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9 Paesi UE chiedono il boicottaggio delle colonie israeliane illegali: Italia muta

Nove Paesi membri dell’Unione Europea hanno chiesto alla Commissione UE di elaborare proposte legislative per interrompere il commercio con gli insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati. Il documento, indirizzato all’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione, Kaja Kallas, è stato firmato dai ministri degli Esteri di Belgio, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Slovenia, Spagna e Svezia. L’iniziativa fa riferimento a un parere consultivo emesso nel luglio 2024 dalla Corte internazionale di giustizia, secondo cui l’occupazione israeliana e la costruzione di insediamenti nei territori palestinesi violano il diritto internazionale. Ancora una volta tra i firmatari non risulta l’Italia, che con il governo Meloni si conferma alleata di ferro di Israele in Europa.

La posizione dei nove Paesi riflette una crescente pressione affinché le politiche commerciali dell’UE siano coerenti con il diritto internazionale e i diritti umani. Nel testo della lettera, i nove ministri degli Esteri scrivono: «Non abbiamo visto alcuna proposta per avviare discussioni su come interrompere in modo efficace il commercio di beni e servizi con gli insediamenti illegali». Per questo, aggiungono, è necessario che «la Commissione europea sviluppi proposte di misure concrete per garantire il rispetto da parte dell’Unione degli obblighi individuati dalla Corte». Il ministro degli Esteri belga, Maxime Prévot, promotore dell’iniziativa, ha evidenziato come la Corte abbia indicato chiaramente che i Paesi debbano astenersi da qualsiasi attività economica che possa rafforzare l’illegalità della situazione nei territori occupati. Su X, Prévot ha dichiarato [1]: «Il rispetto del diritto internazionale è una responsabilità condivisa. In un ordine internazionale basato su regole, la chiarezza giuridica deve guidare le scelte politiche. Un approccio europeo unito può contribuire a garantire che le nostre politiche riflettano i nostri valori».

Il tema sarà discusso lunedì prossimo al Consiglio Affari Esteri a Bruxelles, dove i ministri valuteranno anche la revisione dell’accordo di associazione UE-Israele, avviata alla luce della crisi a Gaza. Secondo quanto dichiarato da un portavoce della Commissione durante un briefing, «la revisione è stata ed è ancora in corso» e sarà «il prossimo Consiglio la sede opportuna per discuterne». Attualmente, l’Unione Europea è il principale partner commerciale di Israele, con un volume di scambi pari a 42,6 miliardi di euro nel 2023. Tuttavia, non è chiaro quanta parte di questo commercio coinvolga beni e servizi provenienti dagli insediamenti. La proposta dei nove Stati punta dunque anche a fare chiarezza su questo aspetto e a impedire che i fondi europei sostengano indirettamente l’occupazione israeliana.

Il documento su cui si basa questa iniziativa è il parere espresso dalla Corte Internazionale di Giustizia (CIG), che nel luglio dello scorso anno ha stabilito che gli insediamenti israeliani in Palestina violano il diritto internazionale. Il parere della Corte, che non è vincolante – come invece lo sono le risoluzioni ONU al riguardo, che hanno già determinato che l’occupazione israeliana è illegale -, era giunto in seguito una richiesta avanzata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 30 dicembre 2022, che aveva chiesto alla Corte di esprimersi in merito alle «conseguenze legali della continua violazione da parte di Israele del diritto all’autodeterminazione palestinese, dalla prolungata occupazione, insediamento e annessione dei Territori Palestinesi occupati dal 1967», inclusa Gerusalemme, e dell’adozione, da parte di Tel Aviv, di «leggi e misure discriminatorie» e in che modo tali pratiche «influiscono sullo status giuridico dell’occupazione e quali sono le conseguenze giuridiche che ne derivano per tutti gli Stati e le Nazioni Unite».

Nonostante le crescenti denunce da parte della società civile e il crollo di consenso verso Israele in tutta Europa – con la popolazione italiana tra quelle in assoluto più critiche secondo un recente sondaggio [2] YouGov – il governo italiano continua così a distinguersi per la propria incondizionata fedeltà allo Stato ebraico. Precedentemente, Roma si era opposta alla revisione del trattato di associazione UE-Israele, chiesta [3] da dieci Paesi europei dopo mesi di appelli e alla luce delle gravi violazioni commesse da Israele a Gaza, e aveva rinnovato in automatico il memorandum militare con Tel Aviv, nonostante i rilievi di costituzionalità sollevati [4] da numerosi giuristi. Questo scollamento tra istituzioni e opinione pubblica è sempre più marcato: mentre il Parlamento italiano boccia [5] sistematicamente ogni iniziativa per il riconoscimento dello Stato di Palestina, un’ampia fetta della popolazione esprime invece totale disapprovazione per le azioni dello Stato Ebraico in Medio Oriente.

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Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.