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Israele ha varato una legge che permette di definire chiunque come “terrorista”

Una nuova legge in materia di antiterrorismo varata dal Parlamento israeliano (la Knesset) permetterà una più facile e rapida designazione di singoli individui come “agenti terroristici”, anche se non si tratta di membri formali di organizzazioni categorizzate come terroriste. La nuova normativa introduce inoltre il “consumo di materiale terroristico” come nuovo reato penale. In questo modo non solo i criteri per definire un soggetto “terrorista” diventano del tutto aleatori, ma si arriva anche a criminalizzare il pensiero, in quanto chiunque consulti materiale non gradito al governo può essere incriminato.

Israele considera Hamas e ISIS come organizzazioni terroristiche e con la legge approvata [1] si concede al Ministro della Difesa, in accordo con quello della Giustizia (e con l’approvazione del Comitato per la Costituzione, la legge e la giustizia della Knesset), l’autorità di aggiungere altre organizzazioni all’elenco. Non solo. Potranno essere inseriti nella lista anche singoli individui non israeliani, mentre in precedenza occorreva che un’entità internazionale qualificata avesse prima fatto la designazione di agente terrorista. La legge espande anche la definizione di “agente terroristico” per includere finanziatori, e fornitori di equipaggiamento, che non sono membri formali di un’organizzazione terroristica. Le note [2] esplicative che accompagnano la legge nelle sue votazioni finali affermano che il precedente requisito di fare affidamento su designazioni straniere qualificate poneva “un limite reale nell’affrontare la lotta contro il terrorismo in generale e con il finanziamento del terrorismo in particolare”.

Inoltre, la legge approvata dalla Knesset criminalizza il pensiero nella forma in cui diventa illecito penale consultare materiale non gradito al governo. Infatti, viene vietato il “consumo sistematico e continuo di pubblicazioni di un’organizzazione terroristica in circostanze che indicano l’identificazione con l’organizzazione terroristica”. Visto che adesso è il governo che decide, molto semplicemente, quale organizzazione o persona sia da considerarsi “agente terroristico”, chiunque visioni materiale attribuibile a coloro che il governo ha deciso di inserire nella lista dei terroristi rischia fino ad un anno di reclusione.

Secondo il governo israeliano, la legislazione è progettata per prevenire il cosiddetto terrorismo dei lupi solitari, ovvero soggetti non collegati a un’organizzazione terroristica che si radicalizzano e vengono ispirati ad agire guardando contenuti terroristici. La legge afferma che non è applicabile a qualcuno che guarda tali contenuti “in modo casuale, in buona fede o per un motivo legittimo, tra cui fornire informazioni al pubblico, prevenire attacchi terroristici o per scopi di ricerca”. “Questa legge è una delle misure legislative più invasive e draconiane mai approvate dalla Knesset israeliana, poiché rende i pensieri soggetti a sanzioni penali”, è quanto dichiarato [3] dal Centro legale per i diritti delle minoranze arabe in Israele. “Questa legislazione invade il sacro regno dei pensieri e delle convinzioni personali di un individuo e amplifica in modo significativo la sorveglianza statale dell’uso dei social media” ha anche affermato [4] la dichiarazione del Centro legale per i diritti delle minoranze arabe in Israele.

Aida Touma-Suleiman, del partito Hadash, ha chiesto [5] in commissione che vi fosse chiarezza nella legge poiché ritenuta troppo elusiva dei confini entro cui si possa applicare. «Stai mettendo tutti i cittadini in una grande nebbia, stai limitando la libertà di informazione in modo impossibile, come può un normale cittadino sapere se stanno oltrepassando il limite, qual è la definizione di sistematico e continuo?», è la domanda posta da Aida Touma-Suleiman.

Con questa nuova legge, che modifica temporaneamente, secondo le intenzioni dichiarate, la legislazione antiterrorismo, Israele mette potenzialmente nel mirino come possibili terroristi milioni di palestinesi e migliaia di stranieri che operano in favore del popolo palestinese, nell’evanescenza dei confini entro cui tale legge può essere applicata.

[di Michele Manfrin]