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La sincerità è rivoluzionaria

La sincerità è rivoluzionaria perché nessuno se l’aspetta. E si presenta mentre avviene tutt’altro, mentre domina la dissimulazione e l’ipocrisia.

La sincerità è disarmata perché non deve dimostrare, non obbliga nessuno a restituirne altrettanta, è un dono che non si aspetta nulla . Di solito ottiene in cambio sospetti, calcoli, finzioni, reticenze come controdoni.

La sincerità è la bandiera al vento delle emozioni, è lo slancio di chi ti sostiene se inciampi, è la tenerezza passionale che ti libera dalle attese.

La sincerità è alleata della lealtà e della libertà, è un urlo o un sussurro a seconda dei casi, ti può ingannare perché ti sorprende, ti può offendere perché non è servile, può svelare perché si imbarazza a nascondere.

Ma ci sono tante sincerità. C’è quella che tace perché ti provoca a intervenire, c’è quella che accarezza per evitare di ricevere uno schiaffo, c’è quella innocente e c’è quella colpevole. Colpevole di non lasciare nulla di intentato, non soltanto coraggiosa ma sfrontata, tanto provocatrice e autentica che si aspetta di venire ridimensionata.

Con la sincerità non si entra mai in guerra, con lei si comincia invece a trattare gettando tutte le carte in tavola, facendo inorridire l’avversario, facendo passare, in un primo momento, chi è sincero da incapace.

Se chi ama ancora è sincero, sa quanto costa dichiararsi, non mettere condizioni, trascurare gli ostacoli.

Se chi non ama più è sincero, vuole dire che non escogita ricatti, che non ha paura della solitudine, che è pronto a farsi l’esame, anche a prendersi a schiaffi.

La sincerità ci guarisce dalla politica quand’è mistificatrice, dal senso del dominio, dalle illusioni. La sincerità è povera ma generosa, è sconsiderata perché esagera, senza freni, senza attendere tornaconti.

La sincerità fa paura tranne a chi è sincero. Lui, lei, loro, in quel momento sinceri (in quel momento, perché è davvero difficile essere sempre sinceri), lui, lei, loro abbracceranno il loro modo d’essere come qualcuno che non incontrano da tanto tempo.

E lo abbracci, la abbracci, la ami, lo ami anche se tra di voi non c’è mai stato niente. Perché la sincerità è un incontro con il te stesso di te e con il se stesso degli altri.

Un incontro che può finire lì o durare per sempre.

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Gian Paolo Caprettini

Ha insegnato all'Università di Torino dal 1975 al 2013, dove è stato professore ordinario di Semiotica e Semiologia del Cinema, ha diretto Extracampus, la TV dell'Università, e il Master di Giornalismo. I suoi libri più recenti: Scrivere come sognare (Cartman), Vertigini dell'immaginario (con A. Bálzola, Meltemi), Complice la poesia (L'Indipendente), Dizionario della fiaba italiana (Meltemi).