L’8 giugno 2025 dovrebbe scattare, in automatico, il rinnovo quinquennale del Memorandum d’intesa tra Italia e Israele sulla cooperazione militare e della difesa. Un patto firmato a Parigi nel 2003 ed entrato in vigore nel 2005, rimasto da allora in gran parte coperto da segreto militare. Questa volta, però, c’è chi ha alzato la voce contro tale prospettiva. Un gruppo di 10 giuristi italiani ha infatti presentato una diffida formale al governo Meloni, sollecitando l’interruzione del rinnovo automatico. Secondo i firmatari, l’accordo rischia infatti di violare numerosi articoli della Costituzione italiana, oltre a rappresentare un sostegno implicito a crimini internazionali.
L’iniziativa, depositata [1] il 21 maggio, è stata firmata da dieci esperti di diritto costituzionale e internazionale – tra cui Ugo Mattei, Fabio Marcelli e Domenico Gallo – e rappresentata dallo studio legale Piccione di Bari. La diffida è stata indirizzata alla Presidenza del Consiglio, al Quirinale e ai ministeri della Difesa e degli Esteri. Le motivazioni principali ruotano attorno a due questioni centrali: da un lato, la sistematica violazione dei diritti umani e del diritto internazionale da parte dello Stato Ebraico; dall’altro, la negazione al popolo italiano del diritto all’informazione sui contenuti e i costi del memorandum.
Il memorandum [2] stabilisce una fitta rete di cooperazione tra l’Italia e lo Stato Ebraico nel comparto militare e della difesa. Gli ambiti di cooperazione includono l’industria e le politiche di approvvigionamento per la difesa, l’interscambio di materiale d’armamento, la formazione e l’addestramento del personale, così come la ricerca e lo sviluppo militare, questioni ambientali legate alle infrastrutture militari, operazioni umanitarie e attività culturali e sportive. Le modalità operative prevedono scambi di visite ufficiali, partecipazione di osservatori a esercitazioni, corsi e conferenze, nonché condivisione di dati e pubblicazioni tecniche, con divieto di divulgare a terzi senza consenso scritto della Parte originaria. Sul fronte sicurezza, le attività sono soggette all’Accordo sulla Sicurezza del 1987, che impone rigide clausole di riservatezza. Eppure, i dettagli dell’applicazione concreta dell’accordo – dove, come e con quali implicazioni – restano inaccessibili ai cittadini, protetti dal segreto militare. E questo, secondo i giuristi, costituisce una violazione degli articoli 1, 2, 3, 10, 11, 28, 54, 117 della Costituzione, oltre che dell’articolo 21 sul diritto all’informazione.
«L’8 giugno 2025 il Governo italiano rinnoverà tacitamente il Memorandum d’Intesa in materia di cooperazione militare e della difesa con Israele – scrivono i giuristi –. Questo avverrà nonostante la gravissima situazione attualmente in corso a Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est», oltre al «procedimento in corso alla Corte Internazionale di Giustizia, che ha riconosciuto la plausibilità del genocidio in atto contro il popolo palestinese», al «parere della stessa Corte (luglio 2024) che ha dichiarato illegale l’occupazione israeliana del territorio palestinese e ne ha ordinato lo smantellamento entro il 17 settembre 2025» e ai «mandati di arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale nei confronti del primo ministro israeliano Netanyahu e l’ex ministro della difesa Gallant per crimini di guerra e crimini contro l’umanità». Secondo i firmatari della diffida, il rinnovo dell’accordo costituisce «una conferma del sostegno italiano alla macchina bellica israeliana, che ha raso al suolo la Striscia di Gaza, causando solo a Gaza oltre 60mila vittime palestinesi negli ultimi due anni, tra cui 18mila bambini, e che continua ad annettere territorio occupato in Cisgiordania, sfollandone gli abitanti».
La tacita prosecuzione della collaborazione sarebbe dunque, ad avviso dei giuristi che hanno firmato la diffida, un atto politico e giuridico assai grave, che renderebbe lo Stato italiano co-responsabile, almeno moralmente, delle azioni di un Paese accusato di genocidio in un procedimento tuttora in corso. Eppure, tutto fa supporre che l’Italia punterà a rinnovare il memorandum: pochi giorni fa, oltre a bocciare [3] per l’ennesima volta il riconoscimento dello Stato di Palestina, il Parlamento italiano ha infatti votato contro l’impegno di chiedere la sospensione dell’accordo di associazione Unione europea-Israele e l’ipotesi di sanzioni allo Stato ebraico per i massacri a Gaza.