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Israele ha arrestato il ricercatore italo-palestinese Khaled El Qaisi senza accuse

Lo scorso 31 agosto, Khaled El Qaisi, studente e ricercatore italo-palestinese, è stato arrestato dalle forze dell’ordine israeliane al valico di Allenby, tra Cisgiordania occupata e Giordania. Khaled era di ritorno, con moglie e figlio di quattro anni, dalle vacanze trascorse con la propria famiglia a Betlemme, in Palestina. Dopo un lungo controllo dei bagagli e dei documenti, è stato ammanettato e portato via. Come scrivono in una lettera aperta la madre, Lucia Marchetti, e la moglie, Francesca Antinucci, di Khaled El Qaisi, quest’ultimo è “tuttora prigioniero in virtù di una misura precautelare in attesa di verifica di elementi per formulare un’accusa”. Si attendono notizie sullo stato di salute del ricercatore italo-palestinese nonché sull’udienza che Khaled avrebbe dovuto affrontare oggi presso il tribunale israeliano di Rishon Lezion.

Khaled El Qaisi è prigioniero in Israele da una settimana e nessuno sa i capi di accusa. Francesca Antinucci ha spiegato che alle richieste di delucidazioni sui motivi del fermo non è seguita risposta alcuna da parte degli agenti di frontiera israeliani. Insieme al figlio è stata poi allontanata in territorio giordano, senza telefono, senza contanti né contatti, in un Paese straniero. Soltanto nel tardo pomeriggio del 31 agosto, grazie all’aiuto di alcune donne palestinesi, sono riusciti a raggiungere l’Ambasciata italiana ad Amman, spiegando l’accaduto.

“Khaled, traduttore e studente di Lingue e Civiltà Orientali all’Università La Sapienza di Roma, stimato per il suo appassionato impegno nella raccolta e divulgazione e traduzione di materiale storico palestinese, è tra i fondatori del Centro Documentazione Palestinese, associazione che mira a promuovere la cultura palestinese in Italia”, si legge nella lettera scritta da Francesca Antinucci e Lucia Marchetti, rispettivamente moglie e madre di Khaled El Qaisi, sulla cui vicenda sembra pesare l’ennesimo caso di razzismo [1] da parte delle autorità israeliane nei confronti dei palestinesi.

A sostegno di Khaled El Qaisi, l’intergruppo parlamentare per la Pace tra Palestina e Israele ha inviato un appello al ministro degli esteri Antonio Tajani, sollecitando un intervento diplomatico tra Roma e Tel-Aviv. A Montecitorio, il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni ha presentato al capo della Farnesina un’interrogazione parlamentare a risposta scritta, per sapere “quali urgenti iniziative ha adottato e intende adottare a tutela del proprio cittadino tratto in arresto all’estero, per conoscere le ragioni della custodia, per verificare se al cittadino sono garantiti i diritti dell’equo processo come previsto dall’art. 111 della Costituzione e dall’art. 6 della Cedu e in particolare il diritto di difesa nonché per accertare se le condizioni di detenzione [2] sono conformi agli standard internazionali ai sensi dell’art. 27 della Costituzione, dell’art. 3 della Cedu e dell’art. 7 del Patto internazionale sui diritti civili e politici”.

[di Salvatore Toscano]