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Bologna, i cittadini resistono alla polizia per salvare il parco dalle motoseghe

Nella mattinata di ieri, decine di agenti in assetto antisommossa e almeno sette camionette hanno circondato un piccolo parco di Bologna, con l’obiettivo di “proteggere” l’azione delle motoseghe che avrebbero dovuto abbattere 42 alberi per fare spazio all’ennesimo progetto edilizio della città, nella fattispecie la costruzione di una nuova scuola media. Ma il parco in questione, il Don Bosco, è da settimane diventato epicentro della lotta di ambientalisti e cittadini del quartiere contro la cementificazione, e gli agenti hanno trovato centinaia di persone a presidiare il parco. Diversi i tentativi di irruzione da parte delle forze dell’ordine, con ampio uso di manganelli. Gli agenti sono riusciti a “liberare” dalle proteste e recintare una piccola porzione di parco, dove gli operai hanno iniziato ad abbattere gli alberi, ma i manifestanti hanno rotto le recinzioni e impedito la prosecuzione dei lavori. Gli operai hanno così rinunciato alle operazioni, giudicate troppo pericolose per la presenza dei manifestanti, e se ne sono andati, seguiti dalle forze dell’ordine. Il parco Don Bosco per ora, quindi, è salvo.

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Tutto è partito attorno alle 8 del mattino, quando, mentre sul posto erano già presenti i camion dei transennatori e i motosegatori, sono sopraggiunte le camionette della celere, con un grande dispiegamento delle forze di polizia attorno al parco. Poco più di un’ora dopo, in seguito a una protesta pacifica da parte dei dimostranti, che si sono sdraiati nella parte di prato che divideva il cordone della polizia e quello dei collettivi, è arrivata [2] la prima carica, seguita da molte altre, per circa tre ore. Gli agenti hanno sfoderato i manganelli, colpendo ripetutamente i manifestanti, che hanno cercato di usare come scudo le transenne del cantiere. In particolare, nella cornice degli scontri, sono rimasti feriti alla testa e alla mano un ragazzo e una ragazza, nonché un uomo di 70 anni, Claudio Galassi, che è stato trasportato in ambulanza all’ospedale Rizzoli per le botte prese al braccio. «Questa mattina ero al Parco per dare sostegno agli attivisti che lo stanno difendendo pacificamente. Sapevamo dai social che sarebbero arrivati polizia e carabinieri, questo è successo e questa è la conseguenza», ha detto l’uomo in un video, mostrando il braccio ingessato. «I manganelli non fanno solo dolore ma fratturano anche le ossa: ringrazio molto il mio sindaco per questo regalo primaverile», ha aggiunto con ironia.

Alla fine della mattinata, la polizia era riuscita a recintare solo 50 metri di parco. Nel primo pomeriggio, si sono verificati altri momenti di forte tensione, in particolare quando le motoseghe sono state accese per abbattere i primi alberi. A quel punto, i manifestanti hanno aperto in più punti le barriere, riversandosi [3] all’interno del cantiere. La polizia ha allora nuovamente caricato i membri dei collettivi. Altre due persone sono rimaste ferite, tra cui una ragazza al volto. L’azione dei dimostranti ha costretto la ditta disboscatrice a prendere atto di non poter più continuare. Gli operai sono allora stati smobilitati e, attorno alle 14, anche le forze dell’ordine si sono ritirate dal presidio. La Questura ha dichiarato di aver tenuto la situazione “sotto controllo” e che il ritiro degli agenti era “previsto”, dal momento che era stato raggiunto l’obiettivo di permettere agli operai di concludere la prima frazione dei lavori. La Questura ha poi aggiunto che negli scontri “sono rimasti feriti sedici appartenenti alle forze dell’ordine”.

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“Nonostante negli articoli che si leggono – anche in quelli decenti o comunque meno squilibrati a favore della propaganda della giunta e del resoconto della giornata dato dalla questura – si parli di ‘sgombero’, vogliamo precisare che ieri al parco don Bosco non c’è stato alcuno sgombero. A meno di non voler chiamare ‘sgomberi’ l’allontanamento della ditta disboscatrice prima, a cui dopo i primi abbattimenti, sette alberi in tutto, è stato reso impossibile proseguire, e il ritiro delle forze dell’ordine subito dopo”, ha scritto [5] in una nota il collettivo di scrittori bolognesi Wu Ming, parte attiva nella protesta. “Oggi raccontano che se ne sono andati perché hanno fatto quello che si erano preposti di fare. Naturalmente è falso, gli alberi segnati da abbattere nell’area che, dopo tre ore di cariche di polizia, erano riusciti a circoscrivere erano ben più di sette, e infatti si stavano accingendo a tagliarne altri, ma hanno dovuto desistere”, ha spiegato il collettivo, aggiungendo che, “nonostante la propaganda del PD e di Coalizione Civica (la stessa lista della sinistra movimentista che per anni si era battuta contro l’opera del Passante di Bologna, ma che infine ha dato [6] l’ok alla sua approvazione, ndr) parli di ‘soli’ trenta alberi da tirar giù, le verifiche fatte confrontando progetto e mappa del parco restituiscono una cifra ben diversa: il numero minimo certo è 42, quello probabile si aggira intorno alla sessantina”. “Ad ogni modo – conclude il collettivo -, il punto che volevamo sottolineare è che il presidio continua a esistere e resistere, con più entusiasmo di prima”.

[di Stefano Baudino]