Nel 2024, Intesa Sanpaolo ha rafforzato i propri rapporti con l’industria del fossile, confermandosi la «prima banca fossile italiana». A denunciarlo è uno studio prodotto da ReCommon [1], associazione che si batte a difesa del territorio. L’ammissione della banca è arrivata in occasione dell’assemblea degli azionisti di Intesa, in cui l’istituto di credito torinese ha risposto alle domande scritte presentate dal gruppo «di fatto ribadendo il suo forte e incessante impegno in favore del comparto fossile». Ad aumentare sono tanto gli investimenti quanto i finanziamenti. In cima alla lista delle multinazionali del fossile più finanziate figura ancora una volta ENI, mentre SNAM sta sempre più «entrando con forza negli interessi della prima banca italiana».
La dichiarazione di ReCommon è stata rilasciata lo scorso 29 aprile. A fare risuonare il campanello d’allarme è stata la constatazione di un aumento da parte di Intesa tanto degli investimenti quanto dei finanziamenti nell’industria del fossile. Di preciso, sostiene ReCommon, nel 2024, i finanziamenti di Intesa a carbone, petrolio e gas sono aumentati del 18%, arrivando alla soglia degli 11 miliardi di dollari. Gli investimenti, invece, sono aumentati del 16% arrivando a 10 miliardi. ENI si conferma la «multinazionale più finanziata da Intesa Sanpaolo tra quelle con i maggiori piani di espansione nell’estrazione di energie fossili su scala globale», mentre SNAM, colosso europeo del trasporto di gas, ha visto un aumento del 60% negli investimenti e sfiorato il raddoppio nei finanziamenti, cresciuti del 96%. «Di fatto», scrive l’associazione, «Intesa Sanpaolo non ha risposto in maniera adeguata alle domande poste da ReCommon sui numerosi progetti fossili sostenuti, ribadendo che non intende apportare significativi aggiornamenti sulle sue policy relative al carbone e all’oil&gas»: insomma, non solo Intesa ha aumentato investimenti e finanziamenti nel fossile, ma non parrebbe intenzionata a diminuirli.
A destare dubbi è anche il potenziale coinvolgimento dell’istituto finanziario in Mozambico. «dove Intesa Sanpaolo potrebbe entrare a sostegno dei nuovi impianti per l’estrazione del gas al largo della costa e su terra promossi da ENI», denominati Coral North FNLG e Rovuma LNG. Su tali impianti UniCredit ha già preso le distanze, affermando pubblicamente che non vi indirizzerà i propri finanziamenti. Da Intesa, invece, manca ancora una risposta. Eppure, «le linee guida che si è data la banca torinese impedirebbero finanziamenti a progetti in Paesi dove sono in atto conflitti armati», ricorda ReCommon. «Intesa Sanpaolo dovrebbe prendere posizione pubblicamente evitando di finanziare nuovi progetti di estrazione e liquefazione in Mozambico, considerata anche la profonda crisi che sta attraversando il Paese, e fare così un passo in controtendenza rispetto ai grandi investimenti nel settore del GNL degli ultimi anni e il forte sostegno a Eni che proprio in Mozambico è capofila dei progetti Coral North FLNG e Rovuma LNG».