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I Paesi petroliferi affossano il trattato globale sulla plastica

È terminato con un nulla di fatto il vertice di Ginevra per redigere un trattato globale contro l’inquinamento della plastica. Gli incontri si sono tenuti per dieci giorni consecutivi con oltre 1.400 delegati provenienti da 183 Paesi diversi. Nonostante siano stati proposti due distinti testi, entrambi giudicati poco ambiziosi dalle associazioni ambientaliste, al termine della seduta è mancata l’intesa per siglare la versione definitiva, e il comitato ha deciso di rinviare i negoziati a data futura, ancora da annunciare. A risultare critici sono stati tutti gli aspetti fondamentali per contenere i danni ambientali della plastica, dai vincoli sulla produzione alla segnalazione dei rischi per la salute umana. Gli incontri fanno parte di uno sforzo pluriennale per raggiungere un accordo per contrastare l’inquinamento da plastica nel mondo; essi rientrano nell’ambito della quinta sessione del gruppo, iniziata lo scorso novembre in Corea del Sud.

Gli incontri per l’istituzione del Trattato Globale sulla Plastica sono terminati il 15 agosto. Dopo otto giorni dall’avvio del vertice, è stata avanzata una prima bozza di accordo, già ritenuta parecchio problematica dalle associazioni ambientaliste: il testo, riporta Greenpeace [1], non introduceva limiti definiti sul ciclo di vita della plastica, ma è stato comunque boicottato dai rappresentanti dei «petrostati», guidati dall’Arabia Saudita, e dai 234 lobbisti delle industrie del petrolio, della chimica e della plastica presenti agli incontri. Il secondo testo, ancora meno ambizioso del primo, eliminava «i riferimenti ai vincoli di produzione e non ha affrontato la questione delle sostanze chimiche tossiche utilizzate nella plastica», contesta Greenpeace. «L’incapacità di raggiungere un accordo a Ginevra deve essere un campanello d’allarme per il mondo», scrive Graham Forbes, capo della delegazione di Greenpeace per i negoziati del Trattato. Secondo il gruppo, un accordo tra i Paesi non può rimanere ostaggio degli Stati e delle multinazionali petrolifere, e deve tenere conto dell’intero ciclo di vita della plastica, della sua produzione, dei danni ambientali e per la salute umana, e delle esigenze delle comunità indigene, che risultano le più colpite dalla crisi.

La quinta sessione [2] del Comitato Intergovernativo per i Negoziati (INC-5) è iniziata a Busan, in Corea del Sud, lo scorso novembre. Il Trattato a cui si sta lavorando, che sarebbe giuridicamente vincolante, è stato richiesto dall’Assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEA) con la risoluzione 14/5 del 2022, che fissava come termine per i negoziati la fine del 2024; la prima parte della sessione, tuttavia, è terminata senza che venisse raggiunto un accordo. Oltre 900 scienziati indipendenti hanno firmato una dichiarazione che invita i negoziatori delle Nazioni Unite a concordare un trattato globale sulla plastica completo e ambizioso, basato su solide prove scientifiche, con l’obiettivo di porre fine all’inquinamento causato dalla plastica entro il 2040. A opporsi a tale prospettiva sono però, in particolare, Paesi con grandi industrie di combustibili fossili come Arabia Saudita, Russia e Iran, che hanno evitato tagli alla produzione.

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Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.