Da anni ormai, autori e artisti intentano piccole e medie cause legali per far valere i propri diritti nei confronti delle intelligenze artificiali generative, strumenti spesso accusati di essere addestrati in maniera illecita, sfruttando contenuti protetti dal diritto d’autore. Mercoledì 11 giugno, però, sono scesi in campo anche Disney e Universal: due colossi di Hollywood che hanno unito le forze per fare causa a Midjourney, noto generatore di immagini che tende a riprodurre con sorprendente fedeltà lo stile visivo su cui si basa il proprio modello.
Le carte [1]del tribunale – 110 pagine dense di esempi – illustrano nel dettaglio come l’IA in questione “stravolga gli incentivi fondamentali della legge sul copyright degli Stati Uniti”. “Midjourney è la quintessenza dello scroccone del copyright, un pozzo senza fondo di plagio”, si legge nei documenti, dove si parla di una “violazione calcolata e intenzionale”, con contenuti che riproducono in modo fin troppo evidente le opere originali. Horacio Gutierrez, vicepresidente esecutivo e Chief Legal Officer di Disney, ha parlato apertamente di “pirateria”.
Le due major non si dichiarano contrarie all’intelligenza artificiale – tutt’altro – ma contestano duramente il fatto che gli output della IA generativa in questione richiamino in modo esplicito marchi come Star Wars, Shrek e Marvel. Uno scontento che, a detta dell’accusa, era già comunicata a Midjourney per via legale, ma che sarebbe stato ignorato: l’azienda avrebbe semplicemente guadagnato tempo, continuando nel frattempo a rilasciare nuove versioni dei suoi modelli.
L’azione legale coinvolge sette entità aziendali interne a Disney e Universal e chiede un’ingiunzione immediata contro Midjourney, così da impedirle di continuare a distribuire immagini legate ai brand citati nei documenti. Contestualmente, viene richiesto un risarcimento danni, di cui però non è ancora stato specificato l’ammontare. Richieste che ricordano da vicino le cause viste negli ultimi anni [2], ma con una differenza sostanziale: questa volta non si tratta di una class action portata avanti da scrittori, illustratori o testate giornalistiche con risorse relativamente limitate, bensì di due titani dotati di team legali notoriamente aggressivi ed estremamente preparati.
In tal senso, si tratta di un caso senza precedenti, che potrebbe incidere in modo significativo sul futuro delle IA generative, stabilendo un precedente legale rilevante. Si sospetta che molti dei modelli oggi in commercio sono stati addestrati impiegando materiali trafugati o comunque utilizzati senza il consenso dei detentori dei diritti, una prassi che viene difesa invocando il principio del fair use, sostenendo che i contenuti generati siano “trasformativi” a sufficienza da non configurare un plagio diretto. Un punto di vista che viene difeso anche con strategie di lobby mirate a chiedere alla Casa Bianca che il diritto a cannibalizzare il materiale protetto da diritti d’autore sia “preservato [3]“.
Disney e Universal non si spingono fino a chiedere la rimozione delle proprie opere dagli archivi di addestramento – una richiesta che avrebbe conseguenze dirompenti sull’intero settore –, bensì chiedono che Midjourney smetta immediatamente di generare immagini riconducibili ai loro prodotti. E che lo faccia prima di lanciare il suo nuovo sistema di generazione video.