Zelensky non sarà presente ai colloqui tra Trump e Putin in programma venerdì 15 agosto, e Russia e Ucraina dovranno con ogni probabilità «scambiare territori». A dirlo è stato lo stesso presidente Donald Trump durante una conferenza stampa [1] alla Casa Bianca. «Il prossimo incontro sarà tra Zelensky e Putin o tra Zelensky, Putin e me: sarò presente se ce ne fosse bisogno», ha detto Trump; «ma prima voglio tenere un incontro tra i due leader», ha precisato, riferendosi a sé e all’omologo russo. Parlando dello scambio di territori, Trump ha spiegato che tale scenario è emerso «parlando con la Russia» e con «tutti quanti». Niente da fare, insomma, per i leader europei e Zelensky, che si sono scagliati contro la decisione di Trump di incontrare Putin in solitaria, negando la presenza di altri rappresentanti. Per ora, gli autoproclamatisi “volenterosi” sembrano essere riusciti a ottenere solo una telefonata con Trump, che dovrebbe tenersi domani.
L’incontro tra Trump e Putin [2], sostiene il presidente statunitense, servirà a «sondare il terreno» e comprendere se e quanto spazio vi sia per un accordo di pace tra Russia e Ucraina. Nel corso della conferenza stampa, Trump ha ribadito la sua posizione già espressa in passato, secondo cui entrambi i Paesi dovrebbero fare concessioni l’uno all’altro: un accordo prevedrà «cose buone, non cose cattive, anche un po’ di cose cattive per entrambi», ha detto Trump. «Cambieremo le linee di battaglia». Insomma, secondo il presidente statunitense, un accordo con la Russia non può che passare dalla cessione di alcuni territori ucraini e dal ritiro delle truppe russe da alcune delle posizioni conquistate. Zelensky, dal canto suo, ha rifiutato l’idea di uno scambio di territori e ha affermato che un simile accordo richiederebbe una riforma costituzionale. Trump si è detto «scocciato» dalla posizione di Zelensky: «Ha l’approvazione per andare in guerra e uccidere tutti, ma ha bisogno dell’approvazione per fare uno scambio di terre. Perché uno scambio di terre ci sarà».
Sull’ipotesi dello scambio di territori, i leader europei hanno fatto eco alle parole di Zelensky e si sono opposti all’incontro a due tra Trump e Putin: «Restiamo fedeli al principio secondo cui i confini internazionali non devono essere modificati con la forza», si legge in un comunicato [3] firmato da Francia, Italia, Germania, Polonia e Commissione europea, rilasciato dopo l’annuncio dell’incontro tra i due leader; «l’attuale linea di contatto dovrebbe essere il punto di partenza dei negoziati». L’Europa ha poi contestato l’assenza di Zelensky all’incontro di venerdì. I leader europei e il presidente ucraino ritengono infatti che l’imbastimento di un tavolo delle trattative possa avvenire solo dopo l’implementazione di un cessate il fuoco e con la presenza di Kiev: «Negoziati significativi possono aver luogo solo nel contesto di un cessate il fuoco o di una riduzione delle ostilità», affermano i politici europei. «Il percorso verso la pace in Ucraina non può essere deciso senza l’Ucraina». Anche su questo punto, Trump è stato piuttosto chiaro: gli incontri tra Putin e Zelensky si terranno, ma solo dopo il suo personale vertice con il presidente russo. I Paesi dell’UE hanno reiterato la loro posizione in un comunicato [4] uscito questa mattina firmato da tutti gli Stati membri a esclusione dell’Ungheria.
Nonostante le richieste europee, insomma, Trump non ha mutato prospettiva e ha chiuso la porta alla possibilità di invitare Zelensky all’incontro. Ha tuttavia rassicurato che aggiornerà lui e l’Europa subito dopo la sua conclusione. Sembra inoltre che la cosiddetta “coalizione dei volenterosi” sia riuscita a strappare in extremis un colloquio telefonico con Trump, a cui dovrebbero partecipare Zelensky, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il premier britannico Keir Starmer. La telefonata dovrebbe tenersi domani, ma non è ancora chiaro se il presidente Trump abbia a tutti gli effetti accettato l’invito.