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Polonia, 19 morti per contaminazione delle acque nella città con la base NATO

A Rzeszów, città nel sud-est della Polonia e fondamentale snodo logistico NATO, la rete idrica è stata contaminata dal batterio della Legionella provocando oltre 160 contagi e 19 vittime. Le indagini sono ancora in corso ma tra i sospetti, anche se non esplicitati chiaramente dalle autorità polacche, c’è quello che porta al coinvolgimento della Russia su quella che, secondo l’ipotesi, sarebbe stata una contaminazione volontaria. Le ragioni risiederebbero nel ruolo strategico di Rzeszów per il transito di aiuti militari e umanitari NATO in Ucraina e nella forte tensione tra Russia e Polonia. Sul caso stanno indagando anche i servizi segreti polacchi, i quali però hanno confermato di “non avere ancora prove che si tratti di sabotaggio”.

I primi casi di legionellosi sono emersi il 17 agosto e in due settimane le diagnosi sono aumentate velocemente fino a quota 160, di cui 19 sono decessi. Il batterio della Legionella penetra nell’ospite attraverso le mucose delle prime vie respiratorie in seguito all’inalazione di aerosol contenenti il germe o di particelle di polvere derivate da acqua contaminata. L’infezione può provocare febbre, mialgia e cefalea o una polmonite che si manifesta dopo un’incubazione di circa 2-10 giorni. Si tratta di una malattia la cui gravità dipende dal sistema immunitario dell’ospite e il caso di Rzeszów ha confermato questa tendenza, in quanto quasi tutte le vittime erano anziane e affette da altre malattie. La letteratura scientifica non ha ancora trovato prove di trasmissione interumana e, secondo le autorità polacche, probabilmente le infezioni sono state causate dall’acqua proveniente dal rubinetto o dalla doccia. Ipotesi accertata dalle autorità sanitarie, le quali hanno confermato [1] la presenza del batterio nell’acqua della rete idrica e hanno disinfettato [2] introducendo nel sistema una dose di cloro 20 volte superiore a quelle standard, le quali vengono iniettate regolarmente una volta all’anno. Tuttavia, non è ancora stato possibile [3] stabilire l’origine del germe e, mentre le indagini proseguono, tutte le ipotesi sono quindi ancora sul tavolo, compresa quella di un attacco batteriologico diretto da Mosca.

La città di Rzeszów ha poco meno di 200mila abitanti, è la capitale del voivodato polacco di Podkarpackie e, dallo scoppio del conflitto, è una città NATO strategicamente importante e tra le meglio protette in Europa. A meno di 100 chilometri dal confine ucraino è difesa da un sistema antimissilistico americano Patriot, che sorveglia anche il continuo via vai di mezzi militari che a tutte le ore transitano per l’aeroporto internazionale di Rzeszów-Jasionka. La città è il principale centro logistico per le armi occidentali destinate all’Ucraina e in questo momento è sotto l’attenzione dell’agenzia polacca di controspionaggio ABW, che sta indagando per accertare se l’epidemia sia stata causata da una deviazione o da un sabotaggio. L’ipotesi di un coinvolgimento russo diventa ancor meno escludibile se si pensa al clima di tensione tra i due paesi dall’inizio del conflitto. Solo all’inizio di quest’anno, le autorità polacche hanno arrestato [4] almeno 15 persone accusate di spionaggio a favore della Russia e a marzo il ministero dell’Interno di Varsavia ha affermato che i sospettati avevano cercato di impedire la fornitura di attrezzature militari all’Ucraina. Inoltre, a giugno l’ex segretario generale della NATO Anders Rasmussen ha affermato [5] che la Polonia era pronta a schierare le proprie truppe sul campo a fianco a Kiev in autonomia e solo qualche giorno fa gli hacker russi hanno effettuato un attacco informatico [6] ai siti del ministero della Difesa e dei servizi speciali polacchi.

[di Roberto Demaio]