Negli Stati Uniti, il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (HHS) ha annunciato un provvedimento ritenuto da molti una “svolta radicale” nella politica vaccinale federale: la cancellazione di 22 progetti per lo sviluppo di vaccini a mRNA per un valore complessivo di quasi 500 milioni di dollari. Lo ha annunciato il Segretario della Salute e dei Servizi Umani statunitense, Robert F. Kennedy Jr., seguito da un comunicato ufficiale [1] dell’HHS tramite un apposito comunicato stampa, aggiungendo che i contratti, avviati durante la pandemia, coinvolgevano colossi farmaceutici come Pfizer, Moderna, Sanofi Pasteur e AstraZeneca, nonché università e laboratori di ricerca. «Abbiamo esaminato la scienza, ascoltato gli esperti e agito», ha commentato Kennedy, spiegando che secondo i dati le piattaforme mRNA non offrirebbero protezione efficace contro infezioni come Covid e influenza e potrebbero addirittura contribuire alla selezione di nuove mutazioni. I fondi saranno destinati allo sviluppo di vaccini a virus intero, che secondo il governo manterrebbero efficacia anche di fronte alla variabilità virale.
La tecnologia a mRNA, al centro del dibattito internazionale sin dalla pandemia di Covid-19, consiste nell’invio di un messaggio genetico alle cellule umane per indurle a produrre una proteina virale in grado di attivare il sistema immunitario. È la base dei vaccini Pfizer e Moderna, sviluppati rapidamente nel 2020 e distribuiti su larga scala, con un impatto ritenuto determinante nel contenimento dei decessi. Tuttavia, negli anni successivi alcuni studi [2] hanno sollevato dubbi [3] sull’efficacia di questa tecnologia nel prevenire l’infezione – pur confermando il ruolo nel ridurre la gravità della malattia – e sulla durata della risposta immunitaria. A ciò, inoltre, si aggiungono critiche [4] legate al rapporto rischio-beneficio per i giovani sani, alla trasparenza dei dati e alla velocità dei processi regolatori durante l’emergenza. Se molti esperti, tra cui il dottor Paul Offit del Children’s Hospital di Philadelphia, continuano a considerare i vaccini mRNA «straordinariamente sicuri» e fondamentali per affrontare le future pandemie grazie alla rapidità di sviluppo, altri tendono ad allinearsi al nuovo orientamento dell’HHS, che sembra segnare un cambiamento netto in accordo con una visione più prudente e orientata a soluzioni tradizionali.
In particolare, secondo il comunicato stampa recentemente diramato [1] dal sito ufficiale, la decisione dell’HHS prevede la chiusura anticipata dei contratti con l’Università Emory e Tiba Biotech, la riduzione delle attività legate all’mRNA in accordi già in essere con aziende come Luminary Labs e Seqirus, e l’annullamento di molte richieste preliminari presentate da Pfizer, Sanofi, CSL Seqirus, Gritstone e altri. Il programma Rapid Response Partnership Vehicle (RRPV) e il VITAL Hub di BARDA, inoltre, creati per accelerare lo sviluppo di vaccini in risposta a minacce emergenti, vedranno ridefinite le loro priorità. Alcuni contratti in fase avanzata, come quelli con Arcturus e Amplitude, potranno concludersi per evitare la perdita degli investimenti pubblici già effettuati, ma non saranno avviati nuovi progetti basati sull’mRNA. Inoltre, la Global Health Investment Corporation, partner di BARDA Ventures, è stata incaricata di cessare tutti gli investimenti azionari nel settore. «Voglio essere chiaro: l’HHS sostiene vaccini sicuri ed efficaci per ogni americano che li desideri», ha ribadito Kennedy, spiegando che la mossa si inserisce in un contesto più ampio di riforma del sistema di raccomandazione e approvazione dei vaccini. Già nei mesi scorsi, Kennedy aveva rimosso i 17 membri del comitato federale che si occupava di vaccinazioni e ha escluso il vaccino contro il Covid-19 dalle linee guida raccomandate per bambini sani e donne in gravidanza. Secondo le dichiarazioni ufficiali, quindi, il futuro della ricerca pubblica dovrà puntare su tecnologie con «dati di sicurezza più solidi» e su processi decisionali improntati a maggiore trasparenza. Una scelta che, secondo i critici, potrebbe lasciare il Paese meno preparato in caso di nuove emergenze pandemiche.