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I Paesi Europei hanno firmato 200 accordi con l’Ucraina, 40 riguardano l’Italia

Sono circa 200 gli accordi firmati con aziende e governi europei per la cosiddetta «ricostruzione dell’Ucraina» per un valore complessivo di oltre dieci miliardi di euro. È quanto emerso dalla Quarta conferenza per la ripresa dell’Ucraina, svoltasi ieri e oggi a Roma, e organizzata congiuntamente dall’Italia e dall’Ucraina. All’evento hanno preso parte circa 5000 partecipanti, tra cui decine di capi politici, quaranta organizzazioni internazionali – incluse le principali banche di sviluppo – più di 2000 aziende e diversi rappresentanti della società civile. «Il piano russo è fallito, oggi abbiamo assunto impegni per oltre dieci miliardi di euro. Mi piace pensare che questa conferenza possa essere il punto di partenza per il miracolo economico dell’Ucraina», ha affermato la premier italiana Giorgia Meloni. Roma si è ritagliata un ruolo di spicco nella ricostruzione post-bellica dell’Ucraina e lo stesso presidente ucraino Zelensky ha dichiarato di contare sull’Italia «che sarà molto attiva in questo percorso»: non a caso la Penisola ha firmato 40 accordi per la ricostruzione dell’ex Stato sovietico. Se da un lato, i Paesi occidentali hanno celebrato l’evento come una prova di solidarietà e unità delle cosiddette democrazie, dall’altro, non è mancata la reazione dall’Ambasciata russa, secondo cui [1] «dietro alla conferenza per la ripresa dell’Ucraina apertasi oggi a Roma si nasconde una “logica cinica e menzognera” che viene portata avanti dagli attuali leader dei Paesi occidentali, Italia compresa».

Secondo la Banca mondiale la ricostruzione e la ripresa del Paese dovrebbero costare circa 447 miliardi di euro nei prossimi dieci anni. In questo contesto, la presidente della Commissione europea ha annunciato [2] un nuovo fondo europeo per la ricostruzione dell’Ucraina che sarà, secondo von der Leyen, «il più grande fondo azionario a livello globale per sostenere la ricostruzione». Il fondo è destinato agli investimenti nei settori dell’energia, dei trasporti, delle materie prime critiche e delle industrie a doppio uso. «Stiamo letteralmente puntando sul futuro dell’Ucraina, sfruttando il denaro pubblico per portare investimenti su larga scala nel settore privato e contribuire alla ricostruzione del Paese», ha affermato von der Leyen.

Per quanto riguarda l’Italia, invece, il ministero per gli Affari Esteri ha reso noto [3] di avere approvato due nuove iniziative di cooperazione del valore complessivo di circa 32 milioni di euro: la prima prevede un credito di aiuto di 30 milioni per la costruzione di un nuovo padiglione dell’Ospedale Pediatrico Regionale di Odessa; la seconda, affidata allo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, prevede la fornitura di attrezzature mediche a favore dell’ospedale. È previsto che il sostegno italiano all’ambito salute in Ucraina si rafforzerà ulteriormente attraverso un programma pluriennale, che farà leva su varie eccellenze italiane e che dovrebbe partire nei prossimi mesi. Il Viceministro Cirielli ha approvato anche il rifinanziamento del valore di 22 milioni di euro dell’iniziativa di emergenza multisettoriale in Ucraina condotta dalle organizzazioni della società civile italiane lanciata a dicembre 2024. Verranno così finanziati altri tredici progetti di realtà italiane molto apprezzate in Ucraina. Oltre al settore della salute, la Penisola si occuperà dei beni culturali di Odessa e dell’efficienza idrica della città: a riguardo il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha siglato due accordi con il ministro ucraino per lo Sviluppo per le comunità e la ricostruzione dei territori Oleksii Kuleba. «Questo non è solo una semplice dichiarazione ma un segnale della nostra unità a sostegno per la ricostruzione dell’Ucraina con la partecipazione del settore privato», ha affermato Tajani.

La conferenza ha ospitato a margine anche la riunione della “Coalizione dei volenterosi”. Per la prima volta gli USA hanno preso parte ai colloqui della Coalizione: erano presenti, infatti, l’inviato speciale degli Stati Uniti per l’Ucraina e la Russia Keith Kellogg, il senatore repubblicano Lindsey Graham e quello democratico Richard Blumenthal, che hanno recentemente sponsorizzato un nuovo disegno di legge sulle sanzioni contro la Russia. Il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro britannico Keir Starmer, invece, hanno partecipato all’incontro in videoconferenza dalla Gran Bretagna, dove il presidente francese si trovava in visita di Stato. I Paesi membri della coalizione hanno concordato di istituire un quartier generale a Parigi per un rapido dispiegamento di una nuova forza militare di deterrenza, dopo la fine delle ostilità.

Nonostante la guerra sia tutt’altro che vicina alla conclusione e, al contrario, gli attacchi di Mosca si intensifichino, i capi dei governi europei siglano accordi per la ricostruzione e i privati stanno già pensando di acquisire parte di ciò che resterà del Paese martoriato dalla guerra. Assenti, invece, i piani per fare cessare le ostilità e risolvere le gravi controversie diplomatiche e le cause che hanno scatenato il conflitto. Il tutto avviene mentre l’Europa si prepara alla guerra contro la Russia e nazioni come Lituania e Finlandia sono pronte ad avviare la produzione nazionale di mine antiuomo per difendersi da quella che percepiscono come la minaccia russa. Per questo, Mosca ritiene che quella degli aiuti e della ricostruzione sia una «mangiatoia» che «ha già acquisito vita propria». Secondo l’ambasciata russa, «Dai media trapelano periodicamente notizie in merito al fatto che una parte consistente delle risorse allocate dagli USA e dall’UE sia andata a depositarsi nelle tasche dei funzionari ucraini e di quelli occidentali. Una sorte che, evidentemente, attende anche quelle somme a molti zeri che verranno annunciate a conclusione di questa Conferenza di Roma».

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Giorgia Audiello

Laureata in Economia e gestione dei beni culturali presso l'Università Cattolica di Milano. Si occupa principalmente di geopolitica ed economia con particolare attenzione alle dinamiche internazionali e alle relazioni di potere globali.