Altro che alieni grigi e astronavi: un’inchiesta del Wall Street Journal ha confermato ciò che molti sospettavano ormai da tempo, ossia che il Governo degli Stati Uniti ha deliberatamente alimentato il mito degli UFO per oscurare gli esperimenti militari più segreti del Pentagono. La campagna di disinformazione risale almeno agli anni Ottanta, ma le sue derive avrebbero addirittura condizionato le indagini ufficiali degli ultimi anni. Nel 2024, il Dipartimento della Difesa ha pubblicato il suo primo rapporto [1]sugli UAP – i fenomeni anomali non identificati –, frutto di un’indagine condotta dall’All-domain Anomaly Resolution Office (AARO): su oltre 1.800 segnalazioni esaminate tra il maggio 2023 e il giugno 2024, solo una ventina sono rimaste “non plausibilmente spiegabili” e circa 750 riconducibili a fenomeni ordinari quali palloncini, stormi o droni. Un esito fondamentalmente poco appagante di un fenomeno che, complice la diffusione di alcuni eclatanti video militari, aveva catturato prepotentemente l’interesse pubblico. Ebbene, le rivelazioni [2]del Wall Street Journal spiegano parzialmente il perché di risultati tanto generici.
Il Congresso ha istituito l’AARO nel 2022 per “rilevare, identificare e attribuire” i misteriosi oggetti rilevati in aria, spazio e mare, con particolare riguardo alla sicurezza nazionale. Come direttore di questa nuova costola del Pentagono era stato selezionato il Dr. Sean Kirkpatrick, ex capo scienziato presso il Missile and Space Intelligence Center, un professionista che, durante le sue analisi, ha identificato elementi di disinformazione perpetrate da soggetti militari con lo specifico compito di creare un grado di confusione utile a nascondere lo sviluppo di programmi bellici. Kirkpatrick ha rassegnato le dimissioni da Direttore dell’AARO nel dicembre del 2023, pochi mesi prima che gli esiti della sua indagine venissero resi pubblici. Documenti che, però, hanno omesso di esplicitare il ruolo di depistaggio dell’esercito.
Tra i casi più eclatanti emersi dall’inchiesta vi è quello di un colonnello dell’US Air Force che, negli anni ’80, si recò in un bar nei pressi della famigerata Area 51 per fornire al gestore fotografie manipolate di “astronavi aliene” — in realtà un diversivo per coprire i test del caccia stealth F-117 Nighthawk —, un atto che ha incoraggiato la diffusione di false informazioni, alimentando la mitologia degli alieni in favore gli “interessi della sicurezza nazionale”. Ovvero per non fare trapelare informazioni tecniche critiche all’orecchio dell’avversario sovietico.
Parallelamente, l’indagine ha portato alla luce un vero e proprio rito d’iniziazione informale per i nuovi comandanti dei programmi più riservati: durante i briefing d’ingresso venivano mostrati dossier fasulli su velivoli antigravitazionali e presunti reperti alieni, presumibilmente con l’intento di testarne la segretezza e il senso di lealtà alla causa. Secondo alcune testimonianze, certi ufficiali erano addirittura convinti di essere stati reclutati in un programma fantomatico noto come “Yankee Blue”, il cui scopo era sviluppare innovazione scientifica partendo dall’analisi di reperti tecnologici extraterrestri. Questo modus operandi è proseguito fino alla primavera 2023, quando l’Ufficio del Segretario della Difesa ha ufficialmente ordinato di interrompere tali pratiche, pur senza rendere note le dimensioni reali del fenomeno.