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Aspettare, in un corridoio di ospedale

Il Mauriziano di Torino è un grande, vetusto edificio. I corridoi, le enormi vetrate, gli stucchi, i busti dei benefattori lo fanno assomigliare ad una antica, austera residenza universitaria. Dal corridoio centrale, dove sto attendendo il mio compagno scomparso nel reparto inaccessibile di radioterapia si dirama il labirinto dei corridoi verso i reparti specialistici o di degenza. 

Davanti a me sta scorrendo un mondo: età, etnie, condizioni sociali, patologie diverse: esattamente come il mondo fuori, se non fosse per i ritmi alterati di vita, i suoni che qui sono rumore di passi, voci sommesse, ma soprattutto silenzi e lunghe attese. Vedo transitare tutte le forme e gli stadi della sofferenza: malati in carrozzella spinti dai parenti, barelle, figure macilente appoggiate a stampelle, medici e infermieri dalle divise colorate diversamente a seconda dei reparti.

Ma, accanto a chi declina, compare anche, come un improvviso raggio di sole nel cielo di piombo, la meraviglia della vita che comincia. Davanti a me si fermano due giovanissimi con un neonato: si affannano intorno al passeggino armeggiando tra tutine e coperte, chiaramente inesperti, preoccupati che la creatura prenda freddo. Fra pochi istanti usciranno all’aperto e sarà evidentemente la prima volta per le vie della città e poi la casa, le persone della nuova famiglia…

In mezzo al viavai del corridoi quei due giovani e quel bambino procedono come in una bolla, lambita ma non offesa dalla sofferenza che dilaga tutto intorno. Il ritorno del mio compagno mi riporta alla quotidiana precarietà. Fuori ci riafferra il traffico cittadino, tra ondate di veicoli e scattare di semafori. Mi accompagnano verso casa, come un tormentone riemerso all’improvviso da lontanissimi trascorsi scolastici, i versi dell’antico poeta:

“..sii saggia: riduci in uno spazio breve una lunga speranza

Mentre parliamo sarà fuggito, inesorabile,

il tempo: cogli il giorno, il meno possibile fiduciosa nel domani”.

[di Nicoletta Dosio – storica militante del Movimento No TAV, condannata ai domiciliari per aver partecipato a una manifestazione pacifica del Movimento, ma rifiutandosi di sottostarvi per protesta, Nicoletta è stata imputata di almeno 130 evasioni, che le sono valse la condanna a oltre un anno di carcere]