Panama, con il suo canale, è stata al centro dell’attenzione internazionale per mesi, da quando Donald Trump si è insediato alla Casa Bianca annunciando la volontà degli Stati Uniti di prendere il controllo della via marittima altamente strategica. Tuttavia non si tratta dell’unica questione che scuote questa piccola porzione di terra: 12 mila persone delle comunità indigene che vivono lungo le sponde del fiume Indio stanno infatti correndo il rischio di essere sfrattate. Panama prevede infatti di costruire dighe lungo il corso di questo fiume, affinché il canale abbia sempre la giusta quantità d’acqua per svolgere regolarmente le sue operazioni di passaggio delle navi. L’aumento dei passaggi navali e la contemporanea siccità prolungata hanno messo in pericolo le entrate di Panama derivanti dal traffico marittimo che attraversano il suo istmo. Tuttavia, ciò rende le popolazioni indigene locali a rischio di essere sfrattate dalle proprie terre.
A due ore di macchina ad ovest di Panama City, 12.000 abitanti hanno una preoccupazione pressante: il loro governo prevede di inondare le loro terre e trasferirle per creare un bacino artificiale per garantire l’approvvigionamento idrico del canale. Con l’aumento del traffico del canale, siccità prolungate hanno ostacolato le sue operazioni: una delle ultime, tra il 2023 e il 2024, ha portato a ridurre il numero di navi che viaggiano attraverso il canale da 37 passaggi giornalieri a 22. Il sistema del Canale di Panama è composto da una serie di corsi d’acqua e chiuse che collegano le due coste del Paese attraverso due laghi artificiali: Gatún e Alajuela. I due laghi non servono solo per le operazioni del canale ma forniscono [1] anche acqua a poco più della metà della popolazione totale di Panama (4,5 milioni), compresi i residenti delle città di Panama, Arraiján, La Chorrera e Colón. La siccità del 2023-24 ha portato [2] a livelli d’acqua così bassi in questi laghi che l’approvvigionamento idrico alla popolazione locale è stato messo in discussione al fine di garantire il continuo transito delle navi. Questo stato di cose pone gli abitanti indigeni in ulteriore difficoltà, rischiando di essere sfrattati dalle proprie terre per la creazione di un nuovo bacino artificiale grazie ad un sistema di dighe sul fiume Indio.
La costruzione dovrebbe iniziare nel 2027 e il tempo previsto per l’esecuzione dei lavori è di quattro anni, seguiti da due anni per riempire il bacino artificiale. Si stima [3] che la diga costi 1,5 miliardi di dollari, con ulteriori 400 milioni stanziati per il risarcimento per i residenti trasferiti e i progetti sociali connessi. Ma la popolazione locale non ha mai dato il proprio assenso a questo progetto e, quindi, al proprio trasferimento. Le comunità locali che saranno colpite dalla costruzione delle dighe e del lago artificiale sono sia coloro le cui case saranno sommerse dalle acque così come coloro che si affidano al fiume e alla terra delle sue sponde per la propria sopravvivenza quotidiana. Non solo. Come denunciato [4] dal Centro de Incidencia Ambiental Panama, la costruzione di questo sistema artificiale destinato a sostenere le operazioni del canale mette in serio pericolo anche l’ecosistema della regione. Il fiume Indio fa parte del corridoio biologico mesoamericano, un ecosistema chiave che collega varie aree dell’America centrale e del Messico meridionale, ed è un rifugio per specie come scimmie, coccodrilli e vari tipi di piante. Questo corridoio ecologico sarebbe gravemente frammentato dalla costruzione del bacino artificiale rischiando di compromettere il suo equilibrio ecologico.
Il governo di Panama sembra però del tutto intenzionato a proseguire sulla propria strada, dato che attraverso il suo canale passa il 5% del commercio marittimo globale, registrando ricavi che per il 2024 hanno ammontato [5] a circa 5 miliardi di dollari. Il percorso è cruciale per gli Stati Uniti, con circa il 40% del traffico di container del Paese che attraversa il canale ogni anno, oltre al passaggio delle proprie navi militari che possono così spostarsi dall’Oceano Pacifico a quello Atlantico. Sia dal punto di vista commerciale che militare, il passaggio marittimo è considerato altamente strategico dalla presidenza Trump, che lo vede fondamentale nella sfida con la Cina.