I ministri della Difesa dei 32 Paesi membri della NATO si sono accordati sui nuovi obiettivi per le spese militari. Non ha usato mezzi termini il segretario americano alla Difesa Pete Hegseth quando, prima della riunione ministeriale, ha detto che «ogni Paese deve contribuire con il 5% del PIL». Una posizione sposata dai Paesi Baltici ma osteggiata — seppur timidamente — dagli altri Alleati, su tutti la Spagna. Si è arrivati così a un compromesso: aumentare le capacità nazionali della Difesa al 3,5% del PIL, aggiungendo un ulteriore e più discrezionale 1,5% in investimenti correlati, tra cui le infrastrutture e la cybersicurezza. Da Roma è già partito il tentativo di convincere gli Alleati a inserire in queste ultime la costruzione del Ponte sullo Stretto. Mani avanti poi sui tempi di raggiungimento del nuovo obiettivo — non prima del 2035, fa sapere il ministro Guido Crosetto. Per raggiungere appieno gli obiettivi richiesti dalla NATO, l’Italia dovrebbe investire circa 66 miliardi di euro in più all’anno nella Difesa – i quali, a meno di miracoli economici, si tradurrà in tagli alla spesa sociale, indebitamenti e privatizzazioni.
L’obiettivo del piano concordato dai ministri degli Esteri membri della NATO è costruire [1] un’Alleanza «più forte, equa e letale», in grado di garantire «la prontezza bellica negli anni a venire». L’Italia ha dichiarato di aver raggiunto quest’anno l’obiettivo del 2%, che il ministro Crosetto aveva già definito [2] solamente un «punto di partenza», con l’obiettivo finale di arrivare a soddisfare le richieste dell’Alleanza. Tuttavia, secondo quanto dichiarato dal ministro stesso alla stampa nelle scorse ore, l’Italia potrebbe aver bisogno di altri 10 anni di tempo per giungere all’obiettivo del 3,5%. «Abbiamo sposato la tesi inglese di spostare al 2035 il raggiungimento degli obiettivi di capacità che vengono richiesti» ha dichiarato il ministro. Un investimento che dovrebbe portare nelle casse del ministero della Difesa ulteriori 33 miliardi di euro circa all’anno, che vanno raddoppiati per arrivare all’obiettivo finale richiesto dalla NATO (considerato il valore [3] del PIL italiano nel 2024, pari a 2.192.182 milioni di euro).
Già ora, per far quadrare i conti l’Italia ha chiesto all’UE di poter inserire [4] nel bilancio per la Difesa opere strategiche quali il Ponte sullo Stretto di Messina, per il governo un’infrastruttura «imperativa e prevalente per l’interesse pubblico» in quanto potrebbe dover essere necessaria per «il passaggio di truppe e mezzi della NATO». Come riscontrato [5] dall’Osservatorio Milex, infatti, per raggiungere gli obiettivi di spesa richiesti l’Italia è costretta a inserire nel bilancio altre voci fino ad ora non considerate – e questo già solamente per raggiungere l’obiettivo del 2%. Al quale, in base alle richieste attuali, vanno ora aggiunte altre decine di miliardi di euro.