La Procura generale russa ha messo al bando l’organizzazione internazionale non governativa Amnesty International, designandola come organizzazione «indesiderabile» in Russia, con l’obiettivo di «ripulire lo spazio informativo nazionale da qualsiasi influenza esterna distruttiva», come dichiarato dal Servizio di Sicurezza Federale (FSB) russo della regione di Sverdlovsk. Nella dichiarazione della Procura si legge che «La Procura generale ha deciso di riconoscere le attività di Amnesty International Limited, un’organizzazione internazionale non governativa registrata a Londra, come indesiderate sul territorio della Russia». Secondo le autorità russe, la sede londinese dell’organizzazione internazionale per i diritti umani sarebbe un centro di formazione per progetti russofobi globali, «finanziato dai complici del regime di Kiev».
La Procura generale dello Stato eurasiatico sostiene [1] che Amnesty International alimenti il confronto militare in Ucraina: «I membri dell’organizzazione sostengono organizzazioni estremiste e finanziano le attività di agenti stranieri». Inoltre, accusa l’organizzazione di insistere sull’isolamento politico e economico della Russia. Non è tardata ad arrivare la dura reazione dell’ONG internazionale fondata a Londra nel 1961: Questa decisione fa parte di un più ampio sforzo del governo russo per mettere a tacere il dissenso e isolare la società civile. […] Le autorità si sbagliano di grosso se credono che, etichettando la nostra organizzazione come “indesiderabile”, interromperemo il nostro lavoro di documentazione e denuncia delle violazioni dei diritti umani, anzi. Non cederemo alle minacce e continueremo imperterriti a lavorare per garantire che i cittadini russi possano godere dei loro diritti umani senza discriminazioni», ha dichiarato [2] Agnès Callamard, Segretaria generale di Amnesty International.
La decisione della Procura russa di designare l’organizzazione come «indesiderabile» arriva dopo anni di tensioni tra l’ONG e il Cremlino: nel 2022, infatti, le autorità russe avevano già bloccato l’accesso ai siti web di Amnesty International in Russia, chiudendone anche la sede a Mosca. La messa al bando dell’ONG si basa sulla cosiddetta legge “sugli agenti stranieri”, che monitora e prende provvedimenti contro tutte quelle organizzazioni che sono finanziate in modo cospicuo da Stati, fondazioni o individui stranieri. La legge è duramente criticata dagli Stati occidentali, sebbene molti di essi – compresi gli Stati Uniti – prevedano leggi simili nel loro ordinamento giuridico. La legge è stata anche motivo di proteste e dissidi diplomatici in Georgia [3], dove migliaia di cittadini sono scesi in piazza contro la legge col sostegno degli USA e dell’UE. La partecipazione alle attività di organizzazioni etichettate come «indesiderate» sono punibili per legge secondo la legislazione russa: i primi reati in tal senso possono comportare sanzioni amministrative fino a 15.000 rubli (circa 185 dollari), mentre le violazioni ripetute, così come il finanziamento o la gestione di tali organizzazioni, comportano responsabilità penali e possono portare a pene detentive fino a sei anni.
Secondo Amnesty International, la designazione di organizzazione indesiderabile colloca l’associazione «tra le decine di ONG e organi di stampa indipendenti che sono stati presi di mira negli ultimi anni nell’ambito di una vasta campagna volta a reprimere il dissenso e smantellare la società civile in Russia, impedendo agli osservatori e ai partner internazionali di fornire supporto o mostrare solidarietà». Durante gli ultimi anni, Amnesty International ha denunciato le violazioni dei diritti umani in Ucraina da parte della Russia, così come ha fatto in altri contesti di guerra in tutto il mondo, compresa Gaza: secondo l’ONG [4], nel 2024 le vittime civili in Ucraina sono aumentate a causa degli attacchi alle infrastrutture energetiche e sanitarie, tra cui alcuni ospedali. Ha denunciato, inoltre, l’aumento delle esecuzioni sommarie di prigionieri di guerra ucraini da parte delle forze russe. L’organizzazione non ha mancato di evidenziare anche il tentativo di repressione del governo ucraino alla libertà di espressione, riportando che «Diversi importanti organi d’informazione hanno lamentato pressioni da parte delle autorità ucraine. A gennaio, i giornalisti di bihus.info hanno riferito che erano stati sorvegliati e i loro telefoni intercettati».
Sebbene non si registrino casi di doppi standard da parte di Amnesty International, che ha documentato anche i crimini di guerra da parte di Stati occidentali, come quelli in Iraq [5] da parte dell’amministrazione statunitense, l’ONG ha esplicitamente assunto una posizione che si può definire filoccidentale nella guerra in Ucraina, dichiarando [6] che “L’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia costituisce il crimine internazionale di aggressione” e che “Qualsiasi negoziato sul futuro della popolazione ucraina dovrà avere come priorità la giustizia per tutti i crimini di diritto internazionale commessi a seguito dell’intervento militare russo del 2014”. Inoltre, l’organizzazione ha ricevuto alcuni finanziamenti [7] da parte della Open Society Foundations del finanziere George Soros, che si è distinta per il suo esplicito sostegno alla Rivoluzione di Maidan [8] nel 2014, una rivoluzione esplicitamente filoeuropea e antirussa.
Dopo la messa al bando dell’ONG, la segretaria di Amnesty International ha ribadito con forza che «non cederemo alle minacce» e che «Se il Cremlino ti bandisce, vuol dire che stai facendo la cosa giusta».