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L’Ungheria continua a bloccare l’ingresso della Svezia nella NATO

Dopo quasi due anni dalla sua richiesta di ingresso, la Svezia non ha ancora aderito alla NATO a causa delle reticenze prima della Turchia – che ha approvato l’entrata di Stoccolma nell’alleanza solo il mese scorso – e ora dell’Ungheria: Budapest, infatti, continua a bloccare la ratifica dell’adesione del Paese nordico ed è rimasto l’ultimo Stato tra i 31 aderenti all’Alleanza atlantica a non avere dato il via libera all’ingresso di Stoccolma. Lunedì 5 febbraio, infatti, i parlamentari di Fidesz, partito del primo ministro ungherese Viktor Orban, hanno disertato la seduta straordinaria dell’Assemblea nazionale convocata su richiesta di sei partiti dell’opposizione per discutere l’argomento, innescando la reazione piccata dell’amministrazione americana che ha minacciato di prendere in considerazione l’imposizione di sanzioni all’Ungheria. La questione sarà discussa nuovamente dal Parlamento ungherese il prossimo 26 febbraio, quando l’Assemblea si riunirà di nuovo dopo la pausa invernale.

Il partito di Orban ha subordinato la ratifica dell’adesione di Stoccolma all’incontro dei primi ministri delle due nazioni a Budapest, affinché il primo ministro svedese, Ulf Kristersson, chiarisca le sue critiche mosse contro il presunto arretramento democratico dell’Ungheria. «L’impegno del governo svedese per l’adesione alla Nato dovrebbe indurre una visita in Ungheria, analogamente all’approccio adottato con la Turchia. La ratifica dipende dall’importanza attribuita dalla Svezia a questa adesione e dalla sua volontà di impegnarsi in discussioni dirette a Budapest», ha asserito [1] Zoltan Kovacs, portavoce di Orban. Tuttavia, pare che Kristersson voglia evitare qualsiasi negoziazione con il capo ungherese e che sarebbe disposto a recarsi a Budapest solo dopo un cambio di atteggiamento dello Stato magiaro sulla questione dell’ingresso di Stoccolma nella NATO.

Considerato il capo politico meno allineato con le politiche europee e atlantiche, Viktor Orban è visto con insofferenza da molti esponenti delle istituzioni occidentali anche per aver mantenuto aperte le relazioni diplomatiche con Mosca dopo l’invasione dell’Ucraina. Allo stesso tempo, il prolungamento indefinito sulla questione dell’ingresso della Svezia nell’Alleanza atlantica ha condotto gli Stati Uniti ad incrementare le pressioni sul governo di Budapest, dato che il Paese scandinavo è considerato strategico per rafforzare le capacità di difesa della NATO sul suo fianco orientale e settentrionale contro un’ipotetica minaccia russa. Per altri osservatori, invece, l’ingresso della Svezia e della Finlandia rappresenterebbe solo una provocazione del blocco occidentale verso Mosca che si sentirebbe così ulteriormente accerchiata dalle forze statunitensi. In ogni caso, la questione ha un’importanza tale per cui l’ambasciatore degli Stati Uniti in Ungheria, David Pressman, è stato tra i dignitari stranieri che hanno presenziato alla sessione parlamentare ungherese come segno concreto della pressione statunitense. Insieme a lui erano presenti anche ambasciatori di altri Paesi membri della NATO, tra cui Polonia, Danimarca e Slovacchia. Inoltre, come anticipato, gli USA hanno minacciato di imporre sanzioni a Budapest in caso l’approvazione dell’adesione dovesse slittare ulteriormente. Il senatore Ben Cardin, presidente democratico della commissione per le relazioni estere, ha dichiarato [2] che «Orban ha sempre dimostrato di essere il membro meno affidabile della NATO, oltre a ritardare inutilmente, fino ad oggi, lo sforzo dell’Unione europea per fornire l’assistenza economica tanto necessaria all’Ucraina». Sia per la questione degli aiuti a Kiev sia per lo stallo sulla questione della Svezia, la Casa Bianca ha minacciato di valutare sanzioni contro la corruzione e di prendere in considerazione la rimozione dell’Ungheria dal programma di esenzione dai visti degli Stati Uniti.

La nazione magiara sta cercando di sfruttare la sua posizione per mostrare la sua forza diplomatica nello scenario internazionale e per far capire agli alleati che non possono permettersi di criticare facilmente l’Ungheria sul suo stato di diritto e sul suo sistema politico in quanto Budapest ricopre un ruolo chiave in decisioni strategiche per il blocco atlantico. «Penso che Viktor Orban ogni tanto voglia ricordare ai paesi occidentali “non criticateci perché, se lo fate, abbiamo le carte da giocare al momento giusto”», ha detto [3] all’agenzia inglese Reuters Zoltan Pogatsa, docente specializzato in Integrazione europea presso l’Università dell’Ungheria occidentale. L’adesione della Svezia alla NATO dipenderà, dunque, con ogni probabilità, dall’atteggiamento politico-diplomatico che Stoccolma e gli altri membri euroatlantici assumeranno nei confronti di Budapest. Orban aveva dichiarato nelle scorse settimane che l’Ungheria avrebbe ratificato l’adesione «alla prima occasione possibile» escludendo che sarebbe rimasta l’ultima resistenza all’ingresso di Stoccolma nella NATO. Il capo ungherese, tuttavia, ha disatteso le sue affermazioni continuando quindi a rappresentare una spina nel fianco per gli “alleati” occidentali.

[di Giorgia Audiello]