«Non ci sarà alcuno Stato palestinese». Sono queste le parole pronunciate dal ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar a margine del misterioso vertice alla Casa Bianca tenutosi ieri, mercoledì 27 agosto. Alla riunione, Trump ha accolto anche l’ex premier britannico Tony Blair, e il proprio stesso genero, nonché inviato per il Medio Oriente durante il suo primo mandato, Jared Kushner. Del contenuto delle conversazioni si sa poco e niente: «Una semplice riunione politica», avrebbe detto un ufficiale della Casa Bianca, smentendo le parole del braccio destro diplomatico di Trump, l’inviato speciale Steve Witkoff, che definiva l’incontro «largo» e volto a proporre un «piano esaustivo». Blair e Kushner, in effetti, sarebbero coinvolti nelle discussioni sul futuro di Gaza da parecchio tempo. Kushner fu il primo ad abbozzare l’idea di deportare i palestinesi in aree desertiche, e Blair, attraverso la sua fondazione, avrebbe elaborato un progetto per trasformare Gaza in un polo commerciale.
Le informazioni sugli incontri di ieri scarseggiano. Il vertice non è stato annunciato pubblicamente e non ha ricevuto la copertura mediatica che ci si aspetterebbe da una simile iniziativa. Le riunioni si sono tenute a porte chiuse e, in seguito a esse, non c’è stata alcuna conferenza stampa. Ad annunciarlo era stato l’inviato speciale di Trump per il Medio Oriente, Steve Witkoff, che viene attualmente impiegato nelle squadre diplomatiche in diversi scenari di guerra. Ne ha parlato brevemente martedì 26 agosto, in un’intervista all’emittente Fox News [1], dedicata per la prima metà alla situazione a Gaza e per l’altra a quella in Ucraina: al termine della prima parte dell’intervista, gli è stato domandato se ci fosse un piano per il «giorno dopo» a Gaza, e il diplomatico ha risposto affermativamente, annunciando i colloqui che sarebbero arrivati il giorno seguente.
Marco Rubio si è incontrato con Sa’ar e il collega Ron Dermer, ministro degli Affari Strategici israeliano. Dopo il vertice, Sa’ar è stato intercettato dai giornalisti [2], che gli hanno chiesto quale fosse il piano per uno Stato palestinese. «Non ce ne sarà alcuno», ha risposto. Non è chiaro se gli stessi ministri abbiano partecipato anche all’incontro a porte chiuse tra Trump, Kushner e Blair, ancora più avvolto nel mistero. Un funzionario della Casa Bianca, citato dall’agenzia di stampa Reuters [3], avrebbe descritto gli incontri come ordinari, smentendo tuttavia le parole di Witkoff, che li aveva definiti di ben maggiore portata. Secondo il funzionario, il vertice ha discusso di Gaza sotto tutti gli aspetti: dall’aumento delle consegne di aiuti alimentari alla questione degli ostaggi, fino ai piani postbellici.
La vastità degli argomenti trattati e la partecipazione di figure come Blair e Kushner suggeriscono che le parole di Witkoff non fossero un’esagerazione. Tony Blair, infatti, è molto vicino al ministro Dermer, uno dei più fidati uomini di Netanyahu, nonché principale figura di riferimento per le discussioni sul piano postbellico; i due, insieme al ministro degli Esteri emiratino, hanno già lavorato sul piano di pace per Gaza durante l’amministrazione Biden. Da quanto riporta il sito di informazione Axios [4], inoltre, sembra che Blair sia stato invitato alla Casa Bianca a luglio, quando Trump stava ricevendo Netanyahu. Qualche giorno dopo si è incontrato con il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas per aggiornarlo sugli incontri. Blair, infine, è coinvolto nell’inchiesta del Financial Times sulla Gaza Humanitarian Foundation: secondo il quotidiano britannico, il Tony Blair Institute avrebbe infatti collaborato con il Boston Consulting Group [5] per elaborare un progetto per trasformare Gaza in un polo commerciale; esso prevedrebbe la costruzione di isole artificiali al largo della costa, simili a quelle di Dubai, un porto in acque profonde per collegare Gaza al corridoio economico India-Medio Oriente-Europa e l’istituzione di zone economiche speciali a bassa tassazione.
Kushner, invece, è noto per aver ricoperto il ruolo attualmente assegnato a Witkoff durante il primo mandato di Trump. Il genero del presidente fu il primo a suggerire l’idea di deportare i palestinesi, che lanciò nel febbraio 2024 in occasione di un incontro [6] della Harvard Middle East Initiative. Secondo Axios, anche Kushner si trovava in Israele all’inizio di agosto, dove avrebbe incontrato Netanyahu per discutere di Gaza. Tanto Kushner quanto Blair sarebbero coinvolti nelle discussioni per il piano postbellico da tempo, e sembra che entrambi parlino con Witkoff da diversi mesi. Viste le proposte e i progetti avanzati da febbraio a oggi, e considerate le parole di Sa’ar, tutto fa pensare che durante l’incontro abbiano discusso di come implementare il piano Trump [7] per Gaza. Questo prevede una prima occupazione della Striscia da parte degli Stati Uniti, che poi cederebbero il controllo a Israele o a un’amministrazione palestinese che abbia il beneplacito dello Stato ebraico, smilitarizzata, e non costituisca alcuna minaccia ai piani coloniali di Tel Aviv. Questo significa, nell’ottica israeliana, né Hamas né l’ANP. I palestinesi, intanto, verrebbero deportati.