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La Siria annuncia il cessate il fuoco tra le milizie, ma il sud del Paese è ancora nel caos

Nonostante i diversi annunci di cessate il fuoco in Siria, il sud del Paese è ancora nel pieno caos. Dallo scoppio delle violenze, secondo alcune ricostruzioni innescate da rapimenti di persone della comunità drusa da parte delle tribù beduine, nel Governatorato di Suwayda, principale sede degli scontri, sono morte oltre 700 persone. Dopo gli attacchi israeliani lanciati per «difendere i fratelli drusi», gli Stati Uniti hanno annunciato il raggiungimento di un accordo di tregua tra Israele e Siria, che permetterebbe al presidente siriano Al Sharaa di dispiegare le proprie forze di sicurezza nell’area colpita dai combattimenti. Parallelamente, Al Sharaa ha annunciato un cessate il fuoco nel Governatorato, il terzo in meno di una settimana, che pare essere stato accettato dalle tribù druse più separatiste. I rappresentanti di Israele e Siria non hanno ancora confermato di avere raggiunto un accordo, ma Damasco ha iniziato a muovere le proprie forze verso Suwayda, e Tel Aviv ha criticato il presidente siriano.

Il cessate il fuoco [1] a Suwayda è stato annunciato la mattina di oggi, sabato 19 luglio, dal presidente Al Sharaa. Qualche ora dopo, i media hanno riportato che il cessate il fuoco sarebbe stato accettato tanto dall’Esercito Tribale Arabo, fazione beduina attiva nel Governatorato di Daraa, quanto dalla comunità drusa che fa capo allo sceicco Hikmat al-Hijri, la guida drusa più critica verso il presidente Al Sharaa sin dalla cacciata di Assad. Poco dopo, l’ambasciatore statunitense in Turchia Tom Barrack [2] ha annunciato il raggiungimento di una intesa tra i vertici di Israele e Siria. Un presunto accordo era già uscito sui media israeliani nella giornata di ieri; da quanto scrive il Times of Israel [3], Israele avrebbe concesso alla Siria di entrare nel Governatorato di Suwayda e operare per 48 ore. Secondo ulteriori indiscrezioni uscite su media indipendenti, l’accordo prevedrebbe l’istituzione di posti di blocco di sicurezza all’esterno dei confini amministrativi del Governatorato di Suwayda, per controllare gli scontri; l’abbandono in sicurezza dell’area da parte delle tribù beduine; e la creazione di corridoi umanitari. Le forze siriane, intanto, sono entrate [4] nelle aree dei combattimenti.

Malgrado gli annunci di intesa, non risulta ancora chiaro quale sia la attuale situazione nella regione colpita dagli scontri. L’accordo tra Israele e Siria non è infatti stato confermato dalle parti, e dopo l’annuncio di cessate il fuoco tra drusi e beduini rilasciato da Al Sharaa, il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Saar, ha criticato [5] aspramente le parole del presidente siriano: «Una giustificazione delle violenze jihadiste», ha detto Saar. Gli scontri dopo tutto sembrano continuare. Secondo fonti locali, nella mattina le tribù beduine avrebbero attaccato le aree occidentali del Governatorato di Suwayda e quelle nordoccidentali della Siria tanto che avrebbero reclamato di avere catturato la località di Al-Khalidiyah, nel Governatorato di Hama. Sempre nella mattina, i drusi avrebbero continuato a prendere prigionieri esponenti delle milizie beduine e reclamato la riconquista di alcune località a Suwayda. A partire dalle 13 di oggi, gli scontri si sarebbero concentrati nella stessa città di Suwayda, mentre la tensione nelle aree attorno al capoluogo, sebbene alta, non sembra stare portando a ulteriori combattimenti.

Gli scontri in Siria sono scoppiati lo scorso venerdì 11 luglio, quando si sono verificati episodi di violenza tra la popolazione drusa e quella beduina. Secondo una delle varie ricostruzioni, i combattimenti sarebbero scoppiati a causa di una ondata di rapimenti, tra cui quello di un noto mercante druso del posto. Gli scontri tra i gruppi armati drusi e quelli beduini sono continuati tutto lo scorso fine settimana, così lunedì il governo centrale ha deciso di inviare l’esercito nella regione. In risposta, tuttavia, Israele ha bombardato aree del sud della Siria, con l’obiettivo dichiarato di impedire all’esercito di Damasco di raggiungere la zona, «per difendere i fratelli drusi». Martedì, il governo siriano ha annunciato un cessate il fuoco, che tuttavia è stato smentito dai leader dei gruppi drusi separatisti. Mercoledì, Israele ha bombardato Damasco [6], colpendo la sede del ministero della Difesa del Paese, e si è ripetuto lo stesso schema: è stato annunciato un secondo cessate il fuoco, che tuttavia non è stato confermato dalle fonti ufficiali del Paese, e che è stato smentito dal Consiglio Militare di Suwayda, una delle milizie druse del Governatorato. Scontri e reciproci rapimenti sono continuati sia giovedì che venerdì. Secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani [7], dall’escalation di settimana scorsa, sarebbero state uccise almeno 715 persone.

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Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.