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In 40 città italiane pedoni e ciclisti si mobilitano contro il nuovo codice della strada

Dal 9 marzo al 12 marzo in oltre 40 città italiane è stata lanciata una mobilitazione contro le proposte [1] di modifica al codice della strada, analizzate e approvate dalla Commissione Trasporti della Camera dei Deputati. A dare avvio ai moti di protesta è stata la piattaforma denominata “#citta30subito”, appoggiata da numerose associazioni ambientaliste tra cui Legambiente, Kyoto Club, ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile)  e FIAB [2] (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta). Le azioni di dimostrazione sono state numerose e hanno coinvolto anche il fronte digitale attraverso azioni di mail bombing, ovvero di invio massiccio di e-mail rivolte ai parlamentari che saranno chiamati a votare la riforma, tanto che fino all’8 marzo se ne sono contate circa 6.000.

Le proposte di emendamento al codice della strada analizzate dalla Commissione Trasporti sono state 770, sono state approvate il 21 febbraio, e seguono le modifiche al codice della strada approvato dal Parlamento lo scorso settembre [3]. Con le nuove norme aumenterebbero le sanzioni per chi viene colto alla guida utilizzando un telefono, per cui verrebbe introdotta anche la sospensione breve della patente pari a 10 giorni se il conducente detiene dai 20 ai 10 punti sulla patente e a 15 giorni se il conducente ne detiene meno di 10. Per quanto concerne i titolari di foglio rosa per patenti relative a motocicli verrebbe introdotto il divieto di trasporto di passeggeri, mentre per i neopatentati verrebbe aumentato il limite di cilindrata che è permesso loro guidare nei primi anni di patente; esteso inoltre fino ai diciottenni l’accesso alle patenti per professionisti.

Allargate anche le misure sugli autovelox, che dovrebbero venire sottoposti a verifiche periodiche al fine di garantirne la funzionalità; sempre riguardo agli autovelox, visto il propagarsi del fenomeno Fleximan [4], recentemente allargatosi [5] anche ad antenne e cartelli stradali, verrebbe introdotta una nuova norma in materia di sanzioni: se le modifiche dovessero passare, infatti, nel caso in cui si prendessero più multe per autovelox nello stesso tratto stradale, di competenza dello stesso ente e in un periodo di tempo di un’ora, si dovrebbe pagare una sola sanzione. Alle stesse sanzioni, e più precisamente alle maggiorazioni in caso di protratto ritardo del pagamento, viene imposto un limite, pari ai tre quinti della multa. Tra le varie modifiche anche l’apertura di autostrade e strade extraurbane ai motocicli con cilindrata non inferiore a 120cc se guidati da maggiorenni, la riformulazione delle misure per il soccorso e le emergenze stradali, l’inasprimento delle pene per gli omicidi stradali e l’abbandono degli animali, l’ampiamento della possibilità di creare ZTL fuori dai centri urbani per motivi di sicurezza, e il riconoscimento dello status di utente vulnerabile della strada ai motociclisti. Una stretta infine, su chi guida in stato di ebbrezza, che viene parificato a chi ha assunto stupefacenti.

Nonostante molti emendamenti siano dedicati a questioni relative alla sicurezza, i movimenti della piattaforma #citta30subito hanno definito sarcasticamente le modifiche “nuovo codice della strage”. Secondo i promotori della mobilitazione, i nuovi emendamenti tratterebbero solo in parte e superficialmente i veri problemi legati alla sicurezza stradale, ignorando la questione della velocità [6]. Per tale motivo hanno organizzato flash mob, presidi e manifestazione per denunciare quelle che definiscono come “misure vetrina”, arrivando in gran parte delle maggiori provincie italiane. Domenica 10 marzo a Roma una cinquantina di persone si sono ritrovate in piazza Santi Apostoli vestiti di bianco con finte macchie di sangue sugli indumenti, a rappresentare i morti per incidenti stradali. Lo stesso giorno a Milano è stato organizzato un corteo di biciclette che ha portato a un presidio davanti al Palazzo della Triennale, mentre il giorno prima a Napoli si è tenuto un flash mob che ha portato a un corteo verso Piazza Plebiscito. Altre manifestazioni si sono svolte tra le altre città a Bologna, Firenze, Modena, Lecce, Padova, Perugia, Torino e Varese.

[di Dario Lucisano]