Le nuove norme promosse dal governo Meloni sulla caccia, ispirate dal ministro Francesco Lollobrigida, sono finite nel mirino della società civile, che con molteplici iniziative sta contestando i piani dell’esecutivo. Le nuove misure, che devono ancora passare in Consiglio dei Ministri, mirano a stravolgere radicalmente il quadro normativo esistente: estensione delle aree cacciabili, liberalizzazione delle catture di richiami vivi, apertura di nuove concessioni perfino sui litorali demaniali e la possibilità di sparare fino a notte fonda e in periodo di nidificazione sono solo alcuni dei punti più controversi del disegno di legge. Critici e associazioni animaliste lanciano l’allarme su un potenziale scenario di «caccia selvaggia», denunciando l’impatto devastante sulla biodiversità, la sicurezza dei cittadini e l’immagine turistica del Paese.
Tante sono le iniziative da segnalare. Centrale è il ruolo che sta svolgendo il WWF nella mobilitazione, con il lancio della petizione #StopCacciaSelvaggia, che ha già visto la firma di oltre 30mila persone. «Il Governo vuole stravolgere le regole sulla caccia: più mesi per sparare, aumento delle specie cacciabili, meno aree protette, fucili anche in spiaggia e nei boschi, migliaia di uccelli catturati rinchiusi a vita in gabbia, meno libertà di vivere in natura», scrive [1] l’organizzazione, parlando di «una legge pericolosa che mette a rischio animali già vulnerabili e trasforma la natura in un campo di tiro». Negli scorsi giorni, inoltre, Italia Nostra – associazione non-profit italiana che si occupa di tutela, promozione e valorizzazione del patrimonio culturale, storico e artistico del Paese – ha indirizzato un appello formale al Presidente Sergio Mattarella: «La prospettiva descritta dalla nuova legge sulla caccia di animali uccisi tutto l’anno e in ogni luogo e l’inevitabile previsione di nuovi incidenti di caccia solleva interrogativi profondi sulla nostra coscienza collettiva e sul rispetto per la vita umana ed animale – si legge nel testo [2] che gli organizzatori invitano a inviare al Capo dello Stato tramite l’apposito form [3] -. Viviamo in un’epoca in cui la sostenibilità e la tutela della biodiversità dovrebbero essere al centro delle nostre politiche, eppure questa nuova norma sembra andare in direzione opposta. […] Le chiedo con forza di “bloccare” l’entrata in vigore di questa norma sulla caccia selvaggia, che potrebbe avere conseguenze devastanti per la nostra fauna, per l’ecosistema e per le nuove generazioni».
Oltre 1.600 cittadini hanno inoltre firmato una petizione online [4] per chiedere chiarezza sul rapporto tra il ministro Lollobrigida e le lobby venatorie. I promotori accusano il governo Meloni di aver favorito, fin dall’inizio della legislatura, i cacciatori a scapito della fauna selvatica con provvedimenti a ripetizione, norme “ad personam” e un apparente disprezzo per gli obblighi europei in materia di conservazione. La petizione denuncia il tentativo di silenziare il dibattito pubblico e di imporre misure drastiche senza alcuna consultazione con ecologisti, enti locali e semplici cittadini. Un’altra petizione è stata poi lanciata [5] dall’Associazione Bearsandothers, che in una lettera aperta alla premier Giorgia Meloni ha messo in luce il contrasto tra la promessa di tutela ambientale del governo e le misure di fatto più permissive mai viste in un testo unico sulla caccia. «É una proposta di legge, devastante, dirompente, che liberalizza il bracconaggio e addirittura prevede penalizzazioni per chi lo contrasta visto che diventerebbe legale: un vero e proprio ritorno al medioevo, dove tutto era lecito e permesso, sponsorizzato dal governo italiano che vuole accaparrarsi i voti della lobby dei cacciatori e dei costruttori di armi», hanno scritto in un comunicato [6] i proponenti. «È necessario attivarsi in ogni dove e presso l’Europa per fermare questa proposta di legge, che è anticostituzionale, visto che all’articolo 9 della costituzione, dopo decenni di lotta si è riusciti a fare immettere il concetto di rispetto della biodiversità», conclude l’associazione.
In ultimo, occorre ricordare che già da marzo è partito l’iter della raccolta firme [7] per un referendum volto ad abrogare l’Art. 19 Ter, che renderebbe di fatto legale la caccia in ogni area del Paese. L’obiettivo della campagna, che al momento vede 32.700 a fronte delle 500mila richieste, è restituire milioni di ettari di bosco e campagna alle famiglie e agli escursionisti, che oggi temono di imbattersi in “zone di guerra” frequentate da cacciatori. Salvare la vita degli animali selvatici – sottolineano gli organizzatori – significa anche proteggere il diritto di ciascuno a passeggiare nei boschi, raccogliere funghi o castagne in tranquillità, senza il timore di piombate indiscriminate. Parallelamente, è inoltre possibile sottoscrivere la proposta che si pone la finalità di vietare la caccia nei fondi privati andando a modificare l’Art. 842 Codice Civile, che attualmente prevede l’ingresso dei cacciatori nei fondi privati anche senza l’autorizzazione del proprietario.