La domanda italiana di gas liquefatto dagli Stati Uniti è in costante crescita. Secondo i dati di Snam, aggiornati a fine luglio 2025, gli Stati Uniti sono diventati il primo fornitore di GNL all’Italia, coprendo circa il 50% delle importazioni via nave. Seguono Qatar e Algeria. Nel primo semestre 2025 l’Italia ha importato quasi 10 miliardi di metri cubi di GNL, la cui quota sul totale delle importazioni di gas risulta di circa un terzo. Un risultato dell’allontanamento da Mosca, che ha visto l’Italia – e l’Europa – sostituire la Russia con Washington, avvantaggiando le forniture statunitensi sul mercato.
Nel primo semestre del 2025, l’Italia ha aumentato la propria domanda di gas, viaggiando a ritmi ben più rapidi di quelli comunitari. I dati Snam mostrano infatti un aumento della richiesta di gas pari al 6%, poco meno del doppio della media europea. A pesare particolarmente è proprio la domanda di GNL, anch’essa in considerevole aumento: il rapporto Snam sostiene infatti che il 30% del totale della richiesta di gas italiana è rappresentato proprio dalla domanda di GNL; nel 2024, la domanda di GNL pesava il 32% in meno rispetto a quest’anno. Tutto questo gas liquefatto arriva proprio dagli Stati Uniti: un’anticipazione del periodo gennaio-luglio fornita da Milano Finanza riporta che il 45% dei volumi di gas liquefatto importati dall’Italia proverrebbe proprio dagli USA; Washington sarebbe seguita da Qatar e Algeria, dai quali l’Italia importerebbe rispettivamente il 24% e il 20% del proprio GNL. Inoltre, secondo il Sole 24 Ore, nel primo semestre del 2025 la domanda di gas liquefatto dagli Stati Uniti sarebbe raddoppiata rispetto a quella dell’anno precedente. I dati dei media rispecchiano lo stesso rapporto di Snam, che a fine luglio sosteneva che «nella prima metà dell’anno l’Italia ha ricevuto più di 100 navi cisterna per GNL, quasi la metà delle quali provenienti dagli Stati Uniti, per un volume totale di circa 10 miliardi di metri cubi».
L’esponenziale aumento di importazioni di gas liquefatto dagli USA è un risultato diretto delle sanzioni alla Russia e del progressivo abbandono delle importazioni di gas moscovita. Ad ammetterlo, seppur indirettamente, è la stessa Snam, che nel rapporto sul primo semestre del 2025 scrive che il calo delle importazioni russe «è stato compensato dal prelievo dagli stoccaggi e da maggiori forniture di GNL, soprattutto proveniente dagli Stati Uniti, il cui contributo sugli afflussi di GNL ha raggiunto quasi il 50%». C’era, insomma, un vuoto da colmare: un ruolo importante è stato giocato dall’aumento delle capacità di stoccaggio e della produzione interna, come testimoniato, oltre che da Snam, anche dai dati dell’Inventario Aggregato di Stoccaggio del Gas della Infrastruttura del Gas Europea (GIE-AGSI [1]); questo ha permesso a depositi, come quello di Tarvisio, di invertire il flusso, aumentando le esportazioni. Come dimostra l’aumento della domanda, tuttavia, produzione e prelievi non bastano: ecco dunque che a colmare quel vuoto creatosi dall’abbandono delle importazioni russe sono arrivati gli Stati Uniti. Il fatto che a guadagnare dalla guerra in Ucraina siano stati – a spese europee – gli USA non è una novità. Già a gennaio dell’anno scorso [2], Washington era diventata il principale esportatore di gas all’Europa, proprio grazie alla guerra in Ucraina e alle sanzioni alla Russia, che hanno reso le importazioni di gas da Mosca più sconvenienti.