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Via libera del Senato alla riduzione del controllo sull’export di armi

Nella giornata di ieri il Senato ha approvato [1] il disegno di legge che autorizza modifiche alla legge 185/90, realitva alla produzione ed esportazione di armi. Il testo passerà ora all’esame della Camera. In particolare, è stato ripristinato, presso il Consiglio dei Ministri, il Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamento per la difesa (CISD), presieduto dal presidente del Consiglio e del quale fanno parte i ministri degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dell’Interno, della Difesa, dell’Economia e delle Finanze e del Made in Italy. Si tratta di un organo che, di fatto, potrà decidere di revocare ogni divieto di export di armi imposto dal ministero degli Esteri, senza che il Parlamento ne sia informato. Rivista sensibilmente anche la tipologia dei dati contenuti nella relazione che la presidenza del Consiglio è tenuta ogni anno a inviare alle Camere entro il 31 marzo, che non conterrà più le informazioni necessarie agli analisti indipendenti per tenere sotto controllo gli affari delle industrie di armi e denunciare le eventuali violazioni. È stato poi abrogato [2] l’obbligo di riferire in Parlamento in merito alle attività degli istituti di credito operanti sul territorio italiano in relazione all’export di armi, rendendo così di fatto impossibile sapere quali banche traggono profitto dal business della guerra.

Proprio quest’ultima iniziativa era stata fortemente criticata dalla Rete Pace e Disarmo, la quale ha sottolineato anche come a preoccupare sia il percorso di semplificazione del commercio di armi promosso dall’esecutivo, che viaggerebbe “in direzione contraria ai principi delle norme nazionali ed internazionali”. Anche la reintroduzione del CISD ha suscitato non poche critiche. Si tratta di un organo inizialmente previsto dalla legge, ma successivamente cancellato ed ora reintrodotto al fine [3] di “assicurare un coordinamento adeguato al massimo livello politico delle scelte strategiche in materia di scambi di armamento”. Secondo [4] Osservatorio Diritti, l’unico scopo di tale organismo sarebbe quello di “porre il veto ai divieti alle esportazione di armi che il ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale, su proposta dell’Autorità nazionale UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento), può decidere in applicazione delle norme stabilite dalla legge e delle decisioni votate dal Parlamento”. Il CISD disporrà infatti di 15 giorni per revocare ogni proposta di divieto proveniente dal ministero degli Esteri, senza che il Parlamento ne debba essere informato. Si eviterebbero, in questo modo, casi come quello del divieto imposto dal ministero e da UAMA di esportazione di bombe e missili verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, a causa del loro coinvolgimento nella guerra in Yemen.

È stato poi approvato un emendamento proposto da tre senatori del Partito Democratico (Alessandro Alfieri, Graziano Delrio e Francesca La Marca), che prevede che la relazione annuale alle Camere non contenga più le “indicazioni analitiche – per tipi, quantità e valori monetari – degli oggetti concernenti le operazioni contrattualmente definite”, le quali dovevano informare anche sugli “stati di avanzamento annuali sulle esportazioni, importazioni e transiti di materiali di armamento e sulle esportazioni di servizi oggetto dei controlli e delle autorizzazioni previste dalla presente legge”, dati fondamentali per gli analisti indipendenti per monitorare gli affari delle industrie di armi e denunciare le esportazioni ai Paesi belligeranti – e le conseguenti violazioni dei diritti umani. La relazione conterrà invece solamente indicazioni sui “Paesi di destinazione con il loro ammontare suddiviso per tipologia di equipaggiamenti” e “con analoga suddivisione, le imprese autorizzate” e “l’elenco degli accordi da Stato a Stato”.

“L’intento malcelato ma evidente” è quello di “smantellare la legge n. 185 del 1990”, scrive l’Osservatorio, commentando la riduzione al minimo dell’informazione e della trasparenza garantite dalla legge. E sembra proprio che la direzione nella quale ci si sta muovendo sia quella.

[di Valeria Casolaro]