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Anche l’Italia in stato di guerra: il governo dichiara l’allerta in 28.700 obiettivi sensibili

La guerra in Medio Oriente ha effetti anche in Italia. Dopo l’attacco statunitense a obiettivi nucleari iraniani, Roma è entrata in stato di allerta, e il ministero dell’Interno ha messo a punto un piano per proteggere gli obiettivi sensibili del Paese. In totale, il ministro Piantedosi ha individuato 28.700 punti tra musei, monumenti, aree turistiche, inclusi eventi culturali e sportivi, tutti siti dove le autorità locali saranno tenute a potenziare i controlli applicando anche misure di contrasto al terrorismo. Inclusi nella lista anche infrastrutture critiche, luoghi istituzionali, sedi del potere e basi militari: proprio in queste ultime, e specialmente in quelle statunitensi e della NATO, l’allerta risulta massima. L’Italia ospita circa 12.000 militari statunitensi, distribuiti in una ventina di avamposti militari.

Giunta la notizia dell’attacco statunitense in Medio Oriente, Piantedosi ha organizzato un incontro di analisi con il Comitato strategico antiterrorismo e con il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, a cui hanno partecipato i vertici delle forze dell’ordine, delle agenzie di intelligence e delle strutture della cybersicurezza. Dopo tale vertice, sono stati individuati 28.700 obiettivi sensibili in cui attuare misure di controllo e prevenzione; tra essi, circa 10.000 sono infrastrutture, circa 2.500 obiettivi politici, circa 2.000 sedi istituzionali e circa 1.000 ambasciate e consolati. Gli altri sono punti in cui potrebbero concentrarsi le persone, e includono dunque musei, monumenti, luoghi di attrazione turistica e grandi eventi, oltre alle basi militari statunitensi, la cui gestione, tuttavia, è affidata agli stessi USA.

Non risulta del tutto chiaro cosa questo stato di allerta comporti dal punto di vista pratico. In generale, dovrebbe aumentare il personale dispiegato nei punti individuati come critici. Allo stesso modo, dovrebbero aumentare le operazioni di controllo, specialmente nelle infrastrutture come porti, aeroporti e ferrovie. Le operazioni di prevenzione e controllo coinvolgeranno anche le autorità locali, e saranno prese anche misure di contrasto al terrorismo. Particolarmente sorvegliata l’area vaticana, dove ultimamente affluisce un gran numero di turisti a causa del Giubileo e dell’elezione del nuovo pontefice Leone XIV: qui da tempo sono stati installati metal detector all’accesso e dispiegati agenti in borghese tra la folla. L’attenzione verrà rivolta anche ai siti istituzionali statunitensi e israeliani; da quanto si apprende, Piantedosi ha individuato circa 1.000 aree sensibili a rischio, di cui circa 250 legate al mondo ebraico. Ultima allerta, quella digitale, specialmente sulle infrastrutture tecnologiche del settore trasporti, della sanità e dei luoghi istituzionali.

Piantedosi non è l’unico a essersi mosso dopo l’attacco statunitense [1] contro siti iraniani. Nella tarda mattinata di ieri, il ministro degli Esteri Tajani ha assicurato che non ci sarebbe pericolo per i militari italiani dispiegati in Medio Oriente. Tajani ha poi affermato che «le basi italiane non sono coinvolte negli attacchi o nelle operazioni in corso in Medio Oriente», al punto che, sostiene il ministro della Difesa Crosetto, le autorità italiane non sarebbero state neanche informate dell’attacco. La premier Meloni [2], invece, ha organizzato un incontro telefonico tra componenti del governo e vertici dell’intelligence. L’Italia, ha commentato la premier, «continuerà a impegnarsi per portare al tavolo negoziale le parti».

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Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.