistrale in Antropologia. Prima di iniziare l’attività di giornalista ha lavorato nel campo delle migrazioni e della violenza di genere. Si occupa di diritti, migrazioni e movimenti sociali.