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Meloni e Zelensky hanno firmato un patto di cooperazione decennale tra Italia e Ucraina

Sabato 24 febbraio, in seguito all’incontro bilaterale [1] Roma-Kiev tenutosi nella capitale ucraina, la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni e il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky hanno firmato un accordo [2] di cooperazione in materia di difesa e sicurezza. Il patto, dal valore decennale, prevede una serie di accordi di scambio e sostegno della causa ucraina per la guerra contro la Russia, toccando questioni di difesa e militari, di intelligence e cybersecurity, ma anche economiche ed energetiche, anche se non è ancora chiaro l’apporto economico che l’Italia fornirà al paese alleato. Quello con l’Italia non è il primo accordo bilaterale che l’Ucraina sigla con un Paese dell’Unione Europea, ma segue la scia dei testi redatti e firmati con Francia e Germania, a cui si avvicina particolarmente anche dal punto di vista contenutistico e strutturale. A tal proposito le implicazioni politiche sono numerose e segnano la chiara intenzione di Kiev di portare avanti trattative bilaterali in uno dei momenti più difficili dall’inizio della guerra, accompagnato dalla sempre maggiore incertezza sul futuro degli aiuti a causa delle europee di questo giugno e delle presidenziali statunitensi di novembre.

Nell’accordo siglato questo sabato si legge che l’Italia intende dare all’Ucraina il proprio supporto, anche sotto forma di esercitazioni militari congiunte, fornendo a Kiev equipaggiamento militare moderno, supporto medico, e armi “nei domini terrestre, aereo, marittimo, spaziale e tecnologico”, dando la priorità “ma non limitandosi, alla difesa aerea, l’artiglieria, le armi da fuoco a lungo raggio, i veicoli corazzati” e in generale ad “altre capacità chiave come richiesto dalle circostanze presenti e future”. Come nel caso degli accordi con Francia e Germania, il quinto punto del primo articolo ripercorre tutti gli aiuti forniti per via diretta da Roma a Kiev in questi ultimi due anni di guerra, che arrivano a un ammontare totale di oltre 2 miliardi euro. Contrariamente a essi, tuttavia, non viene scritto l’importo oggetto di transazione con quest’ultimo accordo, e ci si deve limitare a leggere che l’Italia “continuerà a fornire i bisogni più urgenti e immediati dell’Ucraina”. Sul piano dell’industria della difesa, l’Italia fornirà “supporto alle compagnie italiane nel loro sforzo a collaborare con l’Ucraina”, contribuirà allo sviluppo dell’industria ucraina anche attraverso interventi di “produzione congiunta” e di “alleviamento dei colli di bottiglia nella catena di approvvigionamento di materiali di difesa”, cercherà investimenti e investitori, e promuoverà lo scambio di informazioni e progetti anche nell’ottica dell’entrata ucraina nella NATO.

Altro punto fondamentale dell’accordo è proprio l’aiuto che Roma fornirà a Kiev nel suo percorso di inserimento nell’alleanza transatlantica, oltre che nell’Unione Europea, corredato da “assistenza e consiglio” nella formulazione di riforme nei settori della difesa e della sicurezza. Proprio alla questione della sicurezza è dedicato un intero articolo, in cui si legge che l’Italia fornirà supporto nelle operazioni di intelligence, nella sicurezza informatica, e nell’informazione. Roma inoltre conferma l’intenzione di continuare per la strada delle sanzioni alla Russia, della quale viene rimarcata la “responsabilità legale” nell’aggressione e nei danni causati all’Ucraina, e in caso di aggressione futura si impegna a consultare l’Ucraina “entro 24 ore per determinare i passi successivi per contrastare e frenare l’aggressione”.  Ultimo, ma non meno importante, il lato economico, per il quale l’Italia si impegna a ospitare la Conferenza per la Ricostruzione dell’Ucraina nel 2025, in cui il “coinvolgimento di tutti i partner rilevanti, incluse le compagnie private e i donatori internazionali” risulterà “essenziale per assicurare un futuro prospero per l’Ucraina”. Sempre sul lato economico, poi, l’Italia fornirà all’Ucraina tanto supporto umanitario quanto finanziamenti per la ricostruzione del Paese “identificando fonti di finanziamento, incluso il settore privato, per sviluppare la protezione, la resilienza e il restauro delle infrastrutture critiche in vari settori tra cui la produzione di energia, trasporto, cibo (agricoltura), comunicazioni, chimica, armi e munizioni”, in particolare con la città e la regione di Odessa, con cui l’Italia ha da sempre una forte connessione.

L’accordo siglato tra Italia e Ucraina è molto simile a quelli che Kiev ha firmato con Parigi e Berlino [3], ed è molto generico nei contenuti, risultando troppo vago per comprendere che cosa l’Italia abbia da guadagnarci. Di sicuro le precisazioni in linea con gli accordi con Francia e Germania suggeriscono la possibilità per Roma di investire nella ricostruzione del Paese, oltre che di potere godere degli accordi di scambio militare, per il quale settore l’industria ucraina, come sottolineato nel discorso di fine anno [4] di Zelensky, mira a diventare un punto di riferimento per l’intera Europa. Oltre alla questione degli interessi economici, non va sottovalutato il lato politico dell’accordo: le elezioni europee sono infatti sempre più vicine e la crescente influenza della destra conservatrice prefigura un destino parecchio incerto sulla composizione della futura eurocamera, che non è detto possa garantire all’Ucraina lo stesso tipo di supporto fornito fino a ora. A tal proposito basti pensare al caso del veto di Orban [5], scioltosi solo a inizio mese, che ha momentaneamente messo in stallo i 50 miliardi di aiuti a Kiev in piano nel bilancio europeo. Lo stesso problema emerge dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, in cui già a fine anno aleggiava un certo clima di dubbio e stanchezza nell’elargizione di aiuti all’Ucraina. Queste difficoltà si sommano poi alle ben più imminenti avversità sul campo strettamente bellico, che hanno portato Zelensky ad attuare un rimpasto dei vertici militari [6] che tuttavia per ora non ha portato ad alcun successo, soprattutto in seguito alla caduta di una città chiave come Avdiivka.

[di Dario Lucisano]