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Brasile, vittoria storica per gli indigeni: la Corte Suprema dice no al “Marco temporal”

In Brasile, gli indigeni hanno conseguito una vittoria senza precedenti. Infatti, la Corte Suprema brasiliana ha dichiarato [1] l’incostituzionalità del “Marco temporal“(o “Limite temporale”), secondo cui le popolazioni native che non avessero dimostrato di abitare fisicamente le loro terre prima del 5 ottobre 1988 – data in cui venne promulgata la Costituzione brasiliana – avrebbero perso il diritto alla demarcazione ufficiale e alla protezione delle loro terre ancestrali. Il disegno di legge che lo istituiva era stato approvato dalla Camera dei Deputati brasiliana lo scorso giugno ed era ora all’esame del Senato. Ma, dopo il verdetto partorito dalla Corte, la sua entrata in vigore è stata ufficialmente scongiurata.
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Le popolazioni native, che negli scorsi mesi hanno protestato [2] veementemente contro la sua approvazione, consideravano il “Marco temporal” come il più grave attacco ai loro diritti. «È una pistola puntata alle nostre tempie. Se approvato, sparerà. Sarà lo sterminio dei popoli indigeni, lo sterminio dei nostri territori. Il “Marco temporal” viene da quelle stesse persone che commettono genocidi», aveva commentato Woie Kriri Patte, del popolo indigeno Xokleng. Survival International, ong impegnata nella difesa dei diritti dei popoli nativi, ha definito il “Marco temporal” uno “stratagemma escogitato a favore delle aziende”. Alla sua introduzione nell’ordinamento si è esplicitamente opposto anche il governo di Luiz Inacio Lula da Silva, che negli ultimi mesi ha istituito nuove riserve indigene e firmato la protezione di alcune tribù incontattate. Ove la Corte non avesse sancito l’incostituzionalità del testo ed esso avesse ottenuto l’ok anche dal Senato, Lula avrebbe potuto opporre il suo veto rimandandolo indietro, ma le Camere avrebbero successivamente potuto prendere la decisione definitiva. Tutto questo, alla luce della pronuncia dei giudici, non sarà però più necessario.

«Per noi è un momento importante di lotta e di festa – ha dichiarato [3] Aty Guasu, l’Assemblea dei Guarani Kaiowá -. Stiamo piangendo di gioia. Oggi canteremo il canto della vita e danzeremo la danza della gioia. La Corte Suprema Federale sta dimostrando di avere a cuore le nostre vite e di essere contro il genocidio. Sta ascoltando il grido dei popoli indigeni del Brasile. Ora continuiamo la nostra lotta per la demarcazione delle nostre terre, saldi e forti come sempre». Grande soddisfazione è stata manifestata anche dall’APIB, organizzazione nazionale degli indigeni, che ha commentato così la sentenza: «Vittoria! I popoli indigeni hanno sconfitto il “Marco temporal”. Restiamo saldi. I diritti non possono essere negoziati». Di «vittoria storica e cruciale per i popoli indigeni del Brasile» e «grande sconfitta per la lobby dell’agrobusiness» ha parlato anche Fiona Watson, Direttrice del dipartimento Advocacy di Survival, che ha spiegato come il “Marco temporal”, «promosso con forza dall’ex presidente Bolsonaro e dai suoi alleati», fosse «un escamotage pensato per legalizzare il furto di milioni di ettari di terra indigena» e che, «se fosse stato approvato», avrebbe provocato la devastazione di «decine di popoli».

Contro il “Marco temporal” si sono espressi ben 9 giudici su 11 della Corte Suprema. Per valutare le implicazioni che emergeranno dai voti di tutti i membri dell’organo collegiale, occorrerà attendere il testo definitivo della pronuncia, che ad ogni modo segna una pietra miliare nella lotta per i diritti indigeni del Paese.

[di Stefano Baudino]