Nel cuore sempre più arido dell’Africa Occidentale, una rivoluzione verde sta prendendo forma. Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso, ha da tempo intrapreso un coraggioso percorso di rinascita urbana e ambientale: la realizzazione di una cintura verde composta da orti, alberi e riserve d’acqua che sta ridisegnando il volto della città, offrendo una risposta concreta ai cambiamenti climatici e alle frequenti crisi alimentari. Il progetto, nato negli anni Settanta per contrastare la desertificazione, proteggere il suolo e produrre cibo, ha visto un rallentamento dopo i primi mille ettari riqualificati. Ma oggi, grazie al rinnovato impegno della capitale burkinabé e all’adesione al Milan Urban Food Policy Pact [1], il progetto della cintura verde ha ripreso vigore. L’iniziativa, che oggi si estende per oltre 2.000 ettari, punta a circondare interamente la città facendosi da argine contro l’avanzata del deserto e le ondate di calore sempre più estreme.
La cintura verde si mostra come una contromossa naturale che è preziosa alleata dell’agricoltura urbana e della riforestazione. La città, che ha raddoppiato la sua popolazione in appena 14 anni, è duramente colpita dagli effetti del riscaldamento globale. Secondo uno studio [2] della NASA, le città del sud globale hanno una minore capacità di raffreddamento rispetto a quelle del nord, proprio a causa della scarsità di spazi verdi. Il fenomeno, non a caso, è stato chiamato “effetto lusso”.
In un Paese dove un terzo del territorio è degradato [3], con 360.000 ettari di suolo perduti ogni anno, piantare alberi e coltivare orti è diventato quindi un atto di sopravvivenza. I cittadini ricevono piccoli appezzamenti per coltivare, mentre si costruiscono nuovi pozzi e si avviano corsi di formazione per i futuri agricoltori urbani. È una rivoluzione silenziosa ma potente, che restituisce dignità e speranza a chi lascia le campagne per cercare fortuna in città. Lassina Kaboré, un ex contadino costretto a raccogliere rifiuti per sopravvivere, ora coltiva lattuga: «Ho lasciato il mio asino e il carretto. Adesso guadagno qualcosa con la terra». Anche Zarate Ibundo, 55 anni, ha invece abbandonato il faticoso lavoro di frantumare pietre nei sobborghi per occuparsi di un orto: «Ora posso guadagnare 2.000 franchi CFA al giorno. La mia sofferenza è diminuita, ho cibo e posso vivere meglio».
È un nuovo ecosistema sociale, fatto di condivisione e maggiore benessere. Spazi verdi come quelli creati a Ouagadougou, secondo diversi studi, possono ridurre di 5°C la temperatura nelle aree circostanti. All’interno del programma strategico di sviluppo della cintura verde di Ouagadougou, il progetto Nutrire la Città [4], sostenuto dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, ha già coinvolto oltre 265.000 persone. Le iniziative includono sperimentazioni agroecologiche su 15 ettari, mense scolastiche sostenibili, una piattaforma di e-commerce per i prodotti locali e un ampio supporto ai piccoli produttori. La visione è ambiziosa ma chiara: entro il 2040, Ouagadougou vuole diventare un modello agroecologico di riferimento. Una città resiliente, che produce cibo, protegge la biodiversità e offre nuove opportunità di lavoro.