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La politica italiana si è finalmente accorta di Ilaria Salis

Finalmente, politici e media mainstream si sono accorti della questione relativa al caso Ilaria Salis. Da due giorni non c’è giornale che non tratti la questione, come non c’è politico che non si senta in dovere di rilasciare la propria dichiarazione: da richieste al governo di riferire al Parlamento a promesse da parte di Meloni e La Russa di occuparsi del caso, al ministro Lollobrigida, che dei giornali non solo evidentemente non legge i titoli, ma non guarda nemmeno le figure («non ho visto le foto, non commento» ha dichiarato). Accogliamo con soddisfazione questa generale levata di scudi, perchè quella di Ilaria Salis è una di quelle vicende vergognose che va contro il rispetto dei diritti umani della quale su L’Indipendente parliamo [1] da almeno due mesi e che, fino ad ora, non sembrava aver suscitato l’interesse di nessuno, nè della politica nè del mondo dell’informazione.

Ripercorriamo un momento la vicenda: Ilaria Salis, 39enne di Milano, è detenuta da undici mesi in condizioni pietose nelle carceri ungheresi in quanto sospettata di aver preso parte a un’aggressione contro un esponente di estrema destra, le cui ferite lievi furono risolte in pochi giorni di prognosi. Tuttavia, i giudici le contestano le aggravanti di aver potuto pregiudicare la vita della vittima. Un reato per il quale, aveva spiegato [2]L’Indipendente l’avvocato della donna, in Italia sarebbe stato necessario presentare una lunga sfilza di prove a favore. Oltre a ciò, vi sarebbe il dubbio che il fatto sia stato commesso all’interno di “un’organizzazione criminale”. Secondo la magistratura magiara, infatti, esisterebbe una vera e propria organizzazione antifascista fondata a Lipsia nel 2017, la HammerBand, guidata dalla 28enne Lina Engel e dal compagno Johann Guntermann, che avrebbe scelto Budapest per «attaccare e assaltare militanti fascisti o di ideologia nazista». Sarebbero tre i raid avvenuti il 10 febbraio contro tre esponenti dell’estrema destra durante i quali le vittime avrebbero riportato, secondo l’avvocato di Ilaria e Gabriele Marchesi (23enne indagato insieme a Ilaria, ma per il momento ai domiciliari nella sua abitazione a Milano), «lesioni minime certificate in 8 giorni e in 5 giorni di prognosi». Per questi reati sono ricercati quasi venti militanti antifascisti europei. Nonostante venga riconosciuta la non appartenenza di Ilaria alla presunta organizzazione, si suppone che fosse comunque a conoscenza della sua esistenza. La magistratura ha quindi proposto per la donna 11 anni di carcere.

Le condizioni in cui Ilaria veniva detenuta erano note da tempo: le ha riportate lei stessa, in una lettera di 18 pagine della quale qui su L’Indipendente parlavamo già due mesi fa: sporcizia, spazi ristretti, mancanza di assorbenti e prodotti per l’igiene, impossibilità non solo di comunicare con la propria famiglia, ma anche di poter disporre di un interprete o di un difensore durante gli interrogatori. Ma non solo: l’ambasciata italiana era perfettamente a conoscenza delle condizioni nelle quali Ilaria veniva detenuta e condotta in aula. Esattamente le stesse condizioni che abbiamo visto sulle prime pagine dei giornali in questi giorni. Lo sta dichiarando il padre in queste ore, con rabbia, a tutte le emittenti televisive. Eppure, nessuno si è mai scandalizzato. Nessuno ha mai chiesto spiegazioni. O indagato più a fondo. Si era quasi riusciti a tenere questa storia nascosta sotto il tappeto. Quasi nulla, tuttavia, può arginare la potenza di un’immagine. E non appena le immagini delle catene che legano mani e piedi di Ilaria, condotta in aula al guinzaglio come una bestia, hanno fatto il giro del web, è stato impossibile far finta di non vederle. «Nessuno ha sollevato un dito fino a che non ho portato una troupe televisiva in aula» dichiara Roberto Salis. Brutta gatta da pelare per la Meloni, che non può certo rivolgere critiche troppo severe all’alleato Orban. «Nel pieno rispetto dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura ungherese, ho portato l’attenzione del primo ministro ungherese sul caso della nostra connazionale Salis» ha dichiarato [3] (dichiarazioni, peraltro, che riprendiamo da La Repubblica, uno dei quotidiani nazionali che ha praticamente ignorato la vicenda fino a che non è diventata occasione di polemica contro il governo Meloni). Affermazioni un po’ blande, a questo punto della vicenda – e immediatamente seguite da un «Orban non c’entra nulla» del ministro degli Esteri Tajani. La Russa ha promesso [4] un incontro con il padre della donna, ma sposta il focus della questione: non è una situazione così diversa da quella italiana, in fondo (e nel caso verrebbe da chiedersi: perchè nessuno se ne preoccupa?). La Lega, dal canto suo, non fa nemmeno finta [5] di scandalizzarsi: «Ogni Paese punisce come vuole» ha dichiarato Andrea Crippa.

Si vedrà con il tempo se le parole dei politici avranno un seguito, o cadrà tutto nel vuoto e nel dimenticatoio. Se l’attenzione sulla vicenda rimarrà alta come in questi giorni e se la foto di Ilaria troverà ancora spazio sulle prime pagine dei quotidiani. Almeno fino all’inizio di San Remo. Poi, si sa, le proprità cambieranno.

[di Valeria Casolaro]