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Gaza: almeno 66 bambini sono morti di fame in meno di tre mesi

Sono almeno 66 i bambini gazawi morti di fame dallo scorso 2 marzo. Il dato arriva dal ministero della Sanità di Gaza, ed è in linea con quanto comunicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità lo scorso mese, che parlava di almeno 57 bambini morti di fame. Qualche giorno fa, anche l’UNICEF ha lanciato un allarme carestia, sostenendo che oltre 5.000 bambini fra i sei mesi e i cinque anni risultavano ricoverati per malnutrizione acuta, il 150% in più rispetto allo scorso febbraio. Alla carestia e alla malnutrizione si aggiungono le condizioni sanitarie: tra i bambini della Striscia è infatti iniziata a circolare una forma di meningite, che gli ospedali faticano a contenere a causa della mancanza di antibiotici. Intanto, continuano anche i bombardamenti israeliani nella Striscia. Solo nella giornata di ieri, lunedì 30 giugno, Israele ha ucciso almeno 95 palestinesi.

Le condizioni in cui versano i bambini di Gaza peggiorano ogni giorno di più. Un mese fa l’OMS [1] riportava che circa 71.000 bambini di età inferiore ai cinque anni risultavano a rischio di malnutrizione acuta. Secondo l’ultimo rapporto di UNICEF [2], risalente al 20 giugno, a maggio sono stati ricoverati 5.119 bambini per malnutrizione acuta, di cui 636 per malnutrizione acuta grave(SAM), la forma più letale di malnutrizione. «Nella Striscia di Gaza in soli 150 giorni, dall’inizio dell’anno alla fine di maggio, 16.736 bambini – una media di 112 al giorno – hanno avuto accesso alle cure riguardanti la malnutrizione», si legge nel rapporto.

Ai problemi di malnutrizione si sono recentemente aggiunti nuovi problemi sanitari, con l’emergere di casi di meningite tra i bambini. A dare l’allarme è l’ospedale di Nasser [3], situato a Khan Younis, nell’area meridionale della Striscia di Gaza. I media ufficiali di Hamas riportano di 35 casi nella sola struttura di Nasser, che tuttavia rischiano di essere ancora di più: accanto all’appello dell’ospedale di Khan Younis è infatti arrivato quello del Dottor Marwan Al-Homs, direttore degli ospedali da campo nella Striscia di Gaza, che ha affermato che anche l’Ospedale dei Martiri di Al-Aqsa (situato nel Governatorato di Deir al Balah, nel centro della Striscia) e altre strutture mediche a Gaza City e nel nord della Striscia di Gaza hanno registrato analoghi casi di meningite infantile. Al-Homs ha lanciato un allarme epidemia, sottolineando che il sovraffollamento nei rifugi, insieme alla mancanza di igiene personale e di un’alimentazione adeguata, sono tutti fattori che minacciano la diffusione di malattie tra i bambini. Il pericolo di una diffusione incontrollata viene aggravato dalla «mancanza delle più elementari misure preventive e terapeutiche».

Nel frattempo, continuano anche i bombardamenti nella Striscia. Solo nella giornata di ieri, Israele ha ucciso almeno 95 persone, di cui 39 in un attacco alla caffetteria Al-Baqa di Gaza City, usata dai giornalisti come punto di ritrovo per lavorare. Nell’attacco, sono stati uccisi due operatori mediatici. Sempre a Gaza City, nei distretti settentrionali della città, l’esercito israeliano ha lanciato ulteriori minacce di evacuazione forzata ai palestinesi, provocando una nuova ondata di sfollamenti. I carri armati israeliani si sono spinti anche nel sobborgo Al-Zaytun, nell’area sudoccidentale di Gaza City, uccidendo in totale 13 persone; in generale, a sudovest di Gaza, sono state uccise altre 10 persone. L’invasione terrestre si è espansa anche a Khan Younis, e le operazioni di demolizione sono continuate in tutta la Striscia.

In Cisgiordania, a Nablus, le operazioni di demolizione degli edifici sono continuate in tutta la giornata di ieri; nella stessa Nablus, i coloni hanno danneggiato alcuni veicoli dei palestinesi, mentre l’esercito ha chiuso una strada agricola che porta a un villaggio a est di Tulkarem. Lo stesso campo profughi di Tulkarem è stato bersaglio dei bulldozer israeliani, che hanno demolito 104 edifici tra cui alcune abitazioni. Nelle colline a sud di Hebron, i coloni hanno sradicato circa 150 olivi e bruciato alcuni terreni agricoli, mentre le forze di polizia hanno arrestato 15 palestinesi. Una persona è stata arrestata anche a Gerusalemme, dove l’esercito ha anche chiuso in anticipo un posto di blocco e lanciato gas lacrimogeni sulle auto dei palestinesi. A Jenin, invece, sono stati portati avanti i lavori di demolizione, che prevedono l’abbattimento di 95 edifici nel campo profughi, e l’esercito ha sparato colpi di arma da fuoco contro un gruppo di giornalisti. Le violenze dei coloni non hanno risparmiato neanche lo stesso esercito israeliano: nella notte tra domenica e lunedì, un gruppo di persone legate alla “Gioventù delle colline”, movimento estremista di coloni israeliani, ha appiccato incendi, danneggiato veicoli, spruzzato graffiti, e attaccato dei soldati in una base militare a nord di Ramallah.

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Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.