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I dipendenti RAI prendono posizione contro i vertici: “Anche noi diciamo stop al genocidio”

“Siamo dipendenti della RAI. Le parole dell’Ad Roberto Sergio, pronunciate per mezzo di Mara Venier nell’edizione sanremese di Domenica IN, segnano un punto di svolta inquietante tanto nel metodo quanto nel merito”. Con queste frasi i dipendenti RAI hanno aperto un coraggioso comunicato scritto contro l’Amministratore Delegato dell’azienda Roberto Sergio, il quale, in seguito agli appelli per il «cessate il fuoco» e lo «stop al genocidio» a Gaza lanciati rispettivamente dal cantante Dargen e dal rapper Ghali dal palco del Teatro Ariston e la conseguente presa di posizione contro il Festival da parte dell’ambasciatore israeliano Alon Bar, domenica scorsa aveva scritto e fatto leggere in diretta alla conduttrice Mara Venier una nota zerbinesca per esprimere una “sentita e convinta solidarietà al popolo di Israele ed alla comunità ebraica”. Evidentemente troppo per i lavoratori dell’azienda. Che, seguendo l’esempio di Dargen e Ghali e raccogliendo la voce di milioni di persone non rappresentate dalle posizioni dei burattinai dell’universo mediatico mainstream, nel loro comunicato hanno tuonato: “Stop al genocidio. Cessate il fuoco ora”.

“Contestiamo l’utilizzo dei canali aziendali per trasmettere in forma di comunicati sia le idee personali dell’Amministratore Delegato che le sue vicinanze politiche o umane, volendo escludere che con le proprie parole pensasse di farsi portavoce dei valori dell’azienda o peggio, dei suoi dipendenti – hanno scritto [1] i dipendenti RAI –. Crediamo che l’azienda concessionaria del servizio pubblico radiofonico e televisivo italiano debba avere la forza e la dignità di essere indipendente dagli umori di singoli individui, e non pronta a inginocchiarsi alla diplomazia israeliana per poche frasi pronunciate da una manciata di artisti durante il Festival di Sanremo. Frasi che rivendichiamo”. La critica è ovviamente rivolta al contenuto delle esternazioni dell’ambasciatore israeliano, che domenica scorsa su Twitter aveva scritto di ritenere [2] “vergognoso” che il Festival di Sanremo fosse stato “sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile”. Di qui la pronta azione di Roberto Sergio, che non ha perso un minuto per sottoporre [3] a Venier il comunicato pro-Israele. “Nonostante sia condiviso l’orrore davanti alla morte della popolazione civile israeliana, ribadiamo la nostra estraneità alle posizioni del dott. Roberto Sergio. Contestiamo con forza l’unilateralità del comunicato, che ha completamente omesso la sproporzione nel conflitto, le sofferenze della popolazione di Gaza e la violenza subita sistematicamente dai palestinesi nei territori occupati nella Cisgiordania”, hanno concluso i dipendenti RAI.

La presa di posizione dell’Ad Sergio ha scatenato grandi proteste anche tra la popolazione. Negli ultimi giorni, infatti, davanti alle sedi RAI di tutta Italia si sono tenute [4] manifestazioni e sit-in per criticare le modalità con cui la guerra tra Israele e Hamas viene coperta mediaticamente dal servizio pubblico radiotelevisivo, che sin dal 7 ottobre ha optato per una una narrazione unilaterale che – nonostante i quasi 30mila morti di Gaza, tra cui 12mila bambini – dipinge Israele come unica vittima. Negli ultimi giorni i presidi sono stati teatro di forti scontri tra i dimostranti e la polizia, violenti con le forze dell’ordine, che in molte occasioni hanno caricato i manifestanti facendo uso dei manganelli. Il Ministero dell’Interno ha dunque deciso di mettere sotto scorta l’Ad della RAI Roberto Sergio. Ma le proteste, in ogni angolo dello Stivale, continuano a crescere.

[di Stefano Baudino]