Nel silenzio generale, l’Italia continua attivamente a finanziare l’industria bellica israeliana. La maggioranza di governo ha infatti approvato, in Commissione Bilancio della Camera, lo schema di un decreto ministeriale (Smd 19/2024) dal valore di oltre 1,6 miliardi di euro, che prevede la «progressiva implementazione di suite operative “Multi-Missione MultiSensore” (MMMS) su piattaforma condivisa Gulfstream G550 “Green” base JAMMS». Lo schema rientra in un ampio progetto a più fasi che intende dotare l’Italia di una piattaforma aerea di ultima generazione per condurre attività di diversa natura, in primo luogo di spionaggio. Gli aerei coinvolti, i Gulfstream G-550, sono jet civili da convertire in aerei spia, dotandoli proprio di tecnologia israeliana. Lo schema prevede infatti «l’implementazione delle modifiche operative richieste» per convertire gli aerei in quella che viene definita «versione completa», per cui sono necessarie le tecnologie dell’azienda israeliana Elta Systems Ltd.
L’approvazione [1] dello schema di decreto ministeriale da parte della Commissione Bilancio è avvenuta martedì 6 maggio. L’allarme sul contenuto del programma è stato lanciato da Peacelink [2], che ha notato come la discussione sull’approvazione dello schema si sia svolta in soli cinque minuti, senza menzionare una sola volta Israele. Per comprendere cosa c’entri lo Stato ebraico, si deve perciò procedere per gradi.
Nella documentazione [3] per l’esame dell’atto di governo approvata il 6 maggio, si legge che lo schema riguarda la «prosecuzione dei già avviati ed approvati programmi di A/R n. SMD 03/2020 [4] e SMD 37/2021 [5]». Il primo dei programmi citati, risalente al 2020, illustra il piano pluriennale, che dovrebbe terminare nel 2056, e lancia la prima fase del progetto – diviso in più «tranche» – con scadenza 2032. Con la prima tranche del programma, tra le altre cose, vengono acquisiti 8 aerei, di cui 2 già in assetto completo e 6 nella cosiddetta versione green (cioè in assetto civile, da convertire in assetto militare). Gli aerei, precisa il documento, sono velivoli «Jet executive sviluppati dall’azienda aeronautica statunitense Gulfstream Aerospace», che verranno dotati di tecnologia CAEW (Conformal Airborne Early Warning) «modificata in parte dalla stessa Gulfstream ed in parte dalla israeliana Elta Systems Ltd (filiale della Israel Aerospace Industries)»: la tecnologia, insomma, è israeliana. L’onere finanziario di questo primo schema è pari a 1,223 miliardi di euro, già stanziati.
Il secondo schema è stato approvato e finanziato nel 2021 e punta a implementare gli aerei acquisiti nella prima tranche per raggiungere quella che viene definita Full Mission Capability (FMC), ossia la conversione in versione militare. Il documento precisa che il raggiungimento della FMC si ottiene attraverso la «integrazione del sistema di missione CAEW su velivoli G-550 versione green», confermando, di nuovo, l’impiego di tecnologia israeliana. Questa tranche «è rivolta alla trasformazione operativa di n. 4 dei 6 velivoli G-550 di cui alla 1° tranche», e vale 925 milioni di euro. Le tecnologie necessarie alla conversione degli aerei sono state «acquisite direttamente attraverso procedure con Paesi alleati e/o di interesse strategico». Di preciso, l’Italia ha stipulato un accordo bilaterale con Israele e promosso la firma di un memorandum d’intesa tra l’italiana Leonardo e l’israeliana Elta System Ltd.
Il terzo schema approvato il 6 maggio si colloca sulla scia della prima fase del programma pluriennale e prevede un onere totale di oltre 1,632 miliardi di euro, 700 in più rispetto a quanto stimato nella seconda tranche. Di questi, oltre 600 milioni, già stanziati, sono indirizzati al completamento delle conversioni degli aerei previste nella seconda tranche del progetto, mentre oltre 900 milioni per altre attività e acquisizioni. Di questi ultimi, parte verranno utilizzati per finanziare «le modifiche alla configurazione FMC dei rimanenti velivoli “Green Base JAMMS”», che a questo punto dovrebbero essere 2. Se la conversione, come confermato da entrambi i precedenti schemi, dall’accordo intergovernativo, e dal memorandum tra aziende italiane e israeliane, richiede tecnologia israeliana, questo significa che l’Italia dovrà acquistarla direttamente da Elta System Ltd. Oltre a ciò, lo schema prevede l’acquisizione di un simulatore e l’acquisto di un ulteriore velivolo destinato alla ricerca.
Con l’approvazione da parte della Commissione Bilancio, la palla è passata alla Commissione Difesa, che dovrà esprimersi entro il 26 maggio. Peacelink ha così lanciato un appello per fermare l’approvazione del documento, a cui per ora hanno risposto parlamentari di M5S e AVS: «Mancano ancora pochi giorni prima che il Parlamento approvi», Alessandro Marescotti, attivista e fondatore di Peacelink. «Scriviamo tutti ai membri delle Commissioni Difesa di Camera e Senato per chiedere di fermare quest’acquisto, come primo passo concreto per rompere la complicità con l’occupazione e sostenere davvero i diritti del popolo palestinese».