L’accusa diretta al governo statunitense proviene da Amnesty International, l’organizzazione internazionale per i diritti umani: negli Stati Uniti, le autorità starebbero impiegando sistemi automatizzati basati sull’intelligenza artificiale per controllare e reprimere il dissenso sociale. Gli strumenti impiegati sono, in particolare, Babel X, prodotto da Babel Street, e Immigration OS, prodotto da Palantir. Nel mirino delle autorità sono finite soprattutto le proteste a sostegno della Palestina: secondo Amnesty, infatti, il controllo ha il fine di inserire gli studenti pro-palestinesi nel programma Catturare e Revocare, che prevede la revoca dei visti a chi prende parte a manifestazioni a favore della Palestina. Ad essere controllati sono anche persone migranti e richiedenti asilo.
Le prove [1] del monitoraggio di massa provengono dall’esame di documenti pubblici come quelli del Dipartimento per la Sicurezza interna, bandi di assegnazione e altri. Il programma Babel X, riporta Amnesty, verrebbe impiegato per «valuta le “emozioni” e le probabili intenzioni delle persone utenti basandosi sul loro comportamento online». In questo modo, vengono identificati «contenuti collegati al “terrorismo”», che le autorità possono poi impiegare per decidere se revocare o meno i visti. Babel X è infatti in grado di «accogliere rapidamente una serie di dati relativi a una persona, come nome e cognome, indirizzo di posta elettronica o numero di telefono; può avere accesso ai suoi post sui social media, al suo indirizzo IP, al suo curriculum professionale e ai codici univoci di identificazione per le app di annunci pubblicitari in modo da localizzare il dispositivo».
Per quanto riguarda Palantir [2], il coinvolgimento con gli apparati di sicurezza e di intelligence statunitensi e israeliani è appurato (l’azienda fornisce [3] a Israele i software necessari per portare a termine la propria campagna genocidiaria a Gaza). Il suo prodotto Immigration OS, versione aggiornata di programmi precedentemente esistenti, viene impiegato dall’ICE sin dal 2014, spiega Amnesty. Esso permette di «creare un archivio elettronico, che organizza e collega tutte le notizie e i documenti associati a una particolare indagine [su un caso di immigrazione], in modo che possano essere consultati da uno specifico luogo».
Entrambe gli strumenti sono fondamentali per portare avanti la politica di repressione delle proteste studentesche a favore della Palestina e di espulsione di massa di tutti i migranti “irregolari” messa in atto dall’attuale amministrazione Trump. In questo contesto sono divenuti celebri casi come quello di Mahmoud Khalil, neolaureato [4] alla Columbia University (che, insieme ad Harvard [5] ed altre univestià statunitensi, è finita nel mirino del governo nel contesto delle proteste contro il genocidio a Gaza) e titolare di un permesso di residenza permanente negli USA, arrestato nel suo appartamento dagli agenti della ICE in quanto portavoce delle proteste per la Palestina. Il suo permesso, come quello di tanti altri studenti, è stato successivamente revocato. Come sottolineato da Erika Guevara, alta direttrice delle ricerche e delle campagne di Amnesty, «sistemi come Babel X e Immigration Os hanno un ruolo fondamentale nel rendere possibile l’attuazione delle politiche repressive dell’amministrazione USA, facilitando decisioni rapide e automatizzate che hanno già causato espulsioni di massa a un ritmo senza precedenti, che non consentono un livello adeguato di procedure eque e che mettono significativamente in pericolo i diritti umani di tutte le persone immigrate, anche delle studenti e degli studenti che non sono cittadini USA».
Guevara ha definito la situazione «profondamente preoccupante», in quanto «queste tecnologie consentono alle autorità di rintracciare rapidamente e prendere di mira studenti e altri gruppi marginalizzati con una velocità e un’ampiezza senza precedenti. Ne derivano arresti illegali ed espulsioni di massa, un clima di paura e un effetto raggelante ancora più diffuso tra le comunità migranti e tra le studenti e gli studenti internazionali nelle scuole e nei campus universitari».