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“La Chiesa paghi l’IMU”: anche Bruxelles vuole che l’Italia abolisca i favori al Vaticano

La Ue è stata chiara: la Chiesa deve pagare l’Imu non versata allo Stato italiano nell’arco di 5 anni. E ora sono scattate le notifiche per il recupero delle quote dovute. Il segretario generale della Cei Giuseppe Baturi, a fine ottobre, ha infatti inviato una lettera alle “eccellenze reverendissime” che compongono la Conferenza, da cui trapela un certo allarme: “Molti enti ecclesiastici stanno ricevendo in questi giorni la notifica del provvedimento della Commissione europea, adottato lo scorso 3 marzo, relativo al recupero degli aiuti di Stato concessi sotto forma di esenzione dall’Imposta comunale degli Immobili (Ici) tra il 2006 e il 2011. La Segreteria generale sta monitorando la questione e fornirà indicazioni nei prossimi giorni”. Otto mesi fa, infatti, l’Unione Europea ha ordinato al governo italiano di recuperare l’Ici e l’Imu che determinati enti (di cui la maggior parte sono ecclesiastici), beneficiando di esenzioni “illegittime”, non hanno pagato tra il 2006 e il 2011. La cifra di cui si parla è compresa tra i 3,5 e gli 11 miliardi.

Nello specifico, la Decisione della Commissione Europea obbliga [1] lo Stato italiano – che si impegna nella riscossione entro 4 mesi dalla notifica – a recuperare la tassa non versata “in modo immediato e definitivo” e con gli interessi. Ciò accade, secondo la pronuncia, poiché “l’esenzione dall’ICI costituisce un aiuto illegale e incompatibile”; “l’esenzione dall’IMU e l’articolo 149 TUIR non costituiscono un aiuto; “l’Italia e i beneficiari dell’aiuto non si sono avvalsi del legittimo affidamento quanto alla legittimità dell’aiuto”; “le informazioni disponibili nelle banche dati fiscali e catastali non sono sufficienti da sole a consentire il recupero dell’aiuto”. Nella missiva il segretario della Cei ha ricordato che il recupero – che comunque dovrà essere effettuato in tempi rapidi dall’Italia, che al contrario rischierebbe una procedura d’infrazione da parte dell’Europa – è circoscritto alle cifre che ammontano a oltre 200mila euro nel lasso di tre anni e solo quelle strutture “che nel periodo indicato ospitavano attività commerciali”.

Nel 2012 l’Unione Europea, che pure confermò l’illegalità dell’esenzione di cui tali enti hanno goduto In Italia sulla base della normativa sull’Ici, rinunciò al recupero della tassa poiché i database catastali e fiscali non permettevano di inquadrare i “colpevoli” del mancato pagamento. Sei anni dopo, però, una pronuncia della Corte di Giustizia Ue ha annullato [2] la decisione. E ora la Commissione si è espressa, aprendo la strada alle notifiche. Certo è che il governo ha manifestato la volontà di avviare una trattativa con l’Europa per dettagliare calcoli e cifre. E la Chiesa aspetta alla finestra, speranzosa di trovare una sponda nell’Esecutivo.

[di Stefano Baudino]