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Abbiamo letto il contratto tra Sudafrica e Pfizer: il primo pubblicato sui vaccini Covid

Le grandi aziende farmaceutiche «hanno costretto il Sudafrica a firmare accordi ingiusti che hanno portato il Paese a pagare più del dovuto rispetto alle nazioni occidentali». È ciò che ha dichiarato la ONG sudafricana Health Justice Initiative (HJI), che conduce una campagna contro la disuguaglianza nella salute pubblica e che ha definito gli accordi «bullismo farmaceutico». La pubblicazione avviene a seguito della battaglia legale svoltasi le scorse settimane, che ha portato il governo sudafricano a rendere noti i contratti stipulati con le case farmaceutiche per l’acquisto di dosi contro la Covid-19. Con un’ordinanza, infatti, l’Alta Corte di Pretoria ha intimato il Dipartimento di Sanità di rendere pubblici tanto i contratti quanto gli atti delle riunioni d’acquisto delle dosi svoltesi con Pfizer, Janssen, Serum Institute of India e Gavi. Da quanto emerso, sembra che le aziende abbiano approfittato della loro posizione e del periodo di emergenza per far siglare al governo contratti estremamente sfavorevoli (in alcuni casi, per esempio, non era nemmeno previsto un termine di scadenza per la consegna delle dosi concordate). Il tutto a fronte del fatto che, come scritto nei contratti stessi, l’acquirente avrebbe dovuto riconoscere che “l’efficacia a lungo termine del vaccino non è nota” e che “potrebbero esservi effetti avversi del vaccino che non sono attualmente noti”. L’Indipendente ha letto l’intero documento del contratto Pfizer e ha riportato gli altri principali punti salienti, che prevedono l’esenzione di responsabilità dell’azienda da “mancato sviluppo e ottenimento di autorizzazioni entro le date previste” e da “penalità per ritardata consegna”, eventuali ordini di dosi aggiuntive che saranno “vincolanti e irrevocabili”, lo sforzo (dell’Acquirente) nel “difendere” e “indennizzare Pfizer da e contro qualsiasi causa” e persino la possibilità di deviare i prodotti verso il mercato più favorevole, anche se questo potrebbe comportare un ritardo nella consegna delle dosi.

I contratti hanno rivelato [1] che il vaccino Oxford/AstraZeneca è stato pagato 5,35 dollari per dose (al contrario dell’UE che ha pagato ogni fiala solo 1,78 euro), J&J è stato acquistato 10 dollari a dose (il 15% in più rispetto a quanto pagato dall’UE) e BioNTech/Pfizer è stato pagato 10 dollari a fiala, al contrario dell’UE che per ognuna ha versato 15,50 euro. Tuttavia, secondo [2] le ONG si tratta comunque di un prezzo superiore a quello che sarebbe stato addebitato all’Unione africana, ovvero 6,75 dollari. Secondo Fatima Hassan, avvocato per i diritti umani e fondatrice dell’HJI [3], gli accordi sono prova di «pernicioso bullismo farmaceutico». Ha poi aggiunto: «I termini e le condizioni di questi contratti e accordi sono così unilaterali e così a favore delle multinazionali che sono incredibili». I contratti rivelano che J&J ha impedito al Sudafrica di imporre restrizioni all’esportazione di vaccini, poiché è stato impedito al Paese di donare o esportare dosi senza il consenso delle aziende. Nel contratto di Gavi invece, relativo ai vaccini che sarebbero stati consegnati nell’ambito del COVAX, non c’era alcuna garanzia sul numero di dosi o sulla data di consegna dei vaccini.

Per quanto riguarda il contratto Pfizer, L’Indipendente ha letto l’intero documento (disponibile in italiano a questo link [4]) e riporta i passaggi più significativi di seguito:

Sebbene alcune di queste accuse fossero già state riportate da alcuni media e associazioni, la pubblicazione dei contratti non oscurati fornisce ulteriori prove concrete del fatto che le case farmaceutiche, partendo dalla loro posizione dominante in un momento di bisogno percepito, hanno imposto clausole pesanti agli Stati preservandosi allo stesso tempo da ogni possibile contenzioso e vietando agli Stati addirittura di vendere o regalare dosi prossime alla scadenza.

[di Roberto Demaio]