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Nonostante le proteste degli agricoltori, l’Ue approva la Legge sul ripristino della natura

Nonostante le impetuose e partecipate proteste degli agricoltori in tutta Europa che si susseguono ormai da gennaio, il Parlamento europeo ha adottato ieri ufficialmente la prima Legge sul Ripristino della Natura con 329 voti favorevoli, 275 contrari e 24 astensioni. La Legge, che prevede di ripristinare almeno il 20% degli ecosistemi terrestri e marini degradati dell’UE entro il 2030 e il ripristino quasi totale entro il 2050, è stata sostenuta da tutto l’arco di centrosinistra del Parlamento europeo, mentre è stata osteggiata dai partiti conservatori, in particolare dal PPE (Partito Popolare europeo), all’interno del quale solo 25 eurodeputati su un totale complessivo di 177 hanno votato a favore della norma. Quest’ultima costituisce un pilastro importante per conseguire gli obiettivi del Green Deal europeo sulla riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2030 e il loro azzeramento entro il 2050. Tuttavia, gli agricoltori vedono nella normativa appena approvata, nel Green Deal e nella PAC (Politica agricola europea) una minaccia al loro sostentamento e alla stessa agricoltura: lunedì centinaia di trattori si sono riversati a Bruxelles bloccando le strade della città e tentando di sfondare i posti di blocco della polizia vicino al quartier generale della Commissione europea. Altre proteste si sono verificate anche in Spagna e in Polonia.

Per quanto riguarda gli ecosistemi agricoli, la Legge sul Ripristino della Natura prevede [1] di aumentare la percentuale di superficie agricola con elementi caratteristici del paesaggio con elevata diversità, lo stock di carbonio organico nei terreni minerali coltivati e di adottare misure per migliorare l’indice dell’avifauna e delle farfalle comuni, oltre a ridurre l’uso dei prodotti fitosanitari chimici. Inoltre, impone anche di ripristinare almeno il 30% delle torbiere drenate entro il 2030 (almeno un quarto dovrà essere riumidificato), il 40% entro il 2040 e il 50% entro il 2050 (con almeno un terzo riumidificato), poiché le torbiere sono una delle soluzioni più economiche per ridurre le emissioni nel settore agricolo. Tuttavia, queste norme – in particolare quella sulle torbiere – per gli agricoltori implicano anche la riduzione dei terreni coltivabili e quindi una riduzione della produzione che comporterebbe, allo stesso tempo, un aumento dei costi del cibo e un significativo aumento delle importazioni di prodotti dall’estero. Si tratta di uno dei tanti punti contestati dai lavoratori del mondo agricolo: l’importazione di prodotti agroalimentari da Paesi che non prevedono le rigide normative ambientali imposte da Bruxelles, infatti, rappresenta una forma di concorrenza sleale a danno dei coltivatori europei. Per queste ragioni, la Legge prevede anche un freno di emergenza che, in circostanze eccezionali, consentirà di sospendere gli obiettivi relativi agli ecosistemi agricoli qualora questi obiettivi riducano la superficie coltivata al punto da compromettere la produzione alimentare e renderla inadeguata ai consumi dell’UE. Per quanto riguarda gli altri ecosistemi, il testo prevede il ripristino di almeno 25.000 km di fiumi, trasformandoli in fiumi a scorrimento libero e la piantagione di tre miliardi di alberi.

Un altro aspetto contestato dagli agricoltori è l’eccessivo carico burocratico per poter svolgere il loro lavoro e ottenere i sussidi europei: è uno dei motivi per cui, stando alle dichiarazioni di alcuni eurodeputati, il PPE ha votato contro la Legge. «Non vogliamo nuove e maggiori forme di burocrazia e obblighi di rendicontazione per gli agricoltori […] Lasciate che gli agricoltori coltivino», ha asserito Siegfried Mureșan, un eurodeputato rumeno del gruppo conservatore. Secondo il capo dei PPE, Manfred Weber, invece, la legge è stata «redatta male». «Il gruppo PPE è pienamente impegnato sul cambiamento climatico e anche sugli obiettivi di biodiversità concordati anche a livello internazionale, ma questa legge non risponde a questi problemi», ha affermato [2] ai giornalisti a Strasburgo.

In seguito alle rimostranze, agli inizi di febbraio, la Commissione europea era andata incontro alle richieste degli agricoltori: Ursula von der Leyen, nel suo discorso al Parlamento di Strasburgo, aveva annunciato il ritiro della proposta legislativa sulla riduzione dell’uso dei pesticidi aprendo anche a nuovi sussidi pubblici per chi lavora nelle campagne. Tuttavia, con l’approvazione della Legge sul Ripristino della Natura sembra che Bruxelles abbia rapidamente fatto marcia indietro abbandonando le aperture concesse agli agricoltori, e rendendo quindi più difficile la “transizione verde”, in mancanza di un adeguato sostegno economico e di una semplificazione burocratica che renda progressivamente attuabili gli ambiziosi obiettivi ambientali dell’UE.

[di Giorgia Audiello]