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Maturità: studenti boicottano l’orale contro il sistema scolastico, Valditara vuole bocciarli

Gli esami di maturità sono agli sgoccioli. A prendersi la scena nelle ultime ore è stata la protesta intentata da tre studenti veneti contro i meccanismi di valutazione scolastici, l’ipercompetitività e la mancanza di empatia dei docenti. Gianmaria Favaretto, Maddalena Bianchi e un terzo studente di cui ancora non è stata resa nota l’identità hanno scelto la scena muta all’orale di maturità per denunciare la deriva del sistema scolastico e avviare un confronto sul suo rinnovamento. I tre studenti non saranno bocciati, dal momento che hanno raggiunto il voto minimo grazie ai crediti maturati durante il triennio e il superamento delle due prove scritte. Dall’anno prossimo non sarà più possibile: gli studenti che non sosterranno la prova orale, pur possedendo i punteggi minimi, saranno bocciati. A confermare l’attacco al boicottaggio e al dissenso è il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, promotore di una riforma scolastica [1] fortemente contestata dagli studenti per il suo contenuto individualista e conservatore.

«Credo che ciascuno debba sempre mettersi in discussione. Sono deluso da chi dovrebbe guidarci, dagli adulti, e dal fatto che la scuola sia ormai diventata un luogo in cui si trasmettono solo nozioni. C’è molto su cui riflettere», ha detto Gianmaria Favaretto, studente del liceo Fermi di Padova, in un’intervista al Corriere della Sera, ponendo l’attenzione sulla competizione malsana che avvolge il mondo della scuola e tende a isolare gli studenti piuttosto che favorire cooperazione e integrazione. Il sistema dei voti premia chi si adegua a tale deriva e non chi la mette in discussione facendo ricorso al pensiero critico. «Agli obiettivi si dovrebbe arrivare insieme. Invece, in questi anni, mi è sembrato che i miei compagni venissero ridotti ai loro voti, e che quei voti diventassero un pretesto, per chi andava meglio, per sentirsi superiore e screditare gli altri. Se questo accade, è perché il sistema ci spinge in quella direzione. È ciò che ci viene insegnato», ha aggiunto Favaretto, seguito nella sua protesta da Maddalena Bianchi. La studentessa di Belluno ha ripreso i temi del compagno, concentrandosi sull’assenza di empatia da parte del corpo docenti, il che crea una distanza incolmabile tra le parti, facendo venir meno negli studenti un importante banco di confronto. Nelle ultime ore si è unito un terzo liceale, del Canova di Treviso, al moto di dissenso che dall’anno prossimo si tradurrà in bocciatura. «Se un ragazzo non si presenta all’orale o volontariamente decide di non rispondere alle domande dei docenti, non perché non è preparato, quello può capitare, ma perché vuole non collaborare o vuole boicottare l’esame, dovrà ripetere l’anno», ha spiegato il ministro Giuseppe Valditara a Rai News 24.

Le considerazioni fatte dai tre ragazzi veneti — e da tanti prima di loro — sono in linea col sentimento emerso negli ultimi anni durante le varie mobilitazioni studentesche, che hanno puntato il dito contro l’aziendalizzazione del sapere, l’individualismo dilagante, la repressione [2] dell’attivismo. Questioni che la riforma Valditara non risolverà, esacerbandole. Poche settimane fa, il ministero dell’istruzione ha pubblicato [1] le Nuove indicazioni per la scuola dell’infanzia e primo ciclo di istruzione 2025, da cui è emersa la visione di una scuola conservatrice, poco aperta al confronto, dove ad esempio il rispetto dell’altro viene profilato in maniera definita solo nell’ottica di osservazione delle regole — come nel caso della grammatica, che serve a «introiettare la cultura della regola [3]» —, della gerarchia verticale verso l’insegnante e del principio di autorità, definito «conquista interiore dell’uomo libero».

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Salvatore Toscano

Laureato in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali, per L’Indipendente si occupa di politica, diritti e movimenti. Si dedica al giornalismo dopo aver compreso l’importanza della penna come strumento di denuncia sociale. Ha vinto il concorso giovanile Marudo X: i buoni perché della politica.