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Green pass permanente, il gran pasticcio del governo: approvato e sconfessato in pochi giorni

In Italia torna ad aggirarsi lo spettro del Green pass, sulla cui possibile reintroduzione si è verificato un misterioso cortocircuito da parte del governo. Lo scorso 26 febbraio, infatti, Palazzo Chigi ha varato un nuovo decreto PNRR che contiene una serie di misure in tema di Sanità, tra cui spicca la reintroduzione del “Green pass globale”. Secondo il dettato della norma, si tratterebbe nello specifico di una piattaforma che, nell’ottica di “eventuali emergenze sanitarie” e per facilitare il controllo delle certificazioni sanitarie digitali utilizzabili negli stati aderenti alla rete dell’OMS, “emette, rilascia e verifica” le certificazioni sanitarie digitali individuate dal governo, comprese quelle anti-Covid, che furono ufficialmente introdotte per decreto nel giugno 2021. Sull’onda delle polemiche, il governo ha però deciso di fare marcia indietro, annunciando che, in sede di conversione in legge, sarà presentato un emendamento al testo per riformularlo ed eliminare lo specifico riferimento alla “certificazione verde”.

Il dettato del decreto [1] approvato la scorsa settimana in Cdm appare molto chiaro. “Per far fronte a eventuali emergenze sanitarie, nonché per agevolare il rilascio e la verifica di certificazioni sanitarie digitali utilizzabili in tutti gli Stati aderenti alla rete globale di certificazione sanitaria digitale dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) – si legge all’art. 43 della norma –, dalla data di entrata in vigore del presente decreto, la Piattaforma nazionale digital green certificate (Piattaforma nazionale – DGC) di cui all’articolo 9, comma 1, lettera e), del decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52”, ovvero quello inerente le certificazioni verdi anti-Covid, “emette, rilascia e verifica le certificazioni” riportate all’art.9 del citato decreto, nonché “le ulteriori certificazioni sanitarie digitali individuate e disciplinate con uno o più decreti del Ministro della salute, adottati di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e previo parere del Garante per la protezione dei dati personali”. Il decreto dà, insomma, mano libera all’esecutivo nella determinazione e regolamentazione di nuove certificazioni che potrebbero essere gestite dalla piattaforma, per il cui funzionamento si garantisce idoneo finanziamento a carico dello Stato. Ancora più chiaro il comunicato stampa diramato [2] da Palazzo Chigi che ha accompagnato l’approvazione del provvedimento, in cui si legge che all’interno del decreto “si introducono misure in materia di salute, e, in particolare, si rafforzano il ruolo e le competenze di Agenas nell’attuazione del progetto PNRR riguardante il Fascicolo Sanitario Elettronico e si consente il riutilizzo della piattaforma creata per la verifica del Green pass, validata a livello europeo, anche per altre e future certificazioni sanitarie”.

In seguito alla pubblicazione del testo in Gazzetta Ufficiale, come era ampiamente prevedibile, sono montate le polemiche. È apparso infatti estremamente singolare ai più che le forze di centro-destra, che ai tempi della pandemia non si erano fatte remore a cavalcare il malcontento generale criticando aspramente le misure dei precedenti governi sulla gestione del Covid, abbiano scelto di seguirne la scia, arrivando addirittura a riproporre lo strumento del Green pass per le potenziali emergenze sanitarie del futuro. Sulla questione è allora intervenuto il Ministro della Sanità Orazio Schillaci, che con una netta marcia indietro si è espresso [3] contro la prospettiva dell’introduzione di una nuova “certificazione verde”, sconfessando la stessa nota stampa di Palazzo Chigi. “A seguito dell’approvazione in Consiglio dei Ministri del decreto-legge del 26 febbraio, ritengo utile precisare che il Governo non ha alcuna intenzione di aderire al cosiddetto ‘green pass globale’ dell’OMS – ha dichiarato –. In sede di conversione del decreto-legge, verrà presentato un emendamento per riformulare il testo e ricondurre la norma agli obiettivi Pnrr in tema di salute, a partire dalla piena operatività del fascicolo sanitario elettronico”.

I Green pass concernenti la vaccinazione contro il Covid, il test e la guarigione dall’infezione hanno fatto la loro comparsa nel continente europeo durante la pandemia, divenendo, all’insegna dell’interoperabilità, la soluzione più utilizzata. Nell’estate dello scorso anno, l’OMS ha adottato [4] il sistema Ue di certificazione digitale Covid con l’ambizione di creare un sistema globale che, sulla carta, dovrebbe servire a proteggere la popolazione dalle future minacce sanitarie, pandemie comprese. A ogni modo, l’adesione alla rete mondiale di certificazione sanitaria digitale dell’OMS è ad oggi “volontaria per gli Stati membri dell’Ue”. A parole, l’Italia si è detta contraria. Nel frattempo, però, il testo che ha fatto la sua comparsa in Gazzetta Ufficiale sembra, sul punto, oltremodo esplicito.

[di Stefano Baudino]