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La manovra del governo Meloni è piena di piccole tasse nascoste

A 15 giorni dall’approvazione [1] in Consiglio dei ministri, dopo alcuni ritocchi che hanno convinto tutti i partner di maggioranza a compattarsi attorno al testo senza presentare emendamenti, la legge di bilancio è ufficialmente approdata in Parlamento. E se l’Esecutivo in un comunicato ha apertamente sbandierato di aver messo in campo iniziative atte a “ridurre la pressione fiscale sul ceto medio-basso” e a “sostenere le famiglie e i lavoratori” italiani, tra le pieghe del provvedimento si trovano numerosi passaggi che sembrano andare esattamente in direzione contraria. Fioccano, infatti, nuove tasse che andranno a rimpinguare le casse dello Stato a danno dei contribuenti, come dimostrano le misure previste sui prodotti per l’infanzia, vari interventi su immobili, affitti brevi e attività finanziarie all’estero e l’introduzione di una nuova assicurazione obbligatoria in capo alle imprese.

Una delle voci che più sembra cozzare con la narrativa con cui il governo ha accompagnato il concepimento delle misure economiche riguarda, in particolare, lo stop all’Iva al 5% per i prodotti per l’infanzia e gli assorbenti. Infatti, i pannolini, il latte in polvere e i tamponi saranno soggetti all’aliquota ridotta del 10%, mentre i seggiolini auto per bambini torneranno all’aliquota standard del 22%. Una misura che la premier Giorgia Meloni – il cui governo aveva introdotto l’Iva agevolata su tali articoli lo scorso anno – ha giustificato alcuni giorni fa in conferenza stampa sostenendo [2] che «il taglio dell’Iva è stato nella maggior parte dei casi assorbito da aumenti di prezzo». Sulla base della relazione tecnica, i consumatori si troveranno così a spendere circa 162 milioni di euro in più. Ad aumentare saranno poi anche le tasse sulle sigarette, che subiranno rincari di 10-12 centesimi a pacchetto. Si alzerà il prezzo del tabacco trinciato e quello riscaldato, nonché, dal 2025, quello delle sigarette elettroniche, a causa dell’aumento dell’1% della tassa sui prodotti con e senza nicotina. Solo per il 2024 il gettito atteso dagli acquisti dei fumatori è di 108 milioni in più. Il testo introduce [3] inoltre una nuova assicurazione obbligatoria per le imprese con sede in Italia o con una stabile organizzazione nel paese, su cui graverà l’obbligo di sottoscrivere entro un anno contratti assicurativi a “copertura dei danni causati da eventi e catastrofi naturali” come “terremoti, alluvioni, frane, inondazioni e esondazioni”. Se non lo faranno, rischieranno di essere tagliate fuori dagli aiuti statali.

Anche i proprietari di immobili subiranno gli effetti della manovra. Infatti, in caso di locazione di “più di un appartamento”, dalla seconda casa in poi si verifica un aumento [4] dal 21 al 26 per cento della cedolare secca pagata sugli affitti brevi (fino a 30 giorni). Sempre a proposito di immobili, si è poi stabilito che le plusvalenze sulla vendita di case in cui sono stati svolti lavori con il Superbonus non verranno inquadrate tra i “redditi diversi”. Dunque, chi rivende una casa ristrutturata grazie alla misura di incentivazione introdotta dal governo Conte II – a meno che non si parli della prima casa di abitazione o di una casa ottenuta per successione – andrà a pagare una tassa del 26% sulla differenza tra il prezzo di cessione e quello a cui aveva comprato, dunque sull’intera plusvalenza e non su quella “scontata” del costo dei lavori. Inoltre, il governo ha sancito lo stop all’Iva dimezzata per l’acquisto delle case “green” (classe energetica A o B). Viene inoltre alzata dall’8 all’11% la ritenuta a titolo di acconto dell’imposta sul reddito dovuta dai beneficiari dei bonus edilizi, che andrà dunque a ‘togliere’ liquidità alle imprese che ricevono il bonifico, e si alzeranno dallo 0,76 all’1,06% l’imposta sul valore degli immobili situati all’estero (Ivie) e dal 2 al 4 per mille l’imposta sul valore dei prodotti finanziari (Ivafe) a carico dei cittadini residenti nello Stivale che detengano in un Paese con “regime fiscale privilegiato” prodotti finanziari, conti correnti e libretti di risparmio.

La palla passa ora ai due rami del Parlamento. In prima battuta il testo sarà esaminato [5] e approvato in Commissione, in seguito ad esprimersi sarà l’aula. A presentare proposte di modifica saranno soltanto i parlamentari di opposizione, che hanno poche chance di incidere su un testo che – dopo l’accordo raggiunto dalle forze di governo sul no ad emendamenti prodotti dal perimetro della maggioranza, che rappresenta un vero e proprio unicum – appare blindato.

[di Stefano Baudino]