Con le elezioni tenutesi ieri, domenica 17 agosto, in Bolivia è terminato il regno della sinistra. Il candidato del Movimento al Socialismo, il partito di sinistra dell’ex presidente indigeno Evo Morales, è infatti arrivato sesto con poco più del 3% dei voti; niente da fare neanche l’ex delfino dello stesso Morales, Andrónico Rodríguez, quarto con l’8%. A pesare parecchio è stata la chiamata dell’ex presidente indigeno, che ha invitato i propri concittadini a votare scheda nulla e a boicottare un ormai sfaldato MAS e «il traditore» Rodríguez. I cittadini hanno preferito il candidato del Partito Democratico Cristiano, Rodrigo Paz, e l’ex presidente conservatore Jorge Quiroga, detto Tuto, che si scontreranno in un ballottaggio. I risultati di ieri sanciscono la fine di vent’anni di dominio assoluto del MAS, ma non possono in alcun modo definirsi inaspettati; da tempo infatti era in corso un braccio di ferro tra l’attuale presidente Luis Arce e Morales, che ha spezzato in due la sinistra del Paese.
Ieri in Bolivia i cittadini sono stati chiamati a votare sia per il nuovo presidente sia per il parlamento. Alle presidenziali [1], ha trionfato, con il 32,14% delle preferenze, Rodrigo Paz, sindaco di Tarija, candidato per il PDC, di orientamento centrista. Al secondo posto, Tuto, con il 26,81%. Terzo l’imprenditore Samuel Doria Medina con il 19,86%, che appoggerà Paz. Alleanza Popolare dell’indigeno Andrónico Rodríguez, giovane erede di Morales, si è fermata all’8,22% e il MAS ha superato appena il 3%. Dopo quasi vent’anni dalla salita al potere del MAS, insomma, la sinistra socialista non arriverà al governo. Come alle presidenziali, la sinistra ha fatto male anche alle politiche. Le proiezioni assegnano – alla Camera – 45 seggi al PDC, 37 ad Alianza Libre (il partito di Tuto), 28 a Unidad (di centro), 6 a Súmate, di centrodestra, 5 ad Alleanza Popolare e 1 al MAS; al Senato, invece, 13 seggi al PDC, 11 a Libre, 6 a Unidad, 4 ad AP, 1 a Súmate e 1 al MAS. Il Tribunale elettorale ha ricordato che i risultati, tanto delle presidenziali quanto delle politiche, sono solo parziali, e che i riscontri ufficiali arriveranno la prossima settimana.
I motivi dietro la disfatta del MAS e 0in generale della sinistra socialista sono stati il duro scontro al vertice che ha interessato il presidente uscente Luis Arce e l’ex presidente indigeno Evo Morales. Tutto è iniziato quando, in mezzo a una situazione di profonda instabilità politica ed economica [2], Morales ha annunciato che si sarebbe presentato alle presidenziali. Avendo già raggiunto il limite di mandati, tuttavia, sia il Tribunale elettorale che la Corte costituzionale hanno annullato la sua candidatura; Arce si è schierato con gli organi giuridici e ha avviato una campagna [3] per screditarlo, che ha presto spezzato la sinistra del Paese a metà. Morales era sostenuto prevalentemente dalle comunità indigene, mentre Arce ha perso sempre più sostegno e, toccati i picchi al ribasso nei sondaggi, ha ritirato la propria candidatura, invitando il rivale a fare lo stesso. Sullo sfondo, la mancanza di carburante, l’inflazione al galoppo, la scarsa reperibilità di dollari e la svalutazione della moneta locale, che hanno fatto esplodere proteste [4] sempre più violente, alimentate dalla scissione politica della sinistra socialista.