- L'INDIPENDENTE - https://www.lindipendente.online -

Patto tra Regione Friuli e AstraZeneca: la multinazionale collaborerà alla ricerca pubblica

Il presidente della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e l’amministratore delegato di AstraZeneca Italia, Claudio Longo, hanno firmato un Protocollo d’intesa che prevede l’avvio di una collaborazione tra settore pubblico e privato per sviluppare la ricerca e l’innovazione nell’ambito delle “scienze della vita”. Scopo della partnership è quello di incrementare le attività innovative mediante lo scambio di conoscenze, la creazione di reti di collaborazione e la condivisione di competenze tra l’azienda e gli enti del Servizio sanitario regionale del Friuli-Venezia Giulia. In particolare, AstraZeneca Italia, attiva nel settore della ricerca in ambito biofarmaceutico, fornirà le proprie competenze per l’avanzamento della ricerca in ambito farmaceutico e degli studi clinici di Fase I, Fase II e Fase III attraverso la collaborazione con le Strutture Sanitarie regionali, all’interno delle proprie aree di competenza, ossia oncologia, malattie rare, cardiovascolare, metabolico e renale, respiratorio e immunologico, infettivologia. Come affermato da Longo, l’accordo consentirà “di realizzare studi clinici, favorendo processi di trasferimento tecnologico, di individuare iniziative di prevenzione e supporto della fragilità ed esplorare progetti di salute digitale”. Ulteriore obiettivo del progetto è sviluppare iniziative per la prevenzione delle malattie e la promozione di corretti stili di vita unitamente “all’implementazione di soluzioni per il supporto della fragilità”. L’iniziativa ricalca fedelmente il modello propugnato dal World Economic Forum (WEF): lo sviluppo della collaborazione pubblico-privato, infatti, è uno dei cardini strategici [1] dell’agenda del WEF che si inserisce all’interno della più ampia logica del “capitalismo degli stakeholders”, teorizzato dai filantrocapitalisti di Davos. Il modello pubblico-privato, tuttavia, non è esente da criticità a partire dall’attribuzione del rischio imprenditoriale, da potenziali conflitti d’interesse e dall’influenza che le multinazionali possono esercitare sugli Stati.

«La storia recente, legata all’emergenza sanitaria da Covid-19, ci ha dimostrato quale sia il valore della ricerca e dello sviluppo di soluzioni terapeutiche innovative, mettendo in evidenza come le Scienze della vita rappresentino un fondamentale pilastro non solo di salute pubblica ma anche di competitività economica e sicurezza nazionale. Nei prossimi anni, i territori dovranno competere per attrarre significativi investimenti in tale settore» ha dichiarato [2] il governatore Fedriga, mentre Longo ha posto l’accento sulle “iniziative di salute digitale e applicazione dell’intelligenza artificiale nella genomica e nella medicina di precisione” come risultati auspicati della collaborazione tra l’azienda e la regione. Anche in questo caso, è possibile notare come si stia attuando pienamente l’agenda di Davos, in quanto quelle citate da Longo sono parte delle tecnologie della Quarta rivoluzione industriale (QRI), di cui il fondatore del WEF, Klaus Schwab, è uno dei più accaniti sostenitori: “Le innovazioni sbalorditive innescate dalla Quarta Rivoluzione Industriale, dalla biotecnologia all’intelligenza artificiale, stanno ridefinendo cosa significa essere umani” aveva asserito Schwab nel suo libro “La Quarta Rivoluzione industriale”.

Sempre l’AD di Astrazeneca, con riferimento al Protocollo, ha affermato che si tratta del «frutto di una collaborazione di lunga durata e un esempio concreto di come le partnership pubblico-privato siano elemento imprescindibile per il futuro dei sistemi sanitari». La collaborazione, infatti, rientra in un percorso iniziato due anni fa dalla regione Friuli-Venezia Giulia per potenziare il comparto delle Scienze della vita e della ricerca scientifica. Per quanto riguarda la collaborazione pubblico-privato, quest’ultima sta diventando sempre più spesso lo strumento attraverso cui le élite economiche e i grandi gruppi industriali riescono a promuovere e a realizzare i loro progetti con il contributo di finanziamenti statali, riducendo così anche i rischi d’impresa, spesso addossati al settore pubblico. Si tratta peraltro di iniziative che non sempre corrispondono alle reali necessità dei cittadini, ma mirano a realizzare gli investimenti di una ristretta cerchia economico-finanziaria che è in grado così di modellare i principali ambiti di azione politica: dall’agricoltura al clima, dalla salute all’energia. Un esempio recente è quello degli affari nucleari di Bill Gates [3] che alla COP 28 ha chiesto esplicitamente il contributo dei governi nazionali e la loro collaborazione con le aziende private per espandere un settore – quello dell’energia nucleare – in cui il filantrocapitalista sta investendo dal 2008.

La regione Friuli-Venezia Giulia risulta, dunque, quella che più velocemente delle altre sta attuando il partenariato pubblico-privato in ambito sanitario, insieme allo sviluppo nel settore delle nuove tecnologie della QRI, coerentemente con il cosiddetto “transumanesimo sanitario [4]” accelerando così lo sviluppo della “sanità 4.0”. Consapevolmente o meno, l’amministrazione di centro destra della regione risulta così perfettamente allineata ai programmi del WEF di Davos, espressione, quest’ultimo, degli interessi e dei “disegni” delle élite plutocratiche internazionali.

[di Giorgia Audiello]